Il calcio come porto sicuro che le ha permesso di ripartire dopo l’assassinio di suo padre in Afghanistan da parte dei talebani. È questa la storia di Nadia Nadim, che dopo la fuga dal suo Paese d'origine, a 12 anni è arrivata in un campo profughi della Danimarca, meta d'adozione, ricominciando una nuova vita nelle vesti di calciatrice.
E domenica scorsa è arrivata una gioia enorme, che corona gli sforzi fatti per ritrovare una strada che sembrava essere stata cancellata dalle mappe. L'attaccante afgana del Milan ha infatti segnato il suo primo goal, non in una partita qualunque ma nel derby contro l'Inter, nella prima stracittadina femminile di sempre disputata a San Siro.
La fuga dall'Afghanistan e l'inizio di carriera da calciatrice
“A 12 anni sono fuggita dall'Afghanistan con mia madre e le mie sorelle dopo l'uccisione di mio padre. In Italia ho avuto la fortuna di conoscere bellissime persone, ho stretto grandi amicizie. In alcuni momenti è stato faticoso, ma doversi cimentare con una situazione nuova, uscire dalla propria comfort zone, non solo come essere umano, ma anche come giocatrice, mi ha spinto a migliorare“. La sua carriera da calciatrice è iniziata proprio in Danimarca e proseguita tra Inghilterra, Francia e Stati Uniti vincendo tanto e segnando anche di più (oltre 100 reti tra club e Nazionale).
A gennaio il suo arrivo a Milano con la maglia rossonera. L'8 dicembre, nel derby giocato a San Siro, Nadim, al minuto 51', è riuscita a sbloccarsi mettendo il pallone alle spalle della – fino a quel momento – insuperabile Rúnarsdóttir, dopo un cross basso dalla destra di Renzotti e portando così il risultato sull'1-1. Poi l'urlo di gioia. La 36enne è cresciuta grazie allo sport e lo studio, strumenti grazie ai quali ha imparato a conoscere l'ambiente che la circonda. Non a caso, forse complici gli orrori della guerra vista dai suoi occhi, per aiutare il prossimo e salvare vite umane la giocatrice professionista si è anche laureata in medicina ed è diventata chirurga.
“La speranza è l'unica cosa che non vi potranno mai togliere“
Chissà quindi se la vedremo ancora con una maglia da calcio addosso o se preferirà indossare il camice. A far chiarezza sul suo futuro ci ha pensato la stessa Nadim: “Spero di andare avanti nei miei studi di medicina, di diventare una brava chirurga e di rendermi utile da qualche parte nel mondo. Il sogno sarebbe tornare a farlo in Afghanistan. Alle donne del mio Paese vorrei dire che la speranza è l’unica cosa che non vi potranno mai togliere”.
Per il momento la classe 1988 può stare tranquilla visto che il suo impegno per l’empowerment femminile, dentro e fuori dal rettangolo di gioco, le ha anche permesso di essere nominata ambasciatrice Unesco per l'educazione delle ragazze e delle donne. “La possibilità di avere una vita fantastica diminuisce se si ha un'istruzione limitata. È questo il motivo per cui reputo la scuola così importante”, dichiarava tempo fa la numero 8 rossonera. Poi sui consigli da dare alle calciatrici del futuro, l'attaccante ha le idee chiare: “Devono avere fiducia in se stesse ed essere disponibili tra di loro e con gli altri. La vita non sarà sempre facile, ma è fondamentale continuare a lottare per affermare ciò in cui si crede”.
Il prossimo capitolo di una storia meravigliosa
Insomma, calciatrice, chirurga così brava da suturarsi da sola una ferita riportata in allenamento, come documentato da video di Instagram, ambasciatrice Unesco, attivista per l'emancipazione femminile. E tutto questo a soli 36 anni dopo essere scappata dalla guerra. Nadim non ha nessuna intenzione di fermarsi. Aspettiamo quindi il prossimo capitolo di questa storia meravigliosa.