“Preveniamo la violenza permettendo alle donne di affermarsi”

Psicologa e psicoterapeuta, è coordinatrice di Spazio donna WeWorld Pescara, l’ultimo ad essere stato aperto, degli 8 presenti sul territorio italiano, a novembre 2022

di MARIANNA GRAZI
9 dicembre 2024
Spazio Donna WeWorld

Spazio Donna WeWorld

Sono 8 in tutta Italia e l’ultimo ad essere stato inaugurato, il 23 novembre 2022 grazie anche alla preziosa collaborazione di Lines, è quello di Pescara: sono gli Spazio Donna WeWorld, centri dove sostenere l’empowermente femminile, la socializzazione, dove aiutare le vittime di violenza fisica, psicologica ed economica e supportare tutte coloro che hanno un’esigenza legata al mondo del lavoro e della società. Dopo aver raccontato la realtà di Bologna (leggi QUI), andiamo a scoprire Lo Spazio Donna di Pescara con Michela Leone, psicologa clinica e psicoterapeuta sistemico-relazionale, dal 2022 coordinatrice psicologa Weworld del centro. “Lo Spazio Donna un centro non utile ma necessario, dove la valenza è data proprio dalla relazione. Siamo tutti tante isole, nella società di oggi, ma come donne fatichiamo davvero a ritagliarci dei momenti per noi stesse e ad averne da condividere con le altre. E il rispecchiamento è fondamentale per darti ulteriori possibilità”.

Michela Leone
Michela Leone

Dottoressa, cosa fa e quali servizi offre uno Spazio Donna?

“Lo Spazio Donna è nato e si sviluppa all'interno del programma innovativo portato avanti dal’ong WeWorld, riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Questa da oltre 50 anni si occupa dei diritti degli esseri umani, delle donne, di bambini e bambine, porta avanti azioni per contrastare la povertà, la violenza, l'ingiustizia e per promuovere percorsi di sviluppo umano sostenibile. Lo Spazio Donna si inserisce all'interno di quella mission: è un centro di accoglienza, un luogo di incontro, di ascolto e di condivisione rivolto alle donne e ha come obiettivo principale l'empowerment femminile come via primaria per la prevenzione della violenza di genere. Qui si possono ricevere informazioni, orientamento, sostegno nell'ambito del lavoro e in generale del benessere psicologico, personale e familiare”.

In precedenza si occupava già di queste tematiche nel suo lavoro?

“Sì, ho un’esperienza decennale nell'ambito del contrasto alla violenza di genere, avendo lavorato nel centro Antiviolenza Donne di Ortona, dove ho cominciato a collaborare dal 2014. All’inizio come volontaria e attualmente ne sono la presidente e coordinatrice dell'équipe. Quando ho saputo dell'apertura a Pescara mi sono proposta. Come psicologa psicoterapeuta questo Spazio andava a collocarsi in un momento diciamo precedente a quello che ero solita vivere”.

Quindi un lavoro di prevenzione alla violenza?

“Diciamo che si lavora sull'empowerment femminile per provare in qualche modo a eliminare quelli che sono quegli ostacoli all’affermazione delle donne che poi entrano in gioco anche nelle situazioni di violenza. È necessario un cambiamento culturale e per questo puntiamo a offrire degli strumenti alle donne in maniera tale che possano lavorare su di sé, sulla propria identità, per avere un'indipendenza economica e lavorativa, perché questi sono tutti elementi che diventano poi dei fattori protettivi rispetto alle situazioni di violenza".

Chi sono i soggetti che si rivolgono al centro e cosa chiedono?

“In quello che è lo spaccato di Pescara e del territorio in cui siamo chi si avvicina sono prevalentemente donne, di un'età compresa tra i 18 e i 68 anni, con un circa un 30% di donne straniere nell'arco degli anni dal 2022 ad oggi. C'è stato un aumento anche di contatti di donne straniere immigrate, richiedenti asilo o meno. E la richiesta principale è di solito quella di sostegno psicologico.

