Sarà l’avvicinarsi al 25 novembre, sarà che il tema della discriminazione e della violenza di genere è sempre attuale, in qualsiasi giorno lo si guardi o lo si affronti, ma erano davvero in tanti venerdeclinazioni dell’, tra passato e presente. eroismo
dì sera, 22 novembre, a Corpi elettrici, la rassegna di incontri ideata e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dedicata quest’anno alle moltepliciOspiti sul palco della chiesa di San Francesco un tavolo tutto al femminile: Marina Pierri, scrittrice e narratologa che ha dedicato il suo primo libro alle “Eroine” delle serie tv, Claudia de Lillo, conduttrice del programma di Rai Radio 2 Caterpillar AM che ha moderato la serata, e Chiara Tagliaferri, che insieme a Michela Murgia ha firmato il progetto editoriale “Morgana” per raccontare storie di donne esemplari, dalla forza dirompente e rivoluzionaria.
Chi sono le “Morgane” e le “eroine” delle serie tv
“Credo di aver capito da che parte stare quando ero solo una bambina – ha raccontato Chiara Testaferri –. A metà degli anni Ottanta i bambini restavano molto spesso da soli, davanti la televisione. Io stessa sono cresciuta guardando i cartoni animati giapponesi dove c’erano spesso ragazzini e ragazzine orfani, che non lottavano quasi mai per la felicità ma per la sopravvivenza. Guardando quei cartoni c’erano molte protagoniste femminili. Eroine, certo, ma avevano una vita piena di sacrifici e indossavano sempre stracci. Le cattive, invece, erano sempre molto belle, ben vestite e soprattutto, a differenza delle eroine che si facevano andare sempre bene tutto, erano arrabbiate”.
“Anche io da bambina ero molto arrabbiata – aggiunge l’autrice del progetto editoriale che in questi anni, soprattutto grazie al podcast, ha raccolto un enorme successo –. Ho avuto genitori molto timorosi, cresciuti con la convinzione che, se avessero desiderato poco, gli sarebbe stato tolto poco. Per loro avrei dovuto fare ragioneria, diventare una commercialista e sposare un avvocato. È stata la rabbia, e non l’amore, che mi ha permesso di capire che probabilmente le cattive dei cartoni animati erano più vicine a quello che desideravo diventare io. Non per forza cattiva, ma capace di scegliere la direzione che io stessa avevo desiderato per me.
Il passaggio tra le cattive e le Morgane è stato quindi molto naturale: ero stanca di avere intorno a me esempi edificanti. Anche le grandi donne che incontravo nei libri che leggevo, che ho anche molto amato, facevano sempre una brutta fine: penso a Madame Bovary, Anna Karenina, Nanà. Se c’erano delle donne che ottenevano del potere, l’amore, i soldi o quello che volevano, sicuramente morivano. Io invece volevo storie diverse, e con Michela Murgia le abbiamo trovate”.
“Non necessariamente l’eroina è buona, ma riesce a trasformare il mondo che ha intorno a sé prendendo delle decisioni – ha detto Marina Pierri – Molto spesso alle donne questo viene proibito, c’è spesso chi prende decisioni al posto loro. E questo porta anche agli orrori che sentiamo quotidianamente al telegiornale. Ciò che rende veramente eroine, è la capacità di decidere per noi stesse. Tante donne purtroppo restano anche dove stanno male. Le eroine vivono vite piene, non per forza perfette e invidiabili, ma le loro”.
Eroismo maschile e femminile: anche qui discriminate
Tra eroismo maschile e quello femminile, come diceva anche Michela Murgia, la differenza sta nelle azioni: un uomo, infatti, diventa eroe per ciò che ha fatto, mentre una donna eroina è spesso gentile, buona, premurosa. Quindi lo diventa perché è in un determinato modo, e non perché ha fatto qualcosa. “Le Morgane sono iniziate fatte di voci, poi sono diventate carta – ha detto Tagliaferri – Michela raccontava sempre che nella casa in cui è cresciuta, nella libreria c’era un’enciclopedia ‘per donne’ e un manuale per casalinghe. Queste vite che abbiamo provato a raccontare volevano in qualche modo riparare i danni fatti in passato, dando alle donne la possibilità di leggere anche altro, di uscire da schemi imposti”.
