Alzheimer, 70mila nuovi casi all'anno: ma il morbo colpisce uomini e donne in modo differente

In occasione della Giornata mondiale, il 21 settembre, uno studio italiano evidenzia le diversità della malattia in base al sesso dei pazienti. Ma la diagnosi precoce rimane la chiave per la cura

di MARIANNA GRAZI -
21 settembre 2022
alzhaimer_anziani

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Due metà del cielo, anche nella malattia. Lo abbiamo ribadito più e più volte, anche su Luce!: uomini e donne sono differenti. E anche l'Alzheimer, quando colpisce, lo fa in modo diverso a seconda del sesso. Si calcola che nel mondo siano circa 55 milioni le persone colpite da demenze. Nel 60% dei casi si tratta di Alzheimer. In Italia oltre un milione di persone soffrono di demenza nella popolazione over 65 (dati 2019) e più di 600mila sono malati di Alzheimer (corrispondenti a circa il 20% della popolazione ultrasessantenne). La Giornata Mondiale dell'Alzheimer, che si celebra ogni anno il 21 settembre, "è un'occasione opportuna per affrontare il tema. Infatti ricerche e proposte di soluzioni assistenziali, servizi di sollievo, sono sempre più necessarie per i malati e le loro famiglie", sottolinea la Comunità di Sant'Egidio facendo notare anche che "negli ultimi anni si sono ridotti quei presidi pubblici, già insufficienti, come i centri diurni che avevano consentito alle famiglie di tenere a casa i propri congiunti, nonostante la scarsa assistenza domiciliare. Ma la priorità assoluta deve essere l'aiuto a domicilio, sostenendo anche i familiari con servizi adeguati che evitino il trauma della separazione [...] Siamo infatti convinti che una società che si prende cura dei più deboli sia una società più forte e più umana per tutti". 

Diagnosi precoce: elemento chiave per la gestione dei pazienti

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La diagnosi precoce è la chiave per tracciare terapie e cure più efficaci contro la malattia (Dire)

La diagnosi precoce della malattia costituisce, come in molti altri casi, uno degli elementi chiave per una sua migliore gestione, soprattutto con l'arrivo "di nuove terapie - spiega Guido Bartalena, Diagnostics Solutions & Healthcare Transformation Director di Roche Diagnostics Italia -. Continuiamo a lavorare allo sviluppo di soluzioni diagnostiche che possano fornire ai clinici informazioni sempre più tempestive e accurate, affinché i pazienti ricevano quanto prima le cure più appropriate per contrastare la progressione della malattia. Fra le aree di diagnostica su cui stiamo concentrando in modo particolare il nostro impegno vi sono i test eseguiti su liquido cerebrospinale, ad oggi già usati per una diagnosi accurata di Alzheimer fin dai suoi stadi iniziali. Da qualche anno stiamo lavorando molto anche allo sviluppo di test sul sangue, quindi molto più facili da eseguire, che supporteranno in futuro la diagnosi precoce identificando i pazienti che presentano sintomi cognitivi che necessitano ulteriori valutazioni diagnostiche liquorali o di imaging".

Differenza tra uomo e donne anche nell'Alzheimer

Uno studio italiano mostra come, a seconda del genere biologico, cambino i meccanismi della patologia. Nello studio si evidenzia come una donna che soffre di demenza presenta un profilo metabolico differente da un uomo affetto anch'egli da Alzheimer. Il lavoro, pubblicato su "Cell Reports" e coordinato dall'Università Statale di Milano, in collaborazione con gli atenei dell'Insubria, di Milano-Bicocca e di Roma Tor Vergata, ha evidenziato che l'Alzheimer modifica l'interazione tra le proteine e la fisiologia delle cellule, in modo differente tra lui e lei. I ricercatori, guidati da Elisa Maffioli, hanno analizzato campioni prelevati post mortem da cervelli di uomini e donne con un invecchiamento normale e da pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. "Le analisi hanno evidenziato profonde differenze in termini di vie metaboliche alterate tra i controlli sani e le coorti maschili e femminili dei pazienti. In particolare, una diminuzione della risposta insulinica è evidente nella sindrome di Alzheimer confrontando le donne con i maschi". In parole povere, "Questi risultati mostrano come la malattia di Alzheimer cambia e, per certi aspetti, inverte alcuni aspetti della mappa proteomica e dei profili metabolomici nei due sessi, evidenziando così come diversi meccanismi fisiopatologici siano attivi o meno in base al sesso e aprendo alla possibilità di intervenire con innovativi approcci terapeutici differenziati tra uomini e donne", afferma Maffioli, ricercatrice di Biochimica della Statale di Milano e prima autrice del paper.

Nuovi casi e caregivers: perché non bisogna lasciare sole le famiglie

Alzheimer

A occuparsi dei malati di Alzheimer, oltre 600mila in Italia (sono più di un milioni gli over 65 che soffrono di demenza) sono familiari e caregivers, soprattutto donne, che cercano il supporto fondamentale di associazioni come Aima

Alla Linea Verde dell'Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (Aima) arrivano circa 10mila telefonate annuali e oltre 200.000 dal 1997 ad oggi, per chiedere supporto, assistenza, sostegno. A chiamare sono soprattutto i familiari di pazienti, che si rivolgono al servizio gratuito per trovarvi l'aiuto necessario per affrontare il dramma della malattia. Un servizio che è stato potenziato in vista della Giornata Mondiale dell'Alzheimer, visto che nel Nostro Paese si stima che i nuovi casi di demenza siano circa 150mila ogni anno; e poiché l'Alzheimer costituisce almeno il 60% di tutte le forme di demenza, i nuovi malati in Italia sono 70mila ogni anno. La prognosi media è di 12 anni e le persone coinvolte nell'assistenza sono 3 milioni, soprattutto donne. "Abbiamo bisogno di gente qualificata che ci aiuti. Io assisto da due anni mia suocera che ha la demenza senile e non ce la faccio più". Una frase tipica che il personale di Aima sente ogni giorno al telefono, in una delle chiamate che arrivano per chiedere supporto psicologico, informazioni di carattere medico, chiarimenti legali e consigli per la cura quotidiana. Durante la Giornata Mondiale dell'Alzheimer, che si celebra il 21 settembre, la Linea Verde Aima (al numero 800 679 679) è potenziata e pronta a raccogliere le chiamate dei caregiver, dalle 9 alle 21. "All'interno delle famiglie dei malati si consumano veri e propri drammi ai quali il nostro sistema di welfare non riesce a dare risposte soddisfacenti - spiega Patrizia Spadin, fondatrice e presidente di Aima -. Abbiamo necessità di una strategia nazionale che consenta di affrontare la malattia. Anche perché lo scenario è destinato ad aggravarsi nei prossimi anni anche a causa del processo di invecchiamento della popolazione".