"A vent’anni alzavo già la voce per farmi valere. Non mi sono mai lasciata intimidire dagli uomini, neanche dai grandi nomi". Una grande Paola Quattrini torna a vestire i panni di Natalia, "in camicia da notte" al teatro Garibaldi di Figline Valdarno (sabato 19 e domenica 20 novembre) nella celebre commedia "Se devi dire una bugia dilla grossa" che un grande uomo di teatro, come Pietro Garinei, portò sul palco negli anni ’80 con grande successo. Questa volta la regia è di Luigi Russo, con un nuovo allestimento e altri volti. La Quattrini interpreta ancora una volta Natalia in questa storia di tradimenti e bugie. Amante del ministro Di Mitri, che fa di tutto per tradire la moglie senza essere scoperto, coinvolgendo il suo segretario personale tra disastri e risate. "Ricordo un Capodanno qui a Firenze durante una tournée con lo stesso spettacolo ma nella versione di Jannuzzo – racconta – e per me è sempre bello ritrovare questa città. Poi a questo giro di boa devo dire che è come se ricominciassi daccapo perché riscopro emozioni nuove".
Lei ha iniziato da bambina ed è arrivata sin qui. Ha avuto modo di osservare i cambiamenti che si sono susseguiti. Come si è evoluto il ruolo delle donne nel teatro? "Abbiamo fatto passi avanti, ma siamo ancora lenti. Le donne continuano a stare in trincea. Dobbiamo faticare molto per raggiungere un posto di potere, dimostrando al tempo stesso il nostro valore con eleganza". Lei è considerata da sempre la regina della commedia brillante anche se ha recitato pure in ruoli drammatici "C’è stato un tempo in cui questa definizione mi avrebbe indispettita, perché mi sono sempre considerata un’attrice a tutto tondo. Oggi invece sono felice di essere ricordata per aver fatto ridere. E con questa commedia si ride tanto, il pubblico non ha tempo di pensare perché le battute si susseguono velocemente".
Le è mai capitato di dire una bugia grossa? "Sì certo, non nascondo di averle inventate e se l’ho fatto è sempre stato a fin di bene anche perché in questo senso non guastano". Ha iniziato a 4 anni e da lì non si è più fermata "È stata una carriera lunga fatta di momenti di successo anche se, ad essere sincera, non è stato facile. Sono sempre stata in pista. Fare teatro è faticoso anche se lo amo nella sua tradizione, nella sua fatica e nel suo rispetto". C’è qualcosa che ancora la stupisce oggi? "L’altra volta una signora al bar mi ha detto: 'Ah signora Quattrini che piacere'. Mi stupisco che la gente mi riconosca perché non sono una che frequenta molto la televisione. Oggi il successo arriva così presto per chi si mette in mostra e io invece appartengo a un’altra generazione che ha costruito una carriera con fatica e sudore".
Il suo amore per il teatro da dove nasce? "Dal fatto che la vita mi ha portato a fare questo. Posso dire di essere nata per essere un’attrice. Da bambina ero molto istintiva, mi piaceva emergere, mi mettevo in mostra facendo piccoli spettacoli, con i vestiti delle mie sorelle più grandi, nel giardinetto di fronte casa. Poi la passione, in senso più serio, è venuta allo Stabile di Torino, quando ho incontrato artisti come Gianni Santuccio e Giulio Bosetti. E lì ho capito che non era semplicemente un gioco". Vecchia generazione e anche scaramantica? "Assolutamente sì. Se sento uno che fischia in teatro mi sento male. Oppure non esiste che in teatro si lavori a maglia". Quale autore ha sentito più suo? "Sicuramente Tennessee Williams nello spettacolo 'Un tram che si chiama desiderio' dove interpreto Blanche, una donna dalle mille sfumature, un po’ nevrotica, un po’ sognatrice, un po’ romantica".
Ha recitato con Gassman in uno dei suoi ultimi film. Cosa le è rimasto più impresso di lui? "La malinconia. Tutti gli attori, anche se non si direbbe, nascondono un lato più profondo e introspettivo che si cerca poi di combattere con battute di spirito". Un aneddoto legato alla Toscana? "Ricordo che quando aspettavo mia figlia Selvaggia sono partita da Roma per andare a Firenze perché avevo voglia di pappa al pomodoro".