Ignifughe, Giorgia Soleri e Federica Fabrizio streghe contro il patriarcato

Autrici del podcast prodotto da Storytel, le due attiviste e scrittrici raccontano percorso che le ha portate al femminismo, le ondate storiche e le istanze di oggi

di MARIANNA GRAZI -
2 ottobre 2023
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Si scrive "Ignifughe" e si legge: il podcast di Giorgia Soleri e Federica Fabrizio sul percorso che le ha portate al femminismo, scoperto, abbracciato e poi gridato al mondo. E se loro si definiscono "le streghe del XXI secolo", come può non accendervi la curiosità? Tranquill*, però! Nel podcast originale Storytel "ad essere bruciato è solo il patriarcato". Le due giovani amiche e attiviste (sì, sono proprio 'quelle' di Pechino Express), l'una di origine milanese ma ormai da anni stabilmente a Roma, l'altra lucana trasferitasi nella Capitale, dichiarano fin da subito 'le peggiori' intenzioni insomma, quindi non prendete le loro parole alla leggera, o rischiate di rimanere bruciat*.
 
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"Ignifughe", il podcast che mancava

Il podcast prodotto da Storytel è composto da 6 puntate, partite dal 27 settembre, e racconta il percorso che ha portato Giorgia e Federica a diventare femministe toccando vari temi: dalla caratterizzazione delle diverse ondate di femminismo al rapporto coi corpi e le malattie invisibili, alla pervasività della performance come cardine della società odierna e molto altro. "Quindi mettetevi comode, comodi, comod*" ad ascoltarlo. E intanto scopriamo con loro qualche curiosità in più che sta dietro al prodotto e al loro attivismo femminista. Com’è nata l’idea di fare un podcast insieme, visto che già portate avanti personalmente l’attivismo su altri canali, ad esempio sui social? Giorgia: “Io sono una grandissima ascoltatrice di podcast, c’era la voglia di mettermi in gioco rispetto a questo mezzo. Questa voglia si è incontrata con la proposta di Storytel. Con Federica abbiamo riscontrato che ci sono tantissimi prodotti che però sono per persone già femministe, per approfondire i temi, le istanze e la teoria. Invece noi abbiamo guardato indietro nelle nostre vite ed effettivamente quando non lo eravamo ancora ci sarebbe stato utile sentire delle voci di persone più o meno coetanee, giovani, che provano a traghettare dal ‘mondo reale’ (la società patriarcale in cui siamo immerse) alle lenti femministe”.
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"Ignifughe" è un podcast originale Storytel realizzao da Giorgia Soleri e Federica Fabrizio

Federica: “Il tema è anche quello di provarci con ogni mezzo disponibile. Viviamo un momento storico particolarmente complesso per quanto riguarda l’attacco costante ai nostri diritti, per cui fare attivismo in piazza, sui social, è utile dovunque. Fortunatamente la tecnologia ci mette a disposizione tanti mezzi rispetto a qualche anno fa, e finché lasceremo lo spazio libero se lo prenderanno i fascisti: tanto vale occuparlo parlando di femminismo". Nel podcast ribadite più volte il concetto di femminismi (al plurale). Ci sono figure a cui fate riferimento e a chi, invece, volete rivolgervi? Federica: “Il punto chiave è che'Ignifughe' è un prodotto che spinge alla ricerca. È ovvio che una persona dopo che l'ha ascoltato non potrà mai dirsi né esperta di un tema né soddisfatta della conoscenza che ha acquisito. Le nostre figure di riferimento sono state abbastanza celate all’interno, perché il punto era dire: abbiamo vissuto, in varie declinazioni, sulla nostra pelle la stessa storia e l’abbiamo cercata di spiegare, ma in generale il podcast è molto poco teorico. E si rivolge a persone che di femminismo non ne sanno tanto ma he secondo noi lì potrebbero trovare le risposte, perché è quello che è successo a noi". Giorgia: “È un podcast anche molto proiettato verso il futuro. Quando si parla di femminismo si tende a dire ‘Le vere femministe erano quelle degli anni ’70’. Che è verissimo e ci hanno lasciato un’eredità da cui bisogna partire ma che dobbiamo proiettare in avanti. Anche noi non vediamo l’ora di essere superate, di sapere ce le nostre istanze sono vecchie, non più attuali perché sono già state raggiunte. Invece ho la sensazione che, nel mondo intellettuale soprattutto, si voglia rimanere ferme sulle posizioni di una volta, che per quanto importanti sono (alcune) superate". Tra le battaglie attuali, cita Soleri, è inevitabile fare riferimento a quella per aborto garantito e sicuro: essendoci già una legge, la 194/78, "dobbiamo andare in piazza per permettere che quella legge venga applicata e rinnovata".
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Giorgia Soleri e Federica Fabrizio hanno presentato il podcast il 27 settembre al Monk a Roma con Maria Cafagna (Instagram)

