Da quando il batteriologo inglese
Alexander Fleming ha inventato la
penicillina nel 1928, la scienza ha messo a disposizione numerosi antibiotici. Oggi, però, di questi
farmaci si fa sempre più un uso improprio ed eccessivo, tanto che l’organizzazione
Mondiale della Sanità ha promosso, in occasione della
Giornata europea degli antibiotici (il 18 novembre), la settimana mondiale della consapevolezza antimicrobiotica. L’abuso di questi
medicinali ha favorito la nascita dei cosiddetti
superbatteri: batteri praticamente resistenti a tutto. Un fenomeno che desta
molta preoccupazione al punto che, secondo uno scenario elaborato dall’Oms qualche tempo fa, entro il 2050 la
prima causa di morte saranno le infezioni da germi resistenti. Si parla di un numero di vite perdute, 10 milioni, superiori a quelle che il
cancro causa attualmente. In Europa si prevedono 392.000 morti e 120.000 in Italia, che già oggi con 10.000 decessi l’anno è la nazione più colpita assieme alla Grecia.
Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche
Colpiti anche gli occhi
I
superbatteri colpiscono anche gli
occhi. In particolare, a registrare i più alti livelli di
resistenza antibiotica, sono le
infezioni corneali. Queste possono evolvere rapidamente, causando la perdita dell’occhio, con un impatto enorme sulla qualità di vita dei pazienti e sui costi sanitari e sociali. “L’uso e l’abuso indiscriminato degli antibiotici produce un
aumento delle resistenze: una sorta di riadattamento dei batteri contro questi chemioterapici per sopravvivere - spiega
Vincenzo Sarnicola, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, tra i maggiori esperti al mondo di patologie corneali -. Stafilococco, Streptococco e Pseudomonas Aeruginosa, sono tra i super-batteri con livelli più alti di resistenza individuati in
campo oftalmologico. Le infezioni che si sviluppano con questi con questi batteri resistenti sono
aggressive e portano alla distruzione dello
stroma corneale. I costi, per il servizio sanitario locale, sono sicuramente importanti quando si hanno infezioni gravi, perché spesso finiscono in ricoveri e a volte anche nella necessità chirurgica”.
E' un’iniziativa europea di sanità pubblica, coordinata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che cade nella settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici
Sul banco degli imputati l’uso eccessivo di colliri antibiotici
Va da sé che l’occhio è una struttura esposta e il pericolo di infettarsi è maggiore per quei pazienti particolarmente deperiti che si trovano in strutture ospedaliere dove possono selezionarsi dei batteri super capaci di resistere a tutto. Questo è il conto che si paga per
l’uso fai da te dei medicinali, per le troppe prescrizioni da parte dei medici di base o per l’uso profilattico pre e post operatorio. Un
impiego sovrabbondante di antibiotici in ambito oculistico è dimostrato anche dai dati sui consumi: secondo un’indagine di Lqvia il consumo di antibiotici semplici è pari a oltre
5 milioni l’anno e a oltre 6 milioni e 870mila ammontano le unità di antibiotici associate a cortisone. Sul banco degli imputati soprattutto l’uso eccessivo di colliri antibiotici contro le congiuntiviti, che hanno contribuito a un aumento dei fallimenti clinici. “In realtà gli antibiotici dovrebbero essere riservati alla
cura dell’infezione e non per impedire che l’infezione si realizzi – mette in chiaro Sarnicola -. L’uso profilattico degli antibiotici è quello che indebolisce la possibilità che questi farmaci possano essere efficaci perché, quando si usano indiscriminatamente, le famiglie batteriche riescono ad auto selezionarsi in colonie di
batteri resistenti agli antibiotici. Questo sarà il vero problema del futuro a meno che la ricerca non tiri fuori la produzione dei farmaci nuovi in grado di essere efficaci rispetto ai vecchi”.
Smog e cambiamenti climatici favoriscono le infezioni
Secondo gli esperti l’aumento di queste infezioni sarebbe causato anche da
smog e cambiamenti climatici che stanno incidendo sulla salute delle persone a un ritmo vorticoso. “I fenomeni atmosferici come il cambio climatico possono sicuramente influenzare la facilità di
sviluppo dell’infezione – dichiara l’esperto - . Sono tutte condizioni che modificano la superficie dell’occhio, soprattutto nella sua componente lacrimale, rendendola meno capace di difendersi. Anche perché la maggior parte dei
batteri hanno difficoltà a penetrare l’epitelio corneale, se integro e intatto. Ecco perché le condizioni climatiche influenzano indirettamente, attraverso
l’indebolimento delle difese della superficie oculare. Lo
smog, poi, ha un’azione simile a quella dei cambiamenti climatici”. Per proteggere gli occhi dall’
inquinamento e dalle radiazioni ultraviolette, gli esperti consigliano di indossare
occhiali da sole anche d’inverno, pure se è nuvoloso, idratarsi abbondantemente, ed evitare l’esposizione prolungata in aree particolarmente trafficate. Ci sono quattro tipi di
infezioni corneali. Quelle batteriche, che sono le più frequenti, sono spesso conseguenza dell’uso di
lenti a contatto. “Le più incriminate sono le
multiuso – conclude il professor Vincenzo Sarnicola - perché proprio il passaggio delle mani, la pratica di disinfezione con le soluzioni, invece che la sterilizzazione delle lenti, favoriscono i batteri”. Per l’Italia, fra i paesi europei meno virtuosi in tal senso, gli esperti della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche, riuniti nei giorni scorsi a Roma, auspicano un cambio di passo, con strategie che puntino ad
eliminare l’uso indiscriminato degli antibiotici e un impiego limitato alla sola cura delle infezioni batteriche.