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Home » Attualità » Solidarietà, consegnati 1.195 Salvamamme Kit Care. E centomila euro di beni a chi è in difficoltà

Solidarietà, consegnati 1.195 Salvamamme Kit Care. E centomila euro di beni a chi è in difficoltà

La presidente dell'associazione, Grazia Passeri: "La malattia rende fragili. Cerchiamo di rispondere in modo empatico ai bisogni delle persone"

Barbara Berti
13 Gennaio 2023
Successo per il progetto “Salvamamme Kit Care. Quando il necessario è indispensabile”

Successo per il progetto “Salvamamme Kit Care. Quando il necessario è indispensabile”

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“Salvamamme Kit Care. Quando il necessario è indispensabile” si chiude con un bilancio più che positivo. Il progetto di solidarietà, finanziato dalla Regione Lazio con le risorse del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha avuto l’obiettivo di fornire alle persone in difficoltà – segnalate dalle strutture ospedaliere, dai centri di ricovero e dalla rete di servizi pubblici e privati, ricoverate o in dimissione – beni di prima necessità e servizi. Complessivamente 1.195 i kit consegnati: 184 Kit Care per le persone anziane, 435 “Cicogna e Bimbi’”, 244 per le donne vittime di violenza, 176 “Back Home’” per una dignitosa dimissione e un rientro a casa in sicurezza, 154 “Ucraina” per i rifugiati.

Successo del progetto “Salvamamme Kit Care. Quando il necessario è indispensabile”
Successo del progetto “Salvamamme Kit Care. Quando il necessario è indispensabile”

Tutti i casi sono stati segnalati dall’importante rete di associazioni collegate al progetto: in particolare il 70% delle richieste arrivano da aziende ospedaliere e dagli enti pubblici come l’Umberto I, il San Camillo, il Sandro Pertini, il Fatebenefratelli, il Sant’Eugenio, il Bambin Gesù e altri. Sono stati donati oltre 100.000 euro di beni durante i 12 mesi di progetto, iniziato il 15 gennaio 2022. “Siamo andati ben oltre i numeri che ci eravamo prefissi, ma sempre attenti a rispondere in modo empatico e concreto alle persone che spesso hanno vissuto il momento più difficile della propria vita. Perché la malattia rende fragili” dichiara Grazia Passeri, presidente del Salvamamme. E aggiunge: “Non possiamo che ringraziare Giovanna Guercio, presidente nazionale delle Soroptimist, Fulvia Mazzuoli, presidente del club Roma Tre e la past president, Paola Boni, presenti con il loro service, e che, anche a progetto concluso, continueranno a sostenere le cure di tre dei bambini che hanno situazioni gravissime”.

"Salvamamme" ha consegnato 1.193 kit di prima necessità e 100.000 euro di beni per le persone in difficoltà
“Salvamamme” ha consegnato 1.193 kit di prima necessità e 100.000 euro di beni per le persone in difficoltà

Un progetto che racconta centinaia di vite, centinaia di storie. Come quella di Amina “che perseguitata dal compagno, avanti nella gravidanza, è in fuga, travestita da uomo e arriva all’associazione dal Fatebenefratelli – fanno sapere dal ‘Salvamamme’ -. Non ha niente, solo il suo terrore. Le portiamo il kit, ma oltre quello per lei anche una carrozzina, il corredino e tanto altro”. Altra situazione difficile, altro intervento dell’associazione: “Zia Tina, la vecchietta delle favole che spesso invia video commuoventi, le viene consegnato il kit in una giornata di agosto al Sant’Andrea, si muore di caldo e lei ha un’allergia tremenda a tutto ciò che non sia mussola e cotone leggero. Commovente la sua felicità di ricevere camicie da notte impalpabili e tanto altro”. Tra le altre storie, “Salvamamme” ricorda con emozione il “bimbo con mille patologie arrivato in associazione in braccio alle sorelline dopo che la sua mamma è morta di parto. Oltre al kit ha bisogno di un passeggino posturale estremamente costoso – racconta –. Subito è scattata una catena di solidarietà che nel momento delle sue dimissioni dal Bambin Gesù gli fa trovare questo indispensabile supporto”.

