La notizia è passata quasi in sordina, ma la rilevanza c’è: in Francia è iniziato lunedì 9 dicembre il primo processo nell’ambito del MeToo contro il regista Christophe Ruggia, accusato di aggressione sessuale nei confronti di una minore quando lui aveva quasi 40 anni. Nello specifico l’attrice Adèle Haenel lo ha denunciato nel 2019 per molestie ripetute da quando aveva 12 anni fino ai 14, e si trovava sul set del suo primo film – firmato appunto da Ruggia –, Les Diables (2002). Ora l’uomo rischia fino a 10 anni di carcere e una multa di 150.000 euro (159.000 dollari) se riconosciuto colpevole, ma nega tutte le accuse.
L’industria del cinema ha chiuso gli occhi sugli abusi
La 35enne Haenel, si è ritirata dal mondo del cinema – in carriera ha vinto due Cesar, gli Oscar del cinema francese – ma non si è sottratta alla prima udienza che vede imputato il suo aggressore, testimoniando in modo dettagliato quanto subito quando era poco più che una bambina. Diventando così la prima artista di spicco ad accusare l'industria cinematografica francese di aver chiuso un occhio sugli abusi sessuali. Ruggia ha diretto Haenel nel film “I diavoli”, una storia di una relazione incestuosa tra un ragazzo e la sua sorella autistica. Il film contiene scene di sesso tra i bambini e primi piani del corpo nudo della ragazzina. Alcuni estratti della pellicola sono stati mostrati a processo e l’attrice sembrava scossa tanto che, a un certo punto, è stata vista asciugarsi gli occhi con un fazzoletto. Gli inquirenti hanno affermato che ha raccontato di sequenze che l'hanno fatta sentire “molto a disagio” e di altre “violente”.
Le riprese “impegnative” del film si sono svolte nel 2001 e agli inquirenti alcuni membri del cast e della produzione hanno descritto il loro “disagio” per il comportamento di Christophe Ruggia sul set. “Invasivo”, “spostato”, “la mano sulla coscia” della giovane attrice, “cose al collo”, lei che “si siede sulle sue ginocchia”. "Non va bene, sembravano una coppia, non è normale", ha detto addirittura uno sceneggiatore del film. Gli abusi sessuali veri e propri, denunciati da Haenel e contestati da Christophe Ruggia, sono iniziati poco dopo.
I sabato pomeriggio a casa del regista
Inizialmente con il pretesto di "promuovere" il film, trascorreva praticamente ogni sabato pomeriggio a casa del regista, quando era in terza e quarta elementare, e la scena – descritta ai giudici – era sempre la stessa: sul divano, cominciava ad accarezzarle le cosce, saliva “come niente”, la toccava nelle parti intime o il petto, "respirava affannosamente" e "mi baciava il collo", racconta. “E io mi irrigidivo, mi rannicchiavo in un angolo del divano – ha aggiunto arrabbiata –. Quando pensava che stessi resistendo troppo, mi guardava e diceva: 'cosa c’è?’, e continuava”. Prima di riportarla dai genitori, le dava una “merenda”: biscotti e una bevanda all'arancia.
Sul banco dei testimoni sembra quasi rivivere quegli eventi, stringe i denti, il viso scosso più volte da tic nervosi. “Ogni volta preparava il suo spuntino preferito – continua l’accusa –. Disse che l'aveva creata lui”, che “l'amava, che gli altri non potevano capire, che non aveva avuto fortuna ad innamorarsi di lei, che era adulta nel corpo di una bambina”.
Il regista nega tutte le accuse: “Bugie ricostruite a posteriori”
È stata la stessa Haenel a “chiedere di venire” a casa sua, ha ribattuto Ruggia dal banco degli imputati. I due “parlavano di cinema, chiacchieravano, il più delle volte passavamo un'ora o un'ora e mezza davanti agli scaffali di DVD”. E ha dichiarato che Haenel “ha ricostruito le cose, può aver reinterpretato” le interazioni come sessuali. Secondo lui “Doveva esserci un #MeToo francese e mi è caduto addosso”, ha dichiarato l'ex capo del sindacato dei registi che oggi ha 59 anni, definendo le accuse “pure bugie”.
“Ho capito che il film era doloroso per Adele, che era scioccata dalle riprese”, ha ammesso il regista davanti alla corte, aggiungendo di aver avuto lo stesso “rapporto” con il protagonista maschile del film, anche lui un bambino. E alla domanda del giudice sul perché Heenel si sarebbe dovuta accanire proprio contro di lui risponde: “Deve essersi radicalizzata”. “Guardate cosa ha fatto negli ultimi cinque anni. Ha iniziato con me, poi ha vinto i premi Cesar con Polanski, arrivando fino a dire che ‘ogni ministro del governo è uno stupratore’”, ha affermato un Ruggia visibilmente irritato. Nel 2020, Haenel ha abbandonato la cerimonia di premiazione dei Cesar per protestare contro il premio assegnato al regista Roman Polanski, ricercato negli Stati Uniti per stupro di minore.
Il sostegno alla vittima: “Non sei sola”
Mentre la prima udienza del processo era in corso, circa 50 persone, soprattutto donne, si sono radunate fuori dal tribunale, gridando: “Adele, noi ti crediamo. Stupratori, vi vediamo”. Hanno portato cartelli con slogan come: “Adele, non sei sola”. L’attrice ha detto addio all'industria cinematografica l'anno scorso, per quello che ha definito un atteggiamento compiacente nei confronti dei predatori sessuali. Basti pensare a quanto accade a una leggenda del cinema come Gerard Depardieu, 75 anni, che sarà processato a marzo con l'accusa di aver aggredito sessualmente due donne, mentre l'attrice Judith Godreche ha dichiarato quest'anno che altri due registi francesi - Benoit Jacquot e Jacques Doillon - hanno abusato sessualmente di lei quando era adolescente.