Possiamo individuare due grandi contenitori. Da una parte la necessità di percorsi volti a ricostruire la propria autostima, a riflettere su di sé, ad affrontare delle particolari difficoltà o situazioni o, ancora, connessi alla genitorialità. Quindi gestire meglio le relazioni soprattutto lì dove ci sono donne che hanno figli minori. Poi c'è tutto il grande settore legato all'inserimento lavorativo o ad una riqualificazione professionale”.

C’è collaborazione con altri enti e servizi del territorio?

"Noi siamo in rete con i consultori, con l'ASL, con altre associazioni del privato piuttosto che enti pubblici come il servizio sociale del Comune, la Caritas, la Croce Rossa, il centro antiviolenza Ananke. Un lavoro in sinergia con il territorio. Anche perché sempre più spesso ci stanno arrivando richieste focalizzate sull'inserimento lavorativo che, comunque, alcuni servizi pubblici faticano a poter proseguire nel tempo. Si lavora in maniera complementare, fornendo tutti gli elementi che permettono di liberarsi da quello che può essere l'isolamento sociale, favorendo l'integrazione e potendosi spendere a livello di indipendenza economica. Vogliamo contribuire tutti al benessere personale e familiare della donna, per questo da noi facciamo un piano individuale di lavoro su ogni persona, anche se ci sono le consulenze di gruppo per quelle esigenze che sono comuni, come ad esempio quelle digitali, come si fa a creare lo Spid o come scrivere un curriculum efficace o ancora, per le straniere, sulla lingua italiana”.

Avete riscontrato differenze tra donne italiane e straniere? Intendo sia nel numero di accessi che nel tipo di richieste...

“Quando siamo partite avevamo esclusivamente italiane. Questo forse perché all'inizio c'era anche un pochino più timore da parte della donna straniera, tra la difficoltà di conoscere che cosa il territorio poteva offrire, la lingua e il timore di esporsi. Nell'ultimo anno abbiamo avuto invece un aumento di richieste da parte di questa fetta di popolazione. E questo perché ha avuto una grande forza il passaparola, quindi le donne straniere che arrivavano erano inviate dai servizi territoriali e poi tra di loro, all'interno delle delle varie comunità, si sono scambiate informazioni. Diciamo che ora un 30%, in crescita, sono donne immigrate”.

Quante persone lavorano all'interno di Spazio Donna Pescara?

“Siamo in tre: io, la dottoressa Clarissa Bruno e la dottoressa Caterina Ianniello. Abbiamo una formazione di base di psicologhe, poi in ambito psicoterapeutico e comunque abbiamo una nostra specificità che viene dai percorsi personali seguiti. Io non ho solo esperienza nel contrasto alla violenza di genere, quanto piuttosto nel rapporto con le azioni di prevenzione, nelle scuole. Ad esempio ho lavorato con i tribunali, con i minori in case famiglia... La dottoressa Bruno ha una particolare specificità nell'ambito del raccordo con gli adolescenti, con gli sportelli nelle scuole, con la questione dei disturbi alimentari, dell'immagine corporea e delle relazioni affettive tra ragazzi. E Caterina Ianniello invece ha tutto tutta una sua formazione legata molto al mondo dell'immigrazione, ha lavorato e collaborato con associazioni come On the Road, con gli Sprar”.

Come ci si può rivolgere a SpazioDonna?

“Intanto il centro si trova in via Aurelio Saffi 11 a Pescara, è aperto dal lunedì al venerdì, il lunedì mattina dalle 9 alle 13 e dal martedì al venerdì dalle 14 alle 19. Ci si può rivolgere sia in presenza, una donna può venire lì e trova sempre un'operatrice per una prima accoglienza, per avere informazioni o semplicemente per venire a vedere, sia contattandoci al numero 3456384554 o scrivendoci a [email protected]. A coloro che ci contattano facciamo fare un primo incontro di conoscenza per accogliere una richiesta o dare informazioni, e poi si decide insieme alla donna, che libera di scegliere, se intraprendere o seguire percorsi o fare richieste in base al bisogno del momento”.