Greta Thunberg, un fenomeno già in declino? In Germania conta più il carbone

L’attivista allontanata con la forza dalla polizia durante la protesta di Lützerath. Le istanze ambientaliste perdono appeal

di DOMENICO GUARINO
17 gennaio 2023
L'attivista per il clima Greta Thunberg (Instagram)

L'attivista per il clima Greta Thunberg (Instagram)

Greta Thunberg, chi era costei? Tra qualche anno ci troveremo mai nella condizione di don Abbondio costretto a chiedersi chi fosse Carneade? È cioè Greta Thunberg un fenomeno condannato dalla società mass mediatica alla dimensione dell’effimero? Usata, ruminata, e poi sputata dal Golem della comunicazione e della spettacolarizzazione che tutto trita e rende informe, anzi indigesto? L’interrogativo è lectio dopo che l’arresto della nota ecoattivista durante una manifestazione contro l'ampliamento di una miniera di carbone (per altro nella civilissima Germania e non in qualche paese dittatoriale o autarchico del terzo o quanto mondo) non sembra aver suscitato una eco così vasta come ci si sarebbe attesi. Anzi, il fatto stesso che sia stata portata via dalla polizia di Lützerath la dice lunga sul clima nuovo che si ‘respira’ (è proprio il caso di usare questa parola).
L'attivista Greta Thunberg e la sua famosa borraccia rossa

L'attivista Greta Thunberg e la sua famosa borraccia rossa

Greta è oramai fuori moda, o come dice qualcuno ‘ha stufato’? Forse sì. Le prime avvisaglie del fenomeno si erano avute durante il Covid. Ed era stata lei stessa in un’intervista a palesarle. La gente è concentrata sulla pandemia e l’ambiente è passato in secondo piano. Pensate solo allo spreco di dispositivi medici, come le mascherine, difficilmente smaltibili in maniera corretta. O al profluvio di disinfettanti chimici. Lo stesso si può dire oggi. Con l’aggiunta della guerra, che rende necessario addirittura riattivare centrali al carbone per sfuggire alla paventata o reale crisi energetica. Da una parte dunque le politiche ecologiche, ed il business ad esse collegate (eolico, gas, solare, idrogeno etc), l’entusiasmo per le scoperte scientifiche (la fusione atomica) dall’altro un radicalizzarsi delle istanze ecoambientaliste che non fa più sintesi, che non trova più un popolo da portate in piazza con la costanza e l’impatto di qualche anno fa.
La protesta vicino al sito di Luetzerath contro lo sgombero alla miniera di carbone (Instagram)

La protesta vicino al sito di Luetzerath contro lo sgombero alla miniera di carbone (Instagram)

Un situazione destinata a perdurare? Questo al momento non è dato saperlo. Di certo assistiamo ad una contraddizione in termini con un investimento nella transizione ecologica che potremmo definire massivo, basti pensare ai fondi stanziati con il Pnrr; ma allo stesso tempo un minor investimento nella consapevolezza delle problematiche collegate alla sostenibilità. Non solo ambientale. Gli stili di vita cambiano, certo. Ma il tema della riduzione dei consumi e degli sprechi è solamente sussurrato in maniera timida, e mai affrontato concretamente dalla agenda politica. Che oggi sembra essere presa da tutt’altre emergenze, tanto che la mano di vernice verde sui discorsi dei nostri leader ha preso sempre più la forma di un manierismo venato di ipocrisia. Segno dei tempi. L’inevitabilità dell’ascesa e del declino di fenomeni mediatici che abbiamo già ben più volte conosciuto in questa età governata dal parossismo e priva di memoria a breve termine. Chiunque potrà giudicare se sia un bene oppure un male. Di certo, la vicenda fa riflettere, e sarebbe bene non farla passare sotto silenzio. Perché ne va della nostra stessa civiltà, e non solo dell’ambiente. Che pure è tanta tanta roba.