Teheran, mullah la rimprovera per l’hijab e lei gli toglie il turbante. La ribellione è virale

Il coraggio di una giovane iraniana, ripreso e diffuso in rete, accende i riflettori sulla lotta contro l’oppressione del regime iraniano. I social media trasformano proteste locali in messaggi globali, chiamando la comunità internazionale ad agire

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
7 gennaio 2025
Un frame del video diventato virale, dove una ragazza iraniana si ribella a un mullah

Un frame del video diventato virale, dove una ragazza iraniana si ribella a un mullah

Ancora una volta dall’Iran giungono notizie che scuotono le coscienze di chi, dall'Occidente, osserva con apprensione le continue violazioni dei diritti umani. Dopo l’incarcerazione della giornalista Cecilia Sala, rinchiusa in una cella fredda e privata della dignità, un nuovo episodio di ribellione ha acceso i riflettori su un regime che tenta con ogni mezzo di reprimere il dissenso, ma che vede crescere una resistenza coraggiosa e determinata.

All’aeroporto di Teheran, una giovane iraniana ha reagito con forza a un mullah (termine per indicare un cultore della teologia dell’Islam) che le aveva rimproverato di non indossare correttamente il velo. La risposta della ragazza è stata immediata: si è avvicinata all’uomo, gli ha strappato il turbante, lo ha srotolato e lo ha indossato, protestando e urlando tutta la sua indignazione. Un gesto simbolico, carico di significato, che testimonia il desiderio di libertà di una generazione stanca di vivere sotto la morsa dell’oppressione e bramante di futuro.

L’episodio è stato ripreso da alcuni passeggeri presenti e condiviso online dalla giornalista Masih Alinejad e dall’associazione Femme Azadi. In poche ore, il video è diventato virale, facendo il giro del mondo e portando all’attenzione globale una realtà che troppo spesso viene ignorata o sottovalutata. Questa è la potenza dei social network: trasformare un momento di ribellione in un messaggio universale, amplificando le voci di chi lotta per la propria libertà e dando loro un’infrastruttura per raggiungere milioni di persone.

Tuttavia, anche questa volta la protesta non ha avuto un lieto fine. La giovane donna è stata arrestata, un destino che accomuna molte di coloro che hanno avuto il coraggio di opporsi a un sistema che vorrebbe cancellare l’identità femminile. Ogni arresto, però, alimenta la consapevolezza internazionale dell'urgenza di un cambiamento. Le immagini di queste ribellioni, diffuse capillarmente attraverso i social, non sono soltanto testimonianze: sono strumenti di lotta, catalizzatori di solidarietà e mezzi per rendere mainstream un messaggio di resistenza che non può più essere ignorato. 

La comunità internazionale ha il dovere di supportare queste donne coraggiose, non solo con dichiarazioni di solidarietà, ma attraverso azioni concrete. I social media stanno facendo la loro parte, creando una rete globale che permette a questi episodi di essere conosciuti e discussi ovunque. La speranza è che il coraggio di queste donne possa finalmente tradursi in un cambiamento reale, a partire dalla liberazione di Cecilia Sala e di tutti i prigionieri politici. In un mondo sempre più interconnesso, non possiamo permettere che queste immagini rimangano solo simboli: devono diventare motori di un’azione collettiva, un richiamo costante a combattere per la libertà e la giustizia, ovunque esse siano negate.