Non sono certo bastate le offese e l’odio che migliaia di persone le hanno rivolto per mandare a tappeto Imane Khelif, la pugile algerina finita su tutte le prime pagine dei quotidiani italiani e sulle home page dei profili social dei partiti politici membri dell’attuale coalizione di governo. Una serie di attacchi occorsi poche ore prima degli ottavi di finale disputati contro la pugile Angela Carini, ritiratasi dal ring dopo soli quarantasei secondi dall’inizio del combattimento e che, nei giorni seguenti, ha addirittura annunciato l’addio al pugilato.
Ma questa è ormai cronaca dei giorni passati dal momento in cui, proprio ieri, la venticinquenne originaria di Tiaret ha concluso il suo percorso olimpico al primo posto, vincendo la medaglia più prestigiosa: quella d’oro. Un piazzamento auspicato dalla stessa Khelif dopo che i giornalisti le avevano chiesto quale potesse essere la sua migliore risposta alle illazioni profuse dalla stampa e dalla politica che, dall’altra parte del Mediterraneo, la stava denigrando e bersagliando di offese: “Vorrei vincere l’oro”, ovviamente.
Una speranza che non è tardata ad avverarsi, e che ha visto la pugile algerina sconfiggere l’atleta cinese Liu Yang ai punti nella sfida valida per i -66kg femminili. Una categoria che, secondo alcuni esponenti politici, non avrebbe dovuto vedere la partecipazione della Khelif.
Una fake news rilanciata in poche ore da molti profili social del conservatorismo e utile unicamente a denigrare la comunità Lgbtq+, da sempre al centro delle polemiche, delle offese e, purtroppo, anche delle violenze. Un turbinio al quale ha preso parte, nelle ultimissime ore, anche Maddalena Corvaglia, con una riedizione del celebre “nomi, cose, città, animali” che, se solo non offendesse migliaia di appartenenti alla comunità Lgbtq+, meriterebbe un posto nell’olimpo dei video più surreali di questa estate italiana.
Il silenzio dopo le bugie
Come ormai assodato, però, Imane Khelif è un’atleta Intersex. Una constatazione che ha smontato tutte le tesi rilanciate per giorni, e che ha lasciato loro la sola possibilità di rimanere in silenzio in seguito alla meritata vittoria dalla sportiva nei pesi welter. Una vittoria raggiunta da un’atleta che, nel percorso pre-olimpionico, aveva dimostrato di essere tutto fuorché imbattibile, con 15 incontri disputati e “solo” 8 vittorie.
Dopo l’incontro spunta, sul web, una sola testimonianza di chi non si arrende alla realtà dei fatti: “Zero sorprese […] il controverso pugile algerino vince […] la medaglia d’oro va al nordafricano”, titola Il Giornale. Non sono bastate, infatti, le risultanze dei test svolti dal Cio sulla pugile per convincere la testata diretta da Vittorio Feltri, a riconoscere il merito e ad abbandonare le roccaforti sulle quali la destra conservatrice si è eretta fin dall’inizio di questa bagarre. Una lotta che, a differenza dei pugni delle pugili sul ring, può ferire molto più nel profondo.
Le congratulazioni e il supporto dai social
Fortunatamente, anche nell’era dei social non è tutto odio ciò che luccica, e trovano spazio anche merito e complimenti: “Siamo tutti orgogliosi di te, campionessa olimpica Imane. La tua vittoria oggi è la vittoria dell'Algeria e il tuo oro è l'oro dell'Algeria", ha commentato il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune sul suo profilo X.
Ma il vertice algerino non è stato il solo a complimentarsi per una vicenda così complessa (anche dal punto di vista geopolitico, visti i legami tra Italia e Algeria), e sono giunti i complimenti di moltissimi profili social che, da subito, hanno preso le parti della pugile. Dopo il picco delle proteste, non a caso, Khelif aveva scelto di promuovere un messaggio colmo di sensibilità e di fratellanza: “Stop all’odio, può distruggere le persone”.