Novantacinque sì e 68 no. Sono i voti con cui nell'Aula di Palazzo Madama è stato approvato il decreto Pnrr: il provvedimento, che aveva già ricevuto il via libera dalla Camera il 18 aprile scorso, diventa così legge.
Ma lo scontro al Senato è arrivato soprattutto su alcune misure, come quella che consente alle associazioni pro-vita di entrare a pieno titolo all'interno dei consultori. Per la senatrice dem Valeria Valente e la pentastellata Alessandra Maiorino si tratta, in realtà, di un "attacco bello e buono” alla legge 194 e di “una mano tesa” agli “antiabortisti”.
Le reazioni
E questo, incalza Tino Magni di Alleanza Verdi Sinistra, "nella convinzione patriarcale che le donne non siano capaci di scegliere liberamente, che non siano capaci di autodeterminarsi”. Sul punto è intervenuto anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, presente oggi al presidio davanti a Palazzo Madama: “Questa non è una battaglia delle donne, è una battaglia di civiltà e di libertà. Dietro le scelte che il Governo sta facendo c'è una cultura maschilista e patriarcale, vuole tornare indietro sulle conquiste ottenute grazie alle battaglie delle donne. Questa idea del controllo del corpo delle donne è un'idea pericolosa e autoritaria che si sta estendendo a vari campi: dalla precettazione degli scioperi alla volontà di controllare l'autonomia della magistratura, stanno occupando gli spazi informativi e oggi vogliono attaccare una libertà fondamentale che è quella della possibilità delle donne di scegliere”.
Durissima anche la presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger, secondo cui è "grave che una norma che attacca una conquista storica dell'autodeterminazione femminile venga approvata con un vero e proprio colpo mano. Non sono bastate le proteste di questi giorni e la sollevazione della Commissione europea, che ha ricordato come l'aborto non è materia che può essere trattata in un provvedimento sul Pnrr. Il Governo va avanti sulla sua strada e porta nei consultori esponenti anti-abortisti, rendendo ancora più impervia l'applicazione della legge 194. L'Italia assomiglia sempre più all'Ungheria di Orbàn che al resto dell'Europa”.
Un punto, quello delle associazioni pro vita nei consultori, che nei giorni scorsi aveva sollevato moltissime polemiche. La mossa del governo è stata vista – anche sulla scorta delle tante esternazioni dei meloniani e non solo sul tema dell'aborto – come una vera e propria minaccia alla legge 194.
Perché una donna deve essere libera di scegliere senza che nessuno, tantomeno un uomo dato che l'emendamento è del deputato di Fratelli d'Italia Lorenzo Malagola, le dica cosa deve fare o meno con il suo corpo.