
La proposta di matrimonio in aereo della hostess Veronica Rojas alla compagna Alejandra Moncayo
Una proposta di matrimonio in volo. È la scena accaduta sull'aereo della Alaska Airlines quando l'assistente di volo Veronica Rojas si è inginocchiata chiedendo in sposa la sua fidanzata. Una proposta alla quale la giovane Alejandra Moncayo non ha esitato rispondendo subito di sì.
L'amore ricambiato delle due future spose
Veronica Rojas, hostess da due anni presso l’Alaska Airlines, aveva progettato tutto nei minimi dettagli e infatti i suoi colleghi erano suoi complici. La donna ha aspettato che il velivolo atterrasse all’aeroporto di Los Angeles per farle la proposta di matrimonio di fronte a tutti i passeggeri. Veronica ha deciso di chiederle la mano proprio a giugno perchè si tratta del mese del Pride. L’aereo è infatti stato allestito con delle decorazioni chiamate “Pride in the Sky“.La compagna di Veronica si chiama Alejandra Moncayo e le due donne sono fidanzate da 2 anni. Si sono conosciute proprio a Los Angeles, dove è stata fatta la proposta di matrimonio. Una volta che l’aereo è giunto al Gate, prima che potessero scendere tutti, Veronica ha preso il microfono ed ha dichiarato il suo amore alla compagna chiedendole la mano. Il sì di Alejandra è arrivato senza esitazioni di fronte al personale di bordo e ai passeggeri visibilmente emozionati.
La giovane hostess ha poi confessato che la fidanzata era intenzionata a farle la medesima proposta proprio una volta atterrate a Los Angeles, città che aveva fatto da sfondo al loro amore. https://youtu.be/TtRbPrCY8vo
Giugno è diventato ufficialmente il mese del Pride da quando negli Stati Uniti il presidente Bill Clinton lo ha riconosciuto per la prima volta nel 1999. Tutto cominciò quando otto poliziotti (dei quali solo uno in uniforme) entrarono nello Stonewall Inn, un bar gay in Christopher Street, nel Greenwich Village, un quartiere del distretto di Manhattan a New York. Il verbale dell’epoca recita che non tutti vennero arrestati in quel bar, ma solo “coloro i quali si trovavano privi di documenti di identità, quelli vestiti con abiti del sesso opposto, e alcuni o tutti i dipendenti del bar". Ai tempi le incursioni della polizia nei bar gay e nei night club erano frequenti. Ma quella notte passò alla storia perché tale incursione provocò un moto di ribellione da parte degli avventori, i quali reagirono contro il raid dichiaratamente discriminatorio. Da qui all’organizzazione del pride il passo è stato breve. A Chicago il 27 giugno 1970, l'associazione Chicago Gay Liberation organizzò una marcia che partiva da Washington Square Park per arrivare al Richard J. Daley Center Venne scelta quella data per ricordare i moti di Stonewall dell’anno precedente ma anche per ottenere più visibilità dal momento che era un sabato (l’ultimo sabato di giugno) e quindi sarebbe stata più forte la presenza del pubblico ai negozi di Michigan Avenue, che avrebbero notato un gruppo di persone in marcia per i propri diritti. Da qui in poi, in tutto il mondo venne scelto l’ultimo sabato di giugno per organizzare le parate. Lo stesso giorno venne realizzata una parata a New York (la "Christopher Street Liberation Day"). Del comitato organizzatore fece parte anche e soprattutto Brenda Howard, una donna bisessuale, che ebbe un ruolo decisivo nel lavoro di coordinamento e preparazione, tanto da essere considerata, per il ruolo decisamente carismatico, "la madre del Pride". Proprio da questa attestazione va rintracciata la trasformazione del termine "pride" nel corso degli anni. Nella sua forma originale, la parola "pride" aveva una connotazione negativa, intesa come “presunzione” o “superbia”. Solo grazie ad attivisti come la Howard, Robert A. Martin Jr. e L. Craig Schoonmaker, che nel 1970, associando la parola "Pride" alle manifestazioni successive agli scontri di Stonewall, la trasformarono in “rispetto di sé”, “orgoglio”, per sfidare in modo definitivo il bigottismo e l’odio contro la comunità LGBTQIA+.