Capitalismo e femminismo

Ignifughe affronta anche, con l'intento di smascherare il patriarcato in tutte le sue pieghe, molti ambiti di discriminazione. C’è un riferimento all’ambito sociale ed economico: il sistema capitalista spinge tutte e tutti ad essere sempre performanti, e questo lo si vede anche quando ad un bambino e una bambina viene fatta la classica domanda ‘cosa vuoi fare da grande?’. Che si traduce poi nell’invito a scegliere quel liceo piuttosto che l’altro, quella facoltà piuttosto che un’altra, ‘perché così troverai un lavoro sicuro’. Ma quanto, le generazioni più giovani, sono consapevoli di ciò? Di essere immers* in un contesto che l* vuole fin da subito ingranaggio di una macchina votata alla performatività? Federica: “A me piacerebbe tanto che a un certo punto si incrociassero le persone giovani che stanno scegliendo cosa fare del loro futuro, con i più grandi, che invece indirizzano le altre. Se questi due mondi non comunicano c’è sempre quella roba per cui maschi, bianchi, boomer scrivono articoli su quanto i giovani non vogliano lavorare. Quanto in realtà con questa giovani non ci hanno nemmeno mai parlato. Basterebbe chiacchierarci per capire che non ci pagano, non ci tutelano, ci fanno esaurire per cui poi non vogliamo lavorare... ma è ovvio, è l’unica soluzione. Il punto è che non siamo ‘choosy’ (dall’ingl. esigente, ndr), devono capire che tutelare anche la nostra salute mentale è nostro diritto. Di lavoro si parla poco, in particolare se ne parla poco dal basso: è pieno di interviste a imprenditori che dicono che oggi non riescono più ad assumere perché nessuno fa domanda. Ma vediamola al contrario: le persone preferiscono stare a casa un mese in più invece che sottostare a un ricatto economico. Non pretendo che Ignifughe faccia questo ponte, è molto complesso, però mi piacerebbe dare questo specchietto sul mondo dei e delle giovani che si sono stancate di stare a questo gioco”.

La felicità

È capitato anche a voi di sentirvi frustrate da un mondo che non voleva ascoltarvi? “Assolutamente, ogni giorno”, rispondono insieme.
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Le due attiviste e scrittrici in studio per la registrazione di Ignifughe (Instagram)

Giorgia: "Parto da una riflessione che ho fatto quando mi sono avvicinata al femminismo, leggendo il libro di Giulia Blasi, Manuale per ragazze rivoluzionarie, uno dei testi che consiglio di più in assoluto. Il sottotitolo era: 'Perché il femminismo ci rende felici'. Io dopo aver letto ho pensato: mi sembra che faccia tutto tranne rendermi felice. In realtà poi si scopre tutta una dimensione fatta di collettività e di esperienze comuni, di voglia di mettere al servizio nostro, della comunità attuale e di quelle future, un’esperienza e un impegno nella lotta per cambiare le cose. Sta proprio qua la felicità: finché non capiremo che il sistema è totalmente da ribaltare – e per sistema si parla di tutto, anche di quello economico – non si andrà da nessuna parte dicendo solo ‘girl power’. Io ho iniziato così, quindi non voglio assolutamente demonizzare nessuno, ma quello che cerchiamo di fare con 'Ignifughe' è aprire un varco leggermente più grande che poi ti faccia venire voglia di approfondire quelli che sono i temi, e capire quanto è importante accendere una luce su tutte le aree da decostruire e ricostruire in chiave femminista”.