Fa l’esempio del personaggio che dà il nome al progetto: “Morgana, sorella di Re Artù, è fata finché cede i suoi poteri al fratello e ai cavalieri della tavola rotonda. Quando decide di tenerli per sé, per la società diventa automaticamente strega. Le donne sono sempre state considerate inferiori biologicamente, ci siamo viste togliere i diritti sociali per secoli, siamo state invisibili per millenni e chiamate ‘la maggioranza oppressa’. Quello che le donne hanno fatto, non ha mai generato permanenza. Abbiamo fatto cose straordinarie, ma è come se non fosse stata tenuta traccia. Sui giornali, spesso, le donne perdono il nome anche quando vengono uccise – aggiunge amareggiata –. Molte scrittrici hanno dovuto cambiare o ghigliottinare il proprio nome sulle copertine perché avrebbero venduto meno. Ci è sembrato importante dare una toponomastica a donne che erano sorelle ma in realtà figlie uniche, spesso costrette ad accettare abusi e violenze. Con le Morgane abbiamo cercato di ridare spazio a chi quello spazio se lo è visto togliere”.
“Non basta essere donne per essere femministe e non basta essere uomini per essere maschilisti – ha aggiunto – Ci sono molte donne che decidono di utilizzare modelli comportamentali maschili quando riescono ad ottenere ruoli di potere. Vediamo, ad esempio, la nostra presidente del consiglio che si ostina a voler essere chiamata ‘il presidente’. Sono tante le donne che lo fanno, ma per fortuna abbiamo anche modelli diversi. Beyoncè, che ha una vera e propria azienda, ha deciso di avere accanto a sé solo giovani donne, spesso discriminate”.
"Quando una donna di potere esercita potere – spiega –, solitamente gli aggettivi che vengono usati per descriverla sono sempre negativi: isterica, mestruata, aggressiva. Gli stessi aggettivi non vengono utilizzati per un uomo, se un maschio è aggressivo, infatti, è forte. La stessa Beyoncè, ha detto alle giovani ragazze di essere potenti e di brillare, mentre si è rivolta ai ragazzi dicendo di essere fieri della loro fragilità. Parole potenti perché per un uomo è difficile sentirsi sempre in dovere di essere un eroe, c’è sempre una chiamata alle armi. Gli uccelli, quando creano uno stormo, sono invincibili. Diventano un unico grande uccello e i predatori non attaccano per timore. Le donne sono così, o almeno dovrebbero farlo per combattere il sistema patriarcale. Si può fare”.
Donne over e denaro
Durante la serata si è parlato anche di età e di soldi. Del denaro, infatti, le donne difficilmente se ne occupano: in borsa, ad esempio, le donne sono considerate addirittura portatrici di iella. “Ci sono tantissime serie tv al mondo in questo momento – ha commentato Marina Pierri – Le donne di potere però sono molte poche, e sono rare quelle che superano i trent’anni. Fino a qualche anno fa l’unica donna ‘over’, potente, non legata sentimentalmente a qualcuno e protagonista di una serie era La Signora in giallo. Oggi le donne ‘over’ sono ancora un tabù, e le donne giovani con potere sono sempre bollate come ‘perfide’. Hacks è una bella serie tv: la protagonista è una donna di 70 anni ed è unica, perché non ce ne sono altre. Le donne purtroppo sono considerate come gli yogurt, dopo i trenta scadono e cessano di essere interessanti per la società ma anche per l’industria dell’intrattenimento. Non è così, ovviamente. Eppure, è difficilissimo vederle protagoniste. La donna non può invecchiare, deve essere sempre perfetta. Dobbiamo essere eroine, ma anche belle, sempre”.
“Durante la pandemia sono state licenziate oltre 101mila persone e 99mila erano donne – ha aggiunto Testaferri – Questo perché le donne, che solitamente guadagnano meno di un uomo e fanno più lavori part time, sono anche coloro che devono badare alla famiglia. Se c’è da fare un taglio, le donne sono sempre scelte per prime. Il caregiver della famiglia è sempre la donna: il 75% del lavoro di cura gratuito è sempre fatto da una figura femminile. Secondo alcuni studi, se mettessimo insieme il fatturato non retribuito delle donne di tutto il mondo in un anno, otterremmo centinaia di migliaia di dollari. Cifre astronomiche. Pochi uomini sanno di che cosa si parla quando si nomina il ‘carico mentale’. Una donna, appena nasce, sa che si dovrà occupare della cura dei propri cari e della casa sacrificando la propria carriera. Non è così. Sono i soldi oggi il vero tabù, molto più del sesso. Dobbiamo imparare a scegliere dove vogliamo e non vogliamo stare. Oltre il 60% delle violenze avviene in casa. Durante la pandemia, quando ci dicevano di restare a casa perché era l’unico luogo sicuro, per molte è stato un inferno. I soldi permettono di autodeterminarsi e, spesso, di scappare”.