“Respira”: il medical drama che racconta una Spagna tra progressismo e disuguaglianze

La nuova serie Netflix esplora con naturalezza diritti civili avanzati e tematiche sociali moderne, mostrando l’importanza di integrare il progresso culturale nella narrazione, nonostante le disuguaglianze sociali ancora evidenti

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
9 settembre 2024
La serie tv "Respira"

"Respira" serie tv su Netflix

Su Netflix, è da poco approdata una serie TV spagnola destinata a far parlare di sé. Si intitola "Respira” ed è ambientata in un ospedale di Valencia. Al centro, in apparenza, gli squilibri di un sistema sanitario che pare crollare a pezzi. La narrazione, però, va ben oltre la semplice critica alle politiche della salute, esplorando temi sociali e relazioni che portano sul piccolo schermo una Spagna pienamente progressista sul fronte dei diritti civili. Protagonisti degli otto episodi sono infatti amori omosessuali, dinamiche familiari complesse, battaglie femministe e libertà personali e relazionali non convenzionali che posizionano la Spagna anni luce in avanti rispetto a molti Paesi europei, Italia inclusa. In questo quadro, spicca però la debolezza di uno dei cardini di una società davvero matura: il diritto alla salute.

Una cosa è indiscutibilmente certa: a "Respira" va il merito di aver amplificato il presente di una Spagna che si è dimostrata in grado di normalizzare dinamiche sociali in altri contesti ancora fortemente dibattute. Un'omosessualità serena, priva di traumi da coming out, è parte integrante della narrazione. Anche la scelta di una coppia lesbica di avere un figlio attraverso la fecondazione eterologa, con una donna che dona gli ovuli e l'altra che porta a termine la gravidanza, segna un punto di riflessione su temi bioetici delicati, ma normalizzati nel tessuto narrativo. In parallelo, sono stati ben rappresentati divorzi, amori tra donne mature e uomini giovani e, più in generale, uno spiccato femminismo che pone le donne in posizioni di potere e autonomia con estrema naturalezza, come accade per la figura della Presidente della Comunità Valenciana, paziente dell’ospedale.

La serie tv progressista

In "Respira," nulla è trattato come un’eccezione. Uno slancio progressista - anche narrativo - che fa ben capire quanto Paesi come l'Italia, dove questioni come il matrimonio egualitario e la fecondazione assistita sono ancora oggetto di dibattito, siano profondamente arretrati sul fronte della creazione di una nuova cultura.

A non trovarci spaesati nei confronti della narrazione è, invece, il racconto della sanità pubblica. Gli episodi mostrano senza mezze parole le lotte quotidiane che operatrici e operatori sanitari sono costretti a combattere per cavarsela in un sistema sanitario frammentato, segnato da tagli e riduzioni del personale, con un impatto palesemente devastante sulle fasce più deboli della popolazione. Una circostanza ben nota anche nel nostro Paese.

Disponibile su Netflix, “Respira” apre una finestra su un futuro possibile, dove diritti civili e libertà personali sono ormai parte del quotidiano. Tuttavia, ci ricorda quanto il progresso resti incompleto se non accompagnato da un sistema davvero in grado di garantire i diritti fondamentali. La visione di una Spagna avanzata, ma ancora fragile, raccontata in “Respira”, costringe a riflettere su quali siano davvero le priorità di una società moderna. In un contesto in cui alcuni diritti sono ormai consolidati, il collasso della sanità mostra che l’uguaglianza non può essere frammentaria. Se il progresso è reale, non dovremmo considerare tutti i diritti – da quello alla salute a quelli civili e sociali – inalienabili e non privilegi concessi a pochi?