Il femminismo intersezionale

Qual è la vostra concezione di femminismo intersezionale? Federica: “Io mi fido molto delle definizioni in questo caso: il femminismo intersezionale nasce per colmare un vuoto, in generale il femminismo nasce da questa esigenza e, visto che sono tanti, ogni volta che sul tavolo c’è un conflitto diverso da lì si fa un passo avanti e si teorizza una nuova ondata. Mi fido molto della definizione che lo teorizza come un cercare sempre più spazio per tutte le soggettività e non si può creare questo spazio senza utilizzare una lente che è quella dell’intersezione tra le varie discriminazioni. Non a caso è una teoria formulata da persone non bianche, perché noi lo spazio lo avevamo già. Mi fido tanto di chi nei margini si inventa delle soluzioni; spesso diciamo che il femminismo deve tornare nel popolo, dove nasce, è nei margini che c’è la risposta e l’intersezione è nei margini, dove stanno tutte. C’è la questione di genere, di classe, dell’abilismo… L’intersezionalità ad oggi è l’unico modo per ripensare un mondo”.
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Federica Fabrizio e Giorgia Soleri a Pechino Express (Instagram)

Giorgia: “Sono perfettamente d’accordo e penso anche ai discorsi che si fanno sulla crisi climatica e come molto spesso alle persone risulta difficile fare il collegamento tra una lotta alla sostenibilità – in tutti i sensi – e il femminismo intersezionale. Credo sia fondamentale riuscire a vedere queste intersezioni, riuscire a indossare una lente femminista. È come quando è salita al governo Giorgia Meloni e ci è stato chiesto: siete felici che c’è una donna ora? Ma non avevamo solo la necessità che in quel ruolo ci fosse una donna ma che ci sia una femminista”.

Il linguaggio

Facendo riferimento alla premier viene da ripensare anche alla questione del linguaggio. Meloni ha rivendicato per sé un titolo al maschile (IL presidente) e se per qualcuno può essere una questione di poco conto, in realtà “il linguaggio plasma la realtà”, afferma Fabrizio. Federica: “Spesso ci accusano di inventare continuamente parole per descrivere tutto. È esattamente così che funziona il linguaggio: ieri non conoscevi una cosa, quando la conosci ti inventi un nome. Tutto passa anche attraverso il linguaggio: il fatto che come società tendiamo a non usare i sostantivi femminili per le professioni è perché fino a 50 anni fa quelle professioni non erano aperte alle donne. Il modo per crearci uno spazio, che sia anche fisico, in questa società è chiamarci al femminile rivendicando che io, adesso, questa cosa la posso fare, adesso qua ci posso stare, non perché mi è stato concesso ma perché ho lottato per starci. E visto che diventa discriminazione quando una cosa applicata all’altro genere perde di significato, allora ha senso per una volta che il maschile dica: ‘Se IL presidente Giorgia Meloni può  avere senso allora la faccio anche io, chiamatemi LA direttrice’ (il riferimento è a Davide Livermore, ndr)". Giorgia: “Sulla questione linguaggio volevo aprire una parentesi che nella mia storia personale è stata lampante: il ritardo diagnostico per le malattie non riconosciute. Cioè quanto sia importante dare un nome alle cose, perché dare un nome al tuo dolore ti aiuta a dargli spazio sia nella tua vita sia in quella delle persone che hai intorno, è qualcosa che esiste”.

La scintilla

Cosa tiene accesa la vostra scintilla, il vostro essere femminista?
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Federica Fabrizio e Giorgia Soleri si sono tatuate una scintilla (Instagram)

Federica: “La mia si è accesa ed è tuttora accesa perché sono arrabbiata. In generale, non per una causa o una battaglia specifica. Mi rendo conto di camminare in giro per il mondo costantemente arrabbiata, di una rabbia cieca, e la scintilla nel sapere dov’è la risposta a questa: nel femminismo. Quello che mi fa andare avanti è la speranza che più persone possibili trovino la risposta dove l’ho trovata io, perché è lì che si fa comunità e si lotta tutte insieme”. Giorgia: “In generale ci hanno insegnato che la rabbia è un sentimento sconveniente per le donne, che non devono far rumore, devono essere aggraziate, stare in un angolo. Invece noi, come movimento femminista, ci siamo riappropriate di questa rabbia e l’abbiamo resa benzina per portare avanti la lotta e non vogliamo assolutamente che venga sminuita o che ci venga detto di fare meno rumore. Forse anche io direi nella rabbia, quindi. Tra l’altro ci siamo appena tatuate una scintillina, tutte e due”.