Gen Z: il 65% ha subito violenza. Più bullismo tra i maschi, cyberbullismo per ragazze e non binari

I dati emergono da un’indagine dell’Osservatorio Indifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay. Per le generezioni più giovani il web, in particolare, è un luogo pericoloso

di CATERINA CECCUTI
3 febbraio 2024

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Nel 2015 il film di Giuseppe Ferlito, interpretato da Ricky Tognazzi, Remo Girone e Roberto Farnesi, definiva “Infernet” il diabolico intreccio di situazioni pericolose in cui il web può trasformarsi, in modo particolare per i più giovani, che più di chiunque altro sono sottoposti alle influenze e alle sollecitazioni continue della rete. E, in effetti, per parecchi di loro il mondo virtuale può diventare davvero un inferno – o quanto meno essere percepito tale -, come dimostra un’indagine dell’Osservatorio Indifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay, con oltre 4.000 ragazzi e ragazze coinvolti, di età compresa tra i 14 e i 26 anni. I dati risultanti, presentati a Milano in occasione di un incontro con le scuole organizzato in collaborazione con Polizia di Stato – Polizia Postale e delle Comunicazioni Lombardia e ScuolaZoo - sono tutt’altro che confortanti: il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.

Gen Z: le vittime

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Le ragazze sono vittime in particolare di cyberbullismo e catcalling

La percentuale di chi ha subito una violenza fisica o psicologica sale al 70% se si considerano le risposte delle ragazze, e addirittura all’83% tra chi si definisce non binario, mentre scende al 56% tra i maschi. Anche le tipologie di violenza subita sembrano essere diverse a seconda del genere, fatta eccezione per le violenze psicologiche e verbali che colpiscono in egual misura ambo i sessi (71% nel caso delle femmine, 69% in quello dei maschi). Sembra interessare di più i ragazzi, invece, il fenomeno del bullismo (con il 68% dei casi) mentre al contrario le femmine sono le vittime predilette dal cyberbullismo. Non stupisce inoltre che tra gli atti di violenza più segnalati dalle ragazze ci sia il catcalling, ossia commenti di carattere sessuale non graditi ricevuti da estranei in luoghi pubblici (li denuncia il 61% delle ragazze e solo il 6% dei ragazzi) e le molestie sessuali (30% contro il 7% dei maschi). Da notare però che tutte le tipologie segnano un innalzamento delle percentuali per le persone che si definiscono non binarie: violenze psicologiche, verbali e bullismo (80%), catcalling (66%), molestie sessuali (36%), cyberbullismo (27%). Qualsiasi sia il genere di appartenenza dei Gen Z, bullismo, cyberbullismo, così come violenze psicologiche e verbali prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (79% dei casi). Seguono elementi come l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10.5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).

Gli effetti di bullismo, cyberbullismo e molestie

Ma se i dati riportati dall’indagine sono solo numeri, le conseguenze sui soggetti interessati sono, purtroppo, drammaticamente reali. Prima tra tutte la perdita di autostima, di sicurezza e di fiducia negli altri, riscontrata dal 75% dei giovani. In un momento storico e in un contesto sociale in cui la salute mentale dei giovani sembra sempre più a rischio, preoccupa che il 47% di loro affermi di soffrire di ansia sociale e attacchi di panico, come prodotto delle violenze subite, e che il 45% segnali isolamento e allontanamento dai coetanei.
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Tra le conseguenze più riscontrate perdita di autostima, di sicurezza e ansia sociale,

Gli altri effetti negativi sono la difficoltà di concentrazione e il basso rendimento scolastico (28%), la depressione (28%), la paura e il rifiuto della scuola (24%), i ben noti e giustamente temuti disturbi alimentari (24%), l’autolesionismo (20%). Dopo la scuola (66%) il web è percepito come il luogo dove è più probabile essere vittime di violenza, indicato dal 39% degli intervistati. Se si guardano le risposte delle ragazze, internet scende al terzo posto (36%) superato dalla strada (41%); arriva invece al quarto posto (36%) tra chi si definisce non binario, superato (aimè) oltre che dalla strada anche dalla famiglia (44%). Per la maggioranza dei ragazzi intervistati, il rischio peggiore in cui si possa incorrere online è il cyberbullismo. Lo seguono il Revenge porn, il furto d’identità, la perdita della privacy, l’adescamento da parte di estranei, le molestie, l’alienazione dalla vita reale, lo stalking, la solitudine e il sentirsi emarginati. Meno dell’1% ritiene che sul web non si corrano rischi.

I rischi del web e la richiesta di interventi

Una percentuale davvero troppo bassa perché non vengano presi provvedimenti a riguardo. La percezione del web da parte della Gen Z è indubbiamente quella di un luogo pericoloso, su cui andrebbe esercitato un maggiore controllo. Sei ragazzi su 10 pensano che sarebbe utile una maggiore (migliore) regolamentazione del web. “Adottare delle regole stringenti che possano prevenire e limitare la violenza in rete è sempre più fondamentale - afferma Paolo Ferrara, direttore generale Terre des Hommes Italia -. Oggi sono gli stessi ragazzi e ragazze a chiedercelo. Ed è nostro dovere ascoltarli, e continuare a dialogare con loro per aumentare la consapevolezza su questi aspetti, perché sono loro le prime vittime di linguaggi e atteggiamenti online sempre più violenti e sempre più pervasivi". Osservatorio_Indifesa_infografiche_2024-3 Proprio per prevenire e contrastare ogni forma di violenza online sui minori la Fondazione ha presentato una proposta di riforma legislativa che mira a garantire una tutela più effettiva delle vittime di reati online. “L’Osservatorio Indifesa – continua Ferrara - è un punto di accesso privilegiato alle istanze dei giovanissimi, per l’ascolto ed il confronto, che diventa poi coinvolgimento e partecipazione concreta grazie al Network Indifesa, ai progetti insieme al mondo sportivo, alla creazione di spazi dedicati a loro, come l’Hub Spazio indifesa".