Non ce l’ha fatta. Ha combattuto come un leone per tanti mesi ma oggi 16 dicembre, a Roma, si è spento
Sinisa Mihajlović, il 'sergente' del calcio per il suo temperamento forte e deciso. Aveva
53 anni, lascia la moglie Arianna e cinque figli di cui una gli aveva da poco dato una nipotina.
Il messaggio della famiglia: "Una morte ingiusta"
"La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la
morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic", hanno scritto i familiari di
Sinisa Mihajlović in un comunicato stampa. La nota prosegue: "Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una
orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con
amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l'amore che ci ha regalato".
La malattia e il Bologna Calcio
L’ex calciatore ed ex allenatore serbo con cittadinanza italiana, nato a Vukovar il 20 febbraio 1969, dall’
estate 2019 combatteva contro la
leucemia. Era stato lo stesso Mihajlović il
13 luglio 2019, a poche settimane dal rinnovo contrattuale sulla panchina del Bologna, a rivelare il male durante una conferenza stampa. Con le
lacrime agli occhi e la moglie Arianna Rapaccioni in prima fila, dice: “Ho passato due giorni a piangere ma adesso basta.
Rispetto la malattia, la guarderò negli occhi e alla fine vincerò anche questa sfida”. E subito dopo entra nel reparto ematologia dell’ospedale Sant’Orsola d Bologna, ricevendo la visita dell’amico Roberto Mancini.
Siniša Mihajlović (Instagram)
Nonostante la forma acuta di
leucemia mieloide e le relative cure del caso, il serbo resta saldamente alla guida tecnica della squadra (seguendo ogni mossa dall’ospedale). A sorpresa il 25 agosto 2019, ancora in cura presso l'ospedale di Bologna e dopo
44 giorni di ricovero, torna a sedersi in panchina per la
gara d'esordio di campionato in casa dell'Hellas Verona, partita terminata con il punteggio di 1-1. Seguendo da remoto la sua squadra, entra ed esce dall’ospedale: dopo vari
cicli di chemioterapia, il serbo si sottopone al trapianto di
midollo osseo. L'ottima risposta all'intervento gli consente di tornare a sedere sulla panchina del Bologna. Ma il
“mostro” torna. Il mister a marzo 2022 sconvolge tutti con un nuovo annuncio drammatico: “La leucemia è tornata. È coraggiosa ad affrontarmi ancora.
Se non è bastata la prima lezione, gliene darò un’altra”. L’allenatore si ripresenta al Sant’Orsola per sostenere nuove cure, ricevendo anche la visita della squadra sotto la finestra. Ad agosto 2022 riprende in mano la sua squadra ma nel mese di settembre, dopo tre anni e mezzo, il Bologna
lo esonera. Una scelta esclusivamente tecnica perché in quel momento Sinisa sta abbastanza bene. “Le mie condizioni di salute sono buone e in
costante miglioramento. Io non mi sto più curando, sto solo facendo controlli sempre più saltuari” afferma il serbo.
Siniša Mihajlović alla guida del Bologna (Instagram)
Mihajlovic è apparso l'ultima volta in pubblico una decina di giorni fa in occasione della presentazione del libro di
Zdenek Zeman. L'ex colonna di Roma, Sampdoria, Lazio e Inter in quell’occasione è apparsa in
buona forma fisica, non lasciando immaginare che ci potessero essere
problemi di salute. Invece, poi, è arrivato un
nuovo ricovero in clinica a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni.
La carriera
Dotato di un
sinistro potente e preciso, Sinisa Mihajlović inizia la carriera nelle giovanili del Borovo. Nel 1990 passa alla
Stella Rossa, squadra con cui vince la Coppa dei Campioni 1990-1991. Nel 1992 Mihajlović arriva in Serie A grazie alla
Roma, che lo acquista per 8,5 miliardi di lire. Nel luglio del 1994 passa in prestito dalla
Sampdoria. Ed è con i blucerchiati che il difensore-centrocampista si attesta come
specialista dei gol su calcio di punizione. Nel 1998 passa a titolo definitivo alla
Lazio, guidata da Sven-Göran Eriksson, per una cifra vicina ai 22 miliardi di lire. Con i biancocelesti, in sei stagioni, vince un
campionato (2000), due
Supercoppe Italiane (1998 e 2000), una
Supercoppa Uefa (1999), una
Coppa delle Coppe (1999) e due
Coppe Italia (2000 e 2004). Dal 2004 al 2006 gioca per l'Inter, vincendo due Coppe Italia e uno scudetto, assegnato a tavolino alla società lombarda a seguito dello scandalo Calciopoli.
Siniša Mihajlović ai tempi in cui giocava nella Lazio (Instagram)
Dopo aver detto addio al calcio giocato, diventa
allenatore. E parte proprio dal Bologna, nel novembre 2008 subentrando all'esonerato Daniele Arrigoni. L’anno successivo allena il
Catania e nell’estate 2010 passa sulla panchina della
Fiorentina dove rimane fino a novembre 2011. Dopo una parentesi come
commissario tecnico della Nazionale serba, torna ad allenare in Italia:
Sampdoria, Milan, Torino. Poi il 28 gennaio 2019 viene annunciato come nuovo tecnico del
Bologna in sostituzione dell'esonerato Filippo Inzaghi, tornando così ad allenare la squadra felsinea dopo dieci anni dalla prima volta.
Siniša Mihajlović con la moglie Arianna Rapaccioni (Instagram)
Vita privata
Dal febbraio del 1995 era legato ad
Arianna Rapaccioni, romana ed ex soubrette televisiva, poi
sposata nel luglio del 2005. Da questa relazione ha avuto cinque figli: Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nicholas. Nel 1993 aveva già avuto un altro figlio,
Marko, riconosciuto sin dall'inizio ma incontrato solo nel 2005 a causa della fine della relazione con la madre, avvenuta prima della sua nascita. Nel 2021
era diventato nonno per la prima volta: la figlia Virginia e il calciatore Alessandro Vogliacco gli avevano regalato una nipotina.