Willie Peyote torna “Sulla riva del fiume”: “L’impegno in musica se lo si sente come necessità”

Fra autoironia e impegno, una fotografia delle nostre contraddizioni. Ne parliamo con lo storyteller torinese, che in autunno, alla fine del tour, pubblicherà la seconda parte dell'album

di GIOVANNI BALLERINI -
28 giugno 2024
Willie Peyote (ph. Davide D’Ambra)

Willie Peyote (ph. Davide D’Ambra)

Nel “Sulla Riva del Tour” Willie Peyote è protagonista di concerti suonati con la sua band di cinque elementi. E, al posto del classico hip hop, ci sarà spazio per un live con tanti strumenti, ritmo, atmosfere pop rap versatili e raffinate, testi acuti e appuntiti quanto basta. Il cantautore torinese, classe 1985, che in realtà si chiama Guglielmo Bruno, viene dall’underground, ma si è presto conquistato un posto al sole.

È partito con un album provocatorio, come “Il manuale del giovane nichilista”, ma nel 2021 è stato anche al Festival di Sanremo, con il brano “Mai Dire Mai (La Locura)” che con autoironia parlava della sua scena musicale: “Questa è l'Italia del futuro. Un paese di musichette mentre fuori c'è la morte. Ora che sanno che questo è il trend, tutti 'sti rapper c'hanno la band. Anche quando parlano, l'autotune, tutti in costume come gli X-Men”.

Con il nuovo Ep “Sulla Riva del Fiume”, registrato in presa diretta, Willie Peyote supera di slancio lo stereotipo del rapper, per raccontare con ironia, lucidità e persino irriverenza punk i tempi che viviamo. Grazie a 6 album (pubblicati dal 2011 al 2022) e qualche Ep, questo poliedrico storyteller continua a parlare della libertà d’espressione e dei suoi limiti, con testi che guardano alla canzone d’autore e alla denuncia sociale. Grazie alla sua sincerità l’artista torinese ha costruito un rapporto davvero unico con il suo pubblico, che apprezza i suoi stimoli, le sue provocazioni e la sua capacità di padroneggiare il palco.

Willie Peyote foto di Davide D'Ambra
Willie Peyote foto di Davide D'Ambra

Cosa ci fa Willie Peyote sulla riva del fiume? “Sembra proprio un fumetto, ma siamo a Torino. Abbiamo un luogo che è iconico nella storia della musica cittadina, i Murazzi, che sono questi locali sulla riva del fiume. Spesso si dice di aspettare in qualche modo sulla riva del fiume che le cose passino, ma stavolta il riferimento è anche a un luogo che comunque da sempre è simbolico, visto che molta della musica torinese è nata nei locali vicini, dai Subsonica agli Africa United. La canzone è quindi in qualche modo un tributo anche a questo luogo significativo della città legato alla musica”.

In questi concerti suonerà qualche strumento? “No, io dal vivo non suono nulla. In passato con altre formazioni ho suonato basso, la batteria, percussioni, piccole cose legate alla ritmica. Ora no. Dal vivo per fortuna ho dei compagni di viaggio che sono talmente bravi che sarebbe un’eresia. Suono troppo male rispetto a loro, che sono dei grandi musicisti, hanno studiato tutta la vita, gente che lo fa nel modo giusto: è un piacere suonare con loro”.

C’è ancora spazio per l'impegno in musica? “Certo, sempre e ovunque, purché lo si senta come una necessità. Anche se non credo che sia obbligatorio. Spesso si parla di questi artisti che si schierano, ma capisco anche chi non ha una coscienza politica, è infatti legittimo non esporsi”.

A proposito, come è nato il brano “Giorga nel Paese che si meraviglia”? “Da un incontro reale. La storia che racconto parte da un'esperienza personale di incontro con un'ex fidanzata di molto, molto tempo fa. Pensando a quell'incontro mi è venuto in mente una metafora che racconta bene anche questo continuo ritorno di una parte dell'Italia verso una fascinazione che ci contraddistingue ciclicamente da ormai quasi 100 ormai. Il discorso non è tanto riferito al governo in quanto tale, ma c’è timore che un governo spiccatamente di destra faccia sentire tutti un po' più liberi di esprimere concetti e posizioni che in altri momenti storici ci si vergogna a prendere, dai riferimenti alla X Mas, alle nostalgie, a varie e rievocazioni. A me fa paura il fatto che si sentano tutti un po' più liberi di essere dichiaratamente fascisti, quando in realtà in questo Paese non si potrebbe”.

Magari trattando male chi non la pensa così? “Ah certo, la prepotenza, la premeditazione, il disprezzo degli altri è da sempre caratteristica della destra estrema in ogni sua forma, che storicamente, ha questo tipo di approccio alle cose”.

Willie Peyote (ph. Davide D’Ambra)
Willie Peyote (ph. Davide D’Ambra)

Eppure abbiamo una premier femminile, la prima Presidente del Consiglio donna. “È una cosa su cui dovremmo riflettere tutti, soprattutto il fronte progressista e chi si dichiara tale, ma non ha avuto il coraggio di fare una scelta del genere prima: è particolare e inquietante che la prima premier donna sia arrivata dalla destra”.

Come si trova con il soul e le sonorità nere? “Mi piace moltissimo ascoltarle, cercare di riprenderle nei brani che scrivo, non ho una voce che possa permettermi di cantare il soul e quindi non mi spingo a tanto e continuo con il rap. Però l'ambientazione delle mie canzoni è smaccatamente black, che poi sia soul, che sia blues, che sia jazz, in qualche modo, o si richiami a quello. In quello che faccio mi piace mettere in vista le varie influenze musicali che ho avuto nella vita e rielaborarle con emozione”.

Visti i giochi di parole che usa nelle canzoni, che tipo di training usa? “È una caratteristica tipica del rap in fondo, usare giochi di parole nel titolo del disco, della canzone, continui riferimenti anche nell'arco dei brani. Usare tante parole quando si scrive ti permette anche di poterci giocare. E’ una caratteristica del rap dalla sua nascita, il gioco di parole, quindi in fondo è naturale anche per me”.  

Che rapporto hai invece con la tecnologia? “Non sono un grande appassionato, ho un rapporto ovviamente utilitaristico con la tecnologia in tutte le sue forme. La utilizzo perché è un grande mezzo, però non sono un patito, non sono neanche un grande conoscitore, non ho mai fatto studi particolarmente scientifici, quindi comunque anche a livello informatico non sono granché preparato, però certo come tutti viviamo in un mondo che continua a migliorare la tecnologia che abbiamo a disposizione, quindi come tutti cerco di stare a passo e di utilizzarla”.

Finito il tour realizzerà la seconda parte dell'album? “La stiamo scrivendo, ma in gran parte è già fatta, la dobbiamo solo Concludere. È il periodo in cui sto scrivendo più canzoni in assoluto nella mia carriera, poi ovviamente non tutte verranno pubblicate, però continuo a scrivere perché in fondo poi quando si ha la vena produttiva tanto vale battere il ferro”.