Sono le due atlete più bullizzate delle Olimpiadi di Parigi 2024. Strumentalizzate dall’esterno, bistrattate dalle avversarie sul ring. Ovviamente stiamo parlando di Imane Khelif e Lin Yu-ting. Algerina la prima, taiwanese la seconda, entrambe sono state erroneamente etichettate come persone trans all’inizio dei Giochi per via del loro iperandrogenismo, per poi finire nell’occhio del ciclone sportivo e, soprattutto, politico.
Sono proprio quest’ultimi commenti ad aver alimentato polemiche sterili e disinformazione. Salvini che dice di aver scoperto solo in questi giorni che – citiamo – “ci sono anche gli intersessuali, oltre agli omosessuali ed eterosessuali” la dice lunga sull’incapacità dei nostri rappresentanti politici di discutere su temi così delicati e complessi, senza buttarli sempre in caciara (se ne vuole sapere di più gli consigliamo di leggere qui).
E mentre le loro avversarie hanno continuato a cadere sconfitte sotto i loro colpi, tra ritiri in lacrime e “X” con le mani in segno di polemica, c’è chi ha continuato, in modo assolutamente irrispettoso e arbitrario, a parlare delle due pugili al maschile (e non solo l’ex velina Corvaglia).
Loro due, però, alle parole hanno preferito “le mani”. Quelle sul ring. A testa alta e sguardo fiero, non si sono lasciate influenzare dalle polemiche, dagli sguardi giudicanti e dalle rimostranze delle colleghe, da un’atmosfera che avrebbe messo a disagio chiunque. Non si sono espresse in merito e quando lo hanno fatto era solo ed esclusivamente per rivendicare la loro persona e tutelare la propria dignità. Scontro dopo scontro. Vittoria dopo vittoria, sono arrivate entrambe in finale: Khelif se la giocherà stasera, Yu-ting domani; la prima nella categoria 66 chili, la seconda nei 57.
Entrambe, ad oggi, hanno un motivo in più per volere la medaglia d’oro che, al morso sul podio avrà il gusto del riscatto, ma anche dell’amarezza per tutto quello che è stato detto finora e per quello che – immaginiamo – verrà detto dopo l’eventuale vittoria.
Il caso, siamo sicuri, non finirà qui. Ma al di là dei commenti e dei giudizi sterili, la speranza è che possa essere da input per un ragionamento più articolato di quello fatto fin qui, degno del peso della questione e della complessità che la natura – a differenza di quanto qualcuno riesca a vedere – porta con sé.