Scie di Passione, la scuola che rende il binomio sci e disabilità possibile

La realtà, nata nel 2011, offre l'opportunità di praticare vari tipi di attività grazie alla presenza di maestri formati. Il direttore tecnico Carbone: “Si va a ricercare la fiducia con l'allievo”. Ecco come funziona

di EDOARDO MARTINI
9 dicembre 2024
Il maestro Stefano Carbone durante una lezione di sci

Il maestro Stefano Carbone durante una lezione di sci

“Dopo essere diventata disabile una delle prime cose che mi sono chiesta è stata: e adesso come farò a sciare?”, “Non potrò mai godermi la bellezza della neve perché disabile”. Queste sono soltanto alcune delle riflessioni che si trovano girando sul web. Ma davvero il binomio sci e disabilità è così difficile da realizzare? Assolutamente no!

Esistono infatti realtà che danno la possibilità a tutti di vivere le neve nel miglior modo possibile, partendo dall’accessibilità. E tra di queste non possiamo non parlare della scuola di sci Scie di Passione, con sede a Passo Coe, in atla Folgaria (Trento) che da quasi 15 anni si distingue come centro di eccellenza, fra i primi in Italia, specializzato nell'insegnamento dello sci a persone con disabilità fisiche e cognitive.

La scuola è un punto di riferimento per chi cerca non solo un insegnamento tecnico, ma anche un’esperienza emozionante, sicura e accessibile. Quest'ultima, infatti, ha la possibilità di garantire agli allievi la presenza di maestri di sci formati per accompagnare le persone con disabilità nella pratica dello sci alpino, dello sci nordico, dello snowboard e di altre attività, grazie anche a particolari attrezzi, tra cui il monosci, il dual sci, il bass board e tanti altri ancora.

Ma come funziona in pratica? Ci sono dei limiti di età per gli allievi che frequentano i corsi? Per rispondere a tutte queste domande abbiamo intervistato il direttore tecnico della scuola, Stefano Carbone, che a Luce! ha svelato anche i prossimi obiettivi. 

L’intervista

Carbone partiamo dal principio. Come è nata l'idea della scuola di sci?

“Partirei innanzitutto dal nome, Scie di Passione, che è nato da un'iniziativa di uno dei maestri fondatori, Tommaso Balasso, che per tanti anni ha fatto la guida di uno sciatore non vedente a livello agonistico. Insieme hanno fatto prima le Paralimpiadi a Torino 2006 poi a Vancouver nel 2010, vincendo diverse medaglie. In preparazione a quest'ultimo anno olimpico era stato fatto un libro fotografico su di loro, che si intitolava ‘Scie’. Con quelle paralimpiadi hanno finito la loro carriera agonistica e Tommaso è diventato maestro. Così a Folgaria, precisamente a Passo Coe, si è creata la possibilità di aprire una scuola di sci. Ma come la chiamiamo? Dal nome ‘Scie’ si passa a ‘Scie di Passione’. In quest'ultimo c'è anche un po' la nostra essenza. Siamo uno scuola di sci con un'attenzione spiccata verso il mondo della disabilità, ma in primis una scuola di sci fondamentalmente per tutti. Quindi non lavoriamo in maniera esclusiva“.

Come funziona, nella pratica, la preparazione per voi maestri?

“Facciamo dei corsi di specializzazione per quanto riguarda la disabilità, su vari ambiti. Ci sono corsi dedicati più a quelle di tipo cognitivo-relazionali, altri alle disabilità motorie, altri a quelle sensoriali. Quindi una prima fase di formazione, che comunque non è obbligatoria perché a livello nazionale la professione di maestro di sci è normata da una legge quadro che non rende obbligatorie specializzazioni. Certo è che per acquisire competenze è un passaggio fondamentale. Dopo fa tanto l'esperienza. Infatti in questi giorni all'interno della scuola stiamo facendo una sorta di formazione dove i maestri più giovani vengono affiancati da quelli più esperti. Da lì si comincia a costruire un po' il proprio bagaglio di esperienza“.

Ci sono dei limiti di età per gli allievi per quanto riguarda la frequentazione dei corsi?

“Assolutamente no. Tutti i servizi invernali e tutte le altre attività sportive che proponiamo solitamente iniziano dai 4/5 anni e non ci sono limiti di età“.

Per svolgere queste tipo di attività, però, ci vogliono anche dei servizi accessibili, come ad esempio dei parcheggi vicino agli impianti di risalita o delle carrozzine nei rifugi per facilitare il la persona disabile, e una forte collaborazione con tutto il territorio.

“Sì esatto. Questo è stato infatti il primo lavoro che abbiamo fatto nel 2011, riscontrando subito una forte collaborazione sul territorio di Folgaria. Per essere accessibili non basta che la scuola di sci sia accessibile e inclusiva ma serve che il territorio abbia una vocazione in questo senso. È stato fatto proprio un lavoro di sistema dove i diversi attori hanno fatto la loro parte. Non a caso la prima cosa che salta all'occhio, una volta arrivati a Passo Coe, sono i 9 parcheggi gialli riservati. Ma anche rifugi accessibili, le seggiovie, il personale formato per tutta la parte di impiantistica e avevamo proprio dotato anche 10/11 rifugi di una carrozzina per aiutare lo sciatore sitting nel momento in cui si volesse fermare, anche banalmente per andare in bagno. Questa funzione è stata riportata anche nelle attività estive perché con l'hanbike si riproponeva un po' lo stesso tema“.

Cosa si prova a far diventare questo sport accessibile a tutti?

“Fa un po' parte del nostro Dna quindi farei fatica ad immaginare qualcosa di diverso. Parlando un po' di numeri, come scuola eroghiamo circa 12mila ore di lezione. Quasi 2000 sono fatte con allievi con disabilità. A livello personale e dei feedback che raccolgo dai miei colleghi, la cosa che fa piacere è che si va a ricercare la fiducia con l'allievo. Quest'ultimo diventa infatti molto fidelizzato scegliendo la vacanza venendo qua perché sa che può trovare il suo maestro di riferimento“.

Ha un messaggio da dare a chi rinuncia a sciare per la disabilità?

“Il dispiacere che si prova è quando ti senti dire da qualcuno “caspita se avessi provato prima e se lo avessi saputo prima“. E questo al giorno d'oggi fa pensare che o l'informazione non arriva proprio o arriva ma non in modo chiaro. Dire che tutti possono farlo mi sembra una frase fatta però non ho ricordi di persone che non sono riusciti a fare la loro attività“.

Con uno sguardo al futuro, quali sono i vostri prossimi obiettivi?

“L'obiettivo principale è continuare così dando un servizio continuativo perché 15 anni fa sul territorio nazionale c'erano diverse realtà che facevano un po' eventi a spot. La persona disabile poteva andare a sciare magari due giorni in un posto, il mese dopo in un altro, invece noi siamo partiti con una filosofia opposta: garantire un servizio stabile dove la persona, il turista, può scegliere di venire quando vuole e non quando c'è disponibilità o quando si fa un evento particolare. E questo lo abbiamo replicato prolungando con le attività estive infatti Scie è una realtà che lavora tutto l'anno. In aggiunta a questo, negli ultimi anni insieme alla località e ad altre strutture abbiamo organizzato diversi eventi come la Coppa Europa di Sci Alpino disabili e gli Special Olympics Gran Bretagna. Quest'anno ospiteremo i Campionati Italiani delle disabilità intellettive relazionali. Quindi il fatto di estendere anche a questi tipi di eventi è un qualcosa che abbiamo come obiettivo“.