Guerra in Ucraina, il conto (parziale) dei danni ambientali

Uno studio ha calcolato l’impatto diretto e indiretto sul clima: nell’ultimo anno il conflitto ha inquinato come l’intero stato del Belgio

di DOMENICO GUARINO -
13 luglio 2023
Soldati ucraini ispezionano un convoglio di carri armati russi distrutti a Bucha, Ucraina (Foto Ansa / EPA / Atef Safadi)

Soldati ucraini ispezionano un convoglio di carri armati russi distrutti a Bucha, Ucraina (Foto Ansa / EPA / Atef Safadi)

120 milioni di tonnellate di Co2 equivalente (MtCo2eq): nell’ultimo anno di guerra il conflitto tra Russia e Ucraina ha inquinato come l’intero stato del Belgio o come l’Italia in 4 mesi. Le rilevazioni sono state calcolate prendendo come riferimento il periodo compreso tra febbraio 2022 e lo stesso mese del 2023 dalla "Initiative on GHG accounting of war". L’Ong aveva già presentato una versione preliminare di questo studio durante la Cop27, lo scorso novembre, coprendo i primi 7 mesi di guerra. Cifre astronomiche che non devono far dimenticare le decine di migliaia di vittime, i genocidi, e le continue violazioni dei diritti umani, ma che vanno ad arricchire il quadro devastante che il conflitto nel cuore dell’Europa sta generando. Vale la pena ricordare anche il disastro della diga di Kakhovka. Il crollo della diga ha allagato 65mila ettari di foresta, ridotto le risorse idriche che servivano per agricoltura, industria e usi domestici di oltre 14 miliardi di metri cubi, inondato 32 città e paesi, e causato danni per 1,4 miliardi di euro secondo i calcoli del ministero dell’Ambiente di Kiev.
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L'invasione russa in Ucraina sta provocando ingenti danni anche all'ambiente

Guerra, emissioni alle stelle

Il disastro ambientale in Ucraina e in Russia è ben più profondo e preoccupante. E’ vero che la guerra di trincea ha limitato le emissioni. Ma l’impatto diretto dei combattimenti genera solo una piccola parte delle emissioni: 21,9 MtCO2eq in tutto, di cui la stragrande maggioranza derivano dal consumo di carburante da parte dell’esercito russo (14,1 MtCO2eq) e ucraino (4,7 MtCO2eq). Una quota analoga, 19,7 MtCO2eq, arriva dalle emissioni generate dagli incendi che scoppiano a causa dei combattimenti: un dato che è cresciuto di 36 volte rispetto all’anno che precede l'invasione russa in terra ucraina. “Rispetto alla prima valutazione, che copriva sette mesi di guerra, le emissioni sono aumentate ma non sono cresciute allo stesso ritmo a causa dei limitati spostamenti della linea del fronte e delle condizioni invernali”, precisa il rapporto.
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Il cadavere di un civile ucraino a Bucha (Foto Ansa / EPA / Mikhail Palinchak)

Paradossalmente questo accade anche a fronte di alcuni dati ‘positivi’: lo shock energetico ha portato a una riduzione, seppur marginale, delle emissioni del comparto energetico europeo, favorendo una transizione accelerata verso le rinnovabili, di cui però al momento non è possibile stimare l’impatto. D’altro canto va considerato che la chiusura dello spazio aereo e le rimodulazioni delle tratte hanno portato a viaggi più lunghi e, quindi, a più emissioni.
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La devastazione dopo il bombardamento di una strada a Kharkiv

Emissioni e ricostruzione post-bellica

In realtà quasi metà dell’impatto delle emissioni della guerra in Ucraina deriva da un altro fattore: la ricostruzione post-bellica. “Sebbene la linea del fronte sia rimasta relativamente stabile negli ultimi mesi, i danni totali agli edifici continuano ad aumentare, anche se a un ritmo più lento rispetto alle prime fasi della guerra”, nota il rapporto. In tutto il conto supera le 50 MtCO2eq. A cui si devono aggiungere le quasi 15 Mt che derivano dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. Più in generale va considerato, infine, che questa guerra, come tutte le guerre, rovina ecosistemi, sovverte equilibri dell’approvvigionamento energetico e delle risorse, porta a investire nel riarmo, dirottando verso gli arsenali i finanziamenti allocati per rendere i territori più sicuri e protetti dagli effetti del cambiamento climatico.
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Il conflitto sta rovinando ecosistemi, sovvertendo equilibri dell’approvvigionamento energetico e delle risorse (Foto Afp / Adnkronos)

Cambiano poi le priorità, spostando l’attenzione verso il teatro bellico. Nella fattispecie, il conflitto sta dilazionando degli impegni presi dalla Russia durante la conferenza sul clima COP 26 di Glasgow in cui l’ex Urss si era impegnata a raggiungere la “carbon neutrality” entro il 2060. Non va dimenticato che molte armi convenzionali contengono costituenti tossici, altre contengono uranio impoverito e sono anche radioattive. Quelle incendiarie come il fosforo sono tossiche oltre a distruggere gli habitat nei quali sono usate. Anche lo smaltimento delle armi convenzionali attraverso la combustione aperta o la detonazione nuocciono all’ambiente. Secondo un articolo apparso su "Marine Environmental Research" nel 2020, è preoccupante l’inquinamento marino legato allo smaltimento delle munizioni. Infine, l’uso di armi esplosive nelle aree urbane crea grandi quantità di detriti e macerie, che possono causare inquinamento dell’aria e del suolo.