Quando nasce un figlio con disabilità, ce lo hanno insegnato i tantissimi genitori che ci hanno raccontato la loro storia, il pensiero, oltre che all'assistenza immediata, va inevitabilmente anche al futuro. Mamme e papà non sono eterni, ovviamente, ma spesso si trovano a dover pensare non solo a come gestire gli anni che restano, ma anche quelli che verranno dopo di loro, per garantire una speranza a quei ragazzi e ragazze che non hanno l'autonomia e l'indipendenza necessaria a causa delle loro difficoltà. È quello che, comunemente, viene chiamato "dopo di noi".
La storia di Marta con la Sindrome di Down
Marta è nata con la Sindrome di Down. "Una ragazza straordinaria" la descrivono i suoi genitori, che per lei hanno fatto qualsiasi sacrificio possibile: la mamma per seguirla ha dovuto lasciare il lavoro, mentre il papà , artigiano di una piccola azienda con delle quote societarie e qualche immobile, ha stipulato una polizza assicurativa solo per gli infortuni. Ma cosa andrebbe in caso di morte improvvisa? Il suo consulente è chiaro: non sarebbe prevista alcuna copertura. Alex D’Alessandro, consulente finanziario e patrimoniale spiega che "se il papà non facesse testamento e gli dovesse accadere qualcosa, ci sarebbero due problemi: il 50% di tutto il patrimonio verrebbe ‘congelato’, vincolato alla gestione di un giudice tutelare e, la moglie casalinga, senza reddito, non avrebbe garanzie. Scrivendo due righe, invece, facendo testamento, tutela la moglie, ma soprattutto, in maniera indiretta, la figlia Marta che ne ha bisogno”.Come tutelare il patrimonio familiare per assicurare un futuro ai figli con disabilità?
Ci sono tanti, tantissimi esempi concreti in Italia che, come la storia di Marta, ci servono a capire le conseguenze di una scelta non fatta. Allora come tutelare un figlio disabile provando ad assicurargli una protezione per il futuro? Perché purtroppo, pur essendo, quella italiana, una società che mira all'inclusione e sta anche facendo passi importanti - a partire dal settore privato, più aperto alla cultura della D&I - per garantire tutte le opportunità (educative, lavorative e così via) anche a chi vive con delle difficoltà, non tutte queste persone potranno essere autonome e indipendenti in un futuro, proprio a causa anche della gravità delle loro malattie o disabilità. Ma per fortuna le soluzioni ci sono e sono più di quelle che possiamo immaginare. L’importante è pianificare sin da subito una strategia. “Ogni persona con un parente disabile – prosegue D’Alessandro - si trova di fronte a due possibilità: non fare nulla e subirne le pesanti conseguenze, con un patrimonio spesso disperso tra familiari lontani e quasi sconosciuti, oppure agire e decidere, nel presente, cosa succederà in futuro del proprio patrimonio. E non è sempre indispensabile fare riferimento a cose complesse, basterebbero almeno ‘due righe scritte bene’, su un foglio di carta bianca”. Per quanto sembri una cosa semplice, quasi scontata, i dati ci raccontano invece che in Italia fa testamento solo una piccolissima percentuale della popolazione, meno del 10% dei cittadini, contro il 50% dei nordeuropei, lasciando quindi decidere del proprio patrimonio allo Stato e al fisco.La legge "Dopo di noi"
Eppure gli strumenti per tutelarsi ci sarebbero, dicevamo. In primis quelli previsti nella Legge cosiddetta 'Dopo di noi'. "La legge 112 del 2016 ha introdotto diversi strumenti giuridici fondamentali - sottolinea il consulente - il trust, il vincolo di destinazione e i fondi speciali con affidamento fiduciario che possono andare anche a favore delle associazioni. Devono essere sottoscritti tutti con atto pubblico, cioè dal notaio, e consentono di avere l’esenzione totale dall’imposta di successione e donazione”. Al di là dei 'paroloni' e dei termini legali quasi incomprensibili per chi 'non mastica il burocratese', andiamo a vedere, passo passo di cosa si tratta:- Il trust, prima tra le opportunità di creazione di uno strumento per garantire la qualità della vita dei parenti (in questo caso i figli) disabili in assenza dei propri familiari, consiste nell’affidare i propri beni a una persona di fiducia che li controllerà nell’interesse del futuro beneficiario per un fine meritevole. "Nessuno potrà più toccare un euro di quel patrimonio - spiega D’Alessandro - e posso decidere in vita tutto il percorso che faranno i miei beni quando non ci sarò più”.
- Altra possibilità, ma più limitata, è quella del vincolo di destinazione che, però, riguarda solo i beni immobili e quelli mobili registrati, macchine, barche, navi e aerei. Non si può fare, insomma, vincolo di destinazione sul denaro.
- Ultima possibilità: i fondi speciali con affidamento fiduciario. “A differenza del trust – precisa l'esperto - cambiano i nomi e qui abbiamo: l’affidante, l’affidatario, il controllore e il beneficiario, ma la sostanza è la stessa. Pensiamo ad esempio se ci fosse un imprenditore di una società di persone (ad esempio una società in nome collettivo) con figlio disabile. Se l’imprenditore dovesse morire, e non avesse per tempo tutelato il patrimonio del figlio disabile, essendo socio di una snc risponderebbe anche con il proprio patrimonio personale. Verrebbe pignorato tutto e il figlio rimarrebbe nei guai a livello finanziario e personale”.