Al centro Grazia Passeri, presidente del Salvamamme (Facebook)
Al centro Grazia Passeri, presidente del Salvamamme (Facebook)

Tra le tante ucraine nel cuore dell’associazione e di tutti i suoi volontari “rimane Eugenia, che arriva a Roma perché lì non si può più curare il suo cancro avanzato. Le viene preparato tutto il necessario, tradotta la cartella clinica mentre è in viaggio, e in tempo reale viene accolta a braccia aperte dall’Umberto I e dal professore Enrico Cortesi che la prende immediatamente in cura”. Alcuni kit sono andati ai senza fissa dimora, “richiesti dalle assistenti sociali del Sant’Eugenio” spiega l’associazione dicendo che sono serviti “prima delle dimissioni perché gli stracci con cui sono entrati sono stati gettati in quanto antigenici”. Fondamentali, infine, gli eventi di inclusione organizzati dall’associazione insieme al Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato, “che con amore e dedizione hanno costruito momenti dedicati per i fragilissimi bambini usciti dagli ospedali, ponendo grande attenzione alla loro salute”.

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  • “The Last of Us”, il videogioco, è diventato serie tv, l’attesa è finita ma non le polemiche che riguardano Bella Ramsey. 

Già apprezzatissima dalla critica internazionale e italiana, la serie racconta una storia che si svolge vent’anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, un sopravvissuto, viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere. Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e l’astro nascente britannico Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. E proprio sull’attrice 19enne che si sono concentrate diverse polemiche da parte dei fan più accaniti del videogame.

In particolare, le accuse rivolte alla giovane attrice riguardavano l’aspetto estetico visto che non è l’esatta copia della Ellie che i fan sono abituati a vedere nel videogioco dove la protagonista ha il volto dell’attrice Ashley Johnson. I commenti cattivi hanno influenzato non poco l’autostima di Ramsey. 

“È la prima volta che reagisco così male a una cosa del genere. Ci sono state volte in cui l’ho trovato divertente. Ma stavolta, alla fine di 10 minuti in cui non avevo fatto altro che leggere queste cose sui social, mi sono ritrovata a mettere giù il telefono, dopo aver capito che forse non era stata una buona idea. Solo recentemente ho accettato di essere Ellie, di poter interpretare questo personaggio e di essere una brava attrice, ma so già che tutto questo durerà qualche settimana e poi penserò di nuovo di essere terribile”.

Inoltre, proprio come nel videogioco, Ellie è dichiaratamente lesbica. Nella realtà, l’attrice britannica ha recentemente parlato di identità di genere, asserendo di essere “non binaria”. 

“Immagino che il mio genere sia sempre stato molto fluido. Qualcuno potrebbe chiamarmi utilizzando ‘lei’ o ‘lui’ e io non ci penserei. Sono solo una persona, essere di un genere precisonon è qualcosa che mi piace particolarmente."

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #thelastofus #bellaramsey
  • “Mi tremano le mani: per la prima volta in tribunale è stato riconosciuto il peso specifico della discriminazione di genere all’interno di un rapporto di lavoro”. Parola di Giovanna Cristina Vivinetto, docente e poeta transessuale che nel 2019 era stata licenziata dall’istituto paritario Kennedy di Roma. 

Quella scuola l’aveva assunta e licenziata dopo tre settimane nel 2019, ma oggi il giudice ha “riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato”. Già nel 2019, sempre sui social, la professoressa sfogava il suo rammarico. 

“Mi hanno detto che spiego male e sono indietro col programma. Ma probabilmente c’entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto” denunciava la professoressa riportando le motivazioni del licenziamento seguito “a tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39”.

Adesso il Tribunale è dalla parte di Giovanna Cristina Vivinetto. “Ho vinto. Abbiamo vinto. Un varco è stato aperto ed è da qui che possiamo fare entrare la luce. Sono una docente degna di rispetto. Sono una donna transgenderdegna di rispetto. Come dovrebbe essere in ogni caso. Sta a noi decidere in quale direzione cambiare la nostra società. Starò sempre dalla parte di chi lotta ogni giorno per i propri diritti, per non vederseli più calpestare”. 

