Federica Pellegrini: “Il patriarcato esiste. I colleghi maschi hanno cercato di sminuirmi”

L’ex campionessa di nuoto si è aperta in una lunga intervista a La Stampa: “Oggi si chiama machismo, sopraffazione, ma sta qui e sarà sempre difficile smontarlo se non cambiamo il linguaggio con cui ogni volta, in modo sempre più subdolo, si sottintende che l’uomo è superiore alla donna”

di CHIARA CARAVELLI
10 dicembre 2024
Federica Pellegrini (Instagram)

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Patriarcato, machismo, sopraffazione. Poi l’adesione alla Fondazione Giulia Cecchettin e la relazione difficile con il suo ex compagno Filippo Magnini. Sono i temi trattati da Federica Pellegrini in una lunga intervista rilasciata a La Stampa.

A differenza di quanto detto nelle settimane scorse dal ministro Giuseppe Valditara, per la campionessa di nuoto il patriarcato esiste eccome “e scalcia, con radici ben salde e un retaggio tanto profondo da reggere pure all'educazione delle nuove generazioni che non ne sono più totalmente infuse. Oggi si chiama machismo, sopraffazione, usate i sinonimi che credete, ma sta qui e sarà sempre difficile smontarlo se non cambiamo il linguaggio con cui ogni volta, in modo sempre più subdolo, si sottintende che l’uomo è superiore alla donna. Mi riferisco a certi discorsi da agnellini sotto cui nascondere concetti feroci e violenti. A tutte le volte in cui è evidente che qualcuno preferirebbe farci stare zitte”.

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È stata lei stessa a raccontare che nel corso della sua lunga carriera “spesso, molti colleghi maschi hanno cercato di sminuirmi e ancora ci provano”. La ‘Divina’ ha poi parlato del collega e campione olimpico Thomas Ceccon, dicendo che non è il primo sportivo maschio che prova a svilirla: “Gli ho scritto dopo il record del mondo – le sue parole – c’è un video a Parigi in cui ci abbracciamo. Nella mia ultima stagione abbiamo nuotato le staffette insieme. Che dire? Davanti al nome Federica Pellegrini a qualcuno viene voglia di tirare batoste”. 

Federica Pellegrini (Instagram)
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Pellegrini ha anche poi spiegato il motivo della sua adesione alla Fondazione Giulia Cecchettin, che nelle scorse settimane è stata presentata alla Camera con la partecipazione di Gino Cecchettin, papà della vittima di femminicidio uccisa lo scorso 11 novembre dall’ex fidanzato Filippo Turetta, da poco condannato in primo grado all’ergastolo. Fondazione che ha l’obiettivo di lavorare quanto più possibile sulla prevenzione del fenomeno della violenza di genere. “Ero alla fine della gravidanza – ha sottolineato l’ex campionessa azzurra – quando Giulia è stata uccisa, mi sono immedesimata in lei, nella famiglia. Io mai sarei riuscita a contenere la rabbia, ma so che è ora di costruire una cultura solida contro la violenza di genere. Mi sono sempre esposta, figurarsi se non lo farò per questo”.