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Addio al mito della sessualità precoce: l'età della prima volta 'sale' a 17 anni per tutti, maschi e femmine

Secondo un'indagine del Censis, i giovani sono a conoscenza dei rischi e delle malattie sessualmente trasmissibili. Ma i ragazzi faticano a bussare alla porta dell'andrologo

di MAURIZIO COSTANZO -
18 agosto 2022
Nicolas Vaporidis e Cristiana Capotondi in una scena di "Notte prima degli esami"

Nicolas Vaporidis e Cristiana Capotondi in una scena di "Notte prima degli esami"

L’età della prima volta tra i giovanissimi negli ultimi tempi è diventata sempre più precoce, o perlomeno è stato così fino a questo momento. La gioventù dei nostri giorni inverte invece questa storica tendenza, e altro che 14 anni: l'asticella è salita di tre anni per tutti senza distinzione, maschi e femmine. Il primo rapporto sessuale completo i giovanissimi italiani hanno dichiarato infatti di averlo in media intorno ai 17 anni. Solo una scarsa percentuale, pari al 19,8%, ha dichiarato di aver perso la verginità prima dei 16 anni.
L’età della prima volta 'sale' a17 anni

L’età della prima volta 'sale' a17 anni

Dunque, quello della sessualità precoce, dati alla mano, sembra un mito a tutti gli effetti oramai superato. Ma c’è di più: che la situazione sia molto cambiata rispetto agli anni scorsi lo dimostra un altro dato, secondo il quale è risultato evidente un recupero del gender gap tra ragazzi e ragazze nell'approccio al primo momento passionale. In pratica, guardando alla fotografia scattata dalla ricerca riguardo a "Conoscenza e prevenzione del Papillomavirus e delle patologie sessualmente trasmesse tra i giovani in Italia", oramai non esiste più, o quasi, differenza di genere nell’approccio all’intimità. Secondo quanto emerso dalla ricerca realizzata dal Censis l’età della 'prima volta' è diventata infatti molto simile per tutti, attestandosi sui 17,5 anni per i maschi e i 17,3 anni per le femmine.
L'età media della prima volta è 17,5 anni per i maschi e i 17,3 anni per le femmine

L'età media della prima volta è 17,5 anni per i maschi e i 17,3 anni per le femmine

I giovanissimi italiani hanno inoltre dimostrato di essere a conoscenza dei rischi e delle malattie sessualmente trasmissibili connessi ai rapporti intimi, qualora non si adottino adeguate precauzioni. Quasi la totalità degli intervistati, nella fascia d'età tra i 12 e i 24 anni, ben il 93,8%, ha dichiarato di essere a conoscenza che il pericolo numero uno è rappresentato da infezioni e patologie trasmesse col contatto intimo, di cui in genere ha sentito parlare. Al primo posto, la patologia che è stata maggiormente citata, dall’89,6% degli intervistati, è l'Aids, mentre le altre non sembrano essere così note a livello di sintomi, conseguenze e prevenzione: solo il 23,1% del campione ha infatti indicato la sifilide, il 18,2% la candida, il 15,6% il Papilloma Virus e percentuali ancora minori, che si attestano addirittura tra il 15% e il 13% dei giovani, è informato su che cos’è e cosa comportano la gonorrea, le epatiti e l'herpes genitale.
I giovani italiani sono a conoscenza dei rischi e delle malattie sessualmente trasmissibili

I giovani italiani sono a conoscenza dei rischi e delle malattie sessualmente trasmissibili

Ma dove ricevono le informazioni i giovani riguardo ai rischi connessi ai rapporti intimi e su come prevenirli? Per la maggior parte, nell’epoca dei social, sono i media a occupare un ruolo centrale nell'informazione, utilizzati per documentarsi dal 62,3% del campione. La scuola è invece stata citata come canale privilegiato di informazione e approfondimento solo dal 53,8% dei giovani. Ovviamente in questo caso sono risultate differenze tra le diverse aree del Paese: i giovani del nord hanno maggiormente messo la crocetta su questa opzione rispetto a quelli del sud. Si predilige dunque far riferimento a canali più alla portata di mano rispetto a quelli scientifici, si bussa cioè ancora con troppa fatica alla porta di studi di professionisti. Ed è questo il dato più preoccupante emerso dell'indagine: solo il 9,8% dei giovanissimi ha detto di fare rifermento a medici e farmacisti. Le ragazze a un certo punto della loro vita entrano per forza di cose in contatto con la ginecologa, come spiega il presidente della Società Italiana di Endocrinologia, Andrea Lenzi: "Resta molta diffidenza da parte dei giovani nei confronti dell'andrologo. Molti non lo conoscono, la maggior parte ritiene di non averne bisogno. Culturalmente non sono abituati a considerare la possibilità che anche i maschi possano essere interessati da patologie che riguardano il sesso. Dobbiamo sviluppare maggior informazione ed educazione".