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #discriminazione #genderrights
  • 🕸Si chiama Mattia Villardita, ha ventinove anni e lavora come impiegato logistico portuale a Vado Ligure, in provincia di Savona. Ma è quando si infila il costume e copre il suo volto con quella maschera che, da generazioni, incanta e fa sognare migliaia di bambini in tutto il mondo, lui diventa Spiderman. E, come il vero supereroe della Marvel, anche Mattia dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri della sua città, ma anche di tutti gli altri ospedali d’Italia. 

“Quando la situazione lo consente entro dalla finestra, piuttosto che dalla porta. Nel corso degli anni passati nelle corsie ospedaliere a fianco dei bambini affetti dalle peggiori patologie, ho aumentato e migliorato le mie attività facendo esperienza. Cerco di portare stupore e distrazione all’interno di realtà grigie, tristi e noiose come le stanze degli ospedali.”

"Fino all’età di ventidue anni ho subito diversi interventi chirurgici. Da bambino volevo fare il calciatore, lo stuntman oppure il militare, come papà. Ma purtroppo, per ovvi motivi, non ci sono riuscito. Il calcio ho dovuto abbandonarlo perché, pur giocando con con un grosso rialzo nella scarpa, non reggevo i ritmi degli allenamenti. Diventare stuntman neanche a pensarci, secondo i miei dottori, e la carriera militare è stata stroncata sul nascere dal fatto che non superavo le visite mediche militari. Alla fine il destino ha scelto per me, e non poteva scegliere niente di meglio. Da quando ho iniziato a fare il volontario ci metto tutto me stesso, e posso dire di essere nato per diventare quello che sono”.

La gioia di chi riesce a far sorridere nella sofferenza. ✨

Intervista a cura di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #spiderman #mattiavillardita
  • Addio a Gina Lollobrigida, grande protagonista del cinema italiano. Era nata a Subiaco il 4 luglio del 1927, aveva quindi 95 anni compiuti. 

Lo scorso settembre Gina Lollobrigida era stata dimessa dalla clinica dove era stata ricoverata per una caduta che le aveva causato la frattura del femore per cui aveva anche subito un
“Salvamamme Kit Care. Quando il necessario è indispensabile” si chiude con un bilancio più che positivo. Il progetto di solidarietà, finanziato dalla Regione Lazio con le risorse del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha avuto l’obiettivo di fornire alle persone in difficoltà - segnalate dalle strutture ospedaliere, dai centri di ricovero e dalla rete di servizi pubblici e privati, ricoverate o in dimissione - beni di prima necessità e servizi. Complessivamente 1.195 i kit consegnati: 184 Kit Care per le persone anziane, 435 “Cicogna e Bimbi'”, 244 per le donne vittime di violenza, 176 “Back Home'” per una dignitosa dimissione e un rientro a casa in sicurezza, 154 “Ucraina” per i rifugiati.
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Al centro Grazia Passeri, presidente del Salvamamme (Facebook)
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Tra le tante ucraine nel cuore dell’associazione e di tutti i suoi volontari “rimane Eugenia, che arriva a Roma perché lì non si può più curare il suo cancro avanzato. Le viene preparato tutto il necessario, tradotta la cartella clinica mentre è in viaggio, e in tempo reale viene accolta a braccia aperte dall’Umberto I e dal professore Enrico Cortesi che la prende immediatamente in cura”. Alcuni kit sono andati ai senza fissa dimora, “richiesti dalle assistenti sociali del Sant'Eugenio” spiega l’associazione dicendo che sono serviti “prima delle dimissioni perché gli stracci con cui sono entrati sono stati gettati in quanto antigenici”. Fondamentali, infine, gli eventi di inclusione organizzati dall’associazione insieme al Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato, “che con amore e dedizione hanno costruito momenti dedicati per i fragilissimi bambini usciti dagli ospedali, ponendo grande attenzione alla loro salute”.
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