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Una voce amica per combattere la solitudine con l'ascolto. Per "Restituire loro dignità umana"

L'associazione Telefono Voce Amica Firenze sta per compiere 60 anni ed è la più antica d'Italia nel suo genere. “Ogni anno riceviamo in media 110mila chiamate da persone che si sentono sole e abbandonate"

di CATERINA CECCUTI -
23 novembre 2022
Diffondi una voce amica manifesto

Diffondi una voce amica manifesto

Ci sono volte in cui le quattro mura di una casa diventano una prigione fatta di solitudine e di abbandono. Una condizione fisica invalidante, l'età avanzata, persino il carattere - indisponente fino all'eccesso o magari aggressivo - possono essere alcuni dei motivi per cui una persona, ad un certo punto della propria esistenza, si ritrova completamente sola al mondo. È allora che ha bisogno di una voce amica. Disposta ad ascoltare qualsiasi cosa gli passi per la mente, poco importa se si tratti di discorsi filosofici o di una sciocchezza qualunque. In fin dei conti un amico, per potersi definire tale, deve essere disposto ad ascoltare tutto. Nel capoluogo toscano, da quasi sessant'anni, esistono volontari che mettono a disposizione la propria voce ma, soprattutto, la propria attitudine all'ascolto e alla condivisione, restando nel completo anonimato per offrire alle persone sole di tutte le età quella voce amica che stanno cercando. Senza la pretesa di risolvere i problemi di nessuno, a parte il fatto di poter contare, finalmente, su qualcuno disposto a concedere la propria attenzione e restituire dignità umana a chi l'ha perduta. Quello della socialità è un bisogno atavico cui nessuno può sfuggire, lo sanno bene i volontari dell'Associazione Telefono Voce Amica Firenze odv, che ogni anno ricevono circa 110mila telefonate di persone bisognose esclusivamente di essere ascoltate, soprattutto di notte, quando la solitudine si fa più pesante. Li si può contattare 365 giorni l'anno, festività comprese, allo 055.2478666.

Marco Lunghi, presidente dell'associazione Telefono Voce Amica Firenze

“I nostri volontari sono anonimi, così come le persone che ci chiamano – spiega Marco Lunghi, 75enne fiorentino, presidente dell'associazione che, a tutti gli effetti, è la più antica d'Italia nel suo genere -. E noi ascoltiamo chiunque, non importa quello che ha da dire, perché dietro alla cornetta c'è un essere umano, spesso in una condizione psicologica disagiata, che si porta dentro una grande sofferenza e dunque ha tutta la dignità di essere ascoltato. È questa la missione di Telefono Voce Amica Firenze: accogliere l'individuo, non l'argomento che ci porta. Siamo perfettamente consapevoli di non poter risolvere i problemi delle persone e neppure ci proviamo, perché non siamo specialisti. Ciò che abbiamo da offrire è una condizione empatica di condivisione, anche in caso le persone che ci chiamano presentino argomenti poco apprezzabili”. Presidente Lunghi, qual è il target di utenti che normalmente vi chiama? "Per esempio una persona invalida rinchiuso in casa, magari costretta su una sedia a rotelle, di cinquanta o sessant'anni, che non ha la possibilità di integrarsi nel mondo perché non possiede sufficienti mezzi economici. Oppure le persone anziane, che hanno perso il coniuge e si ritrovano completamente sole ad affrontare gli ultimi anni della propria vita. Altre volte si tratta di persone che chiamano a ripetizione per raccontare le stesse identiche cose con le medesime parole. In questi casi può non essere facile parlargli, ma si tratta di fenomeni ricorrenti che bisogna imparare a gestire. E se ci si sofferma a pensare che una persona chiama continuamente perché nella vita non ha altro da fare, ci si rende conto di quanto possa essere di aiuto semplicemente il fatto di starlo a sentire”. Quante linee attive avete? “Sono quattro, ma una deve rimanere sempre libera, perché la nostra mission è proprio quella di rispondere a tutte le chiamate che riceviamo. Dunque se i tre volontari di turno sono tutti contemporaneamente occupati in altre conversazioni, quando squilla il quarto telefono uno di loro mette in pausa la propria conversazione e risponde per chiedere gentilmente di richiamare più tardi. Ciò perché vogliamo che esista sempre e comunque un rapporto umano con l'utente, piuttosto che la risposta di una voce registrata. In molte occasioni è proprio questo a fare la differenza. Per esempio, di notte tanti soffrono di insonnia. È capitato che una signora anziana, incapace di prendere sonno, ci abbia chiamato diverse volte anche solo per sapere se rispondiamo, e prima di riattaccare ci ha detto 'Almeno so che, se ho bisogno, voi ci siete'”. Quale orario riuscite a coprire giornalmente? “Rispondiamo dalle 16 del pomeriggio alle 6 del mattino. Con i nostri volontari riusciamo a coprire turni di 4 ore diurni o di 6 ore notturni a testa. Quando entriamo in ufficio ci isoliamo dal mondo, è come se cambiassimo personalità. Diventiamo persone disposte alla massima accoglienza e disponibilità verso chiunque ci si rivolga, condizione questa che umanamente non potremmo sostenere nella vita normale o rispondendo da casa. In tutto abbiamo attualmente 72 volontari operativi. Il servizio è stato garantito ininterrottamente dall'ottobre del 1963, tranne che nel periodo del lock down, quando non era possibile raggiungere la sede”.
ache77 per voce amica

Manifesto dell'artista Ache77 per Voce Amica Firenze (@ache77stencilartist)

Come si diventa volontari della vostra associazione? “Tutte le informazioni su come contattarci si trovano sul sito www.voceamicafirenze.org. Comunque, per diventare nostri volontari bisogna frequentare un percorso di formazione della durata complessiva di sei mesi. Ne organizziamo soltanto uno all'anno, che si svolge da fine settembre a marzo, diviso in due momenti. Non ci piace definirlo 'corso', perché a tutti gli effetti non lo è. Nessuno si mette in cattedra ad insegnare, piuttosto generiamo occasioni di formazione basate sulla condivisione delle esperienze dei volontari di lunga data. Il primo modulo è costituito da undici incontri serali in presenza, di due ore ciascuno, durante i quali ci mettiamo in circolo e ascoltiamo due volontari più anziani e preparati al servizio. Vengono simulate le conversazioni telefoniche, di modo da far capire a tutti gli aspiranti quali sono i nostri valori e quali potrebbero essere le difficoltà che incontreranno quando risponderanno al telefono. È importante, infatti, verificare se il nuovo volontario abbia pregiudizi che potrebbero impedirgli di ascoltare tutti indistintamente, questo perché la nostra particolare caratteristica come 'telefono amico' è quella di ascoltare comunque tutti quanti, anche i casi più difficili e ostici da seguire. Al termine degli incontri si svolgono tre mesi di formazione personalizzata, dove gli aspiranti volontari non si ritrovano più tutti insieme ma vengono seguiti da tutor più esperti che li accompagnano personalmente. Chi riesce a completare la formazione (solitamente non più del 30-40% degli aspiranti) inizia a prestare servizio”. Perché in così tanti abbandonano? “Perché il nostro tipo di volontariato non è divertente, può essere faticoso e spesso e volentieri nessuno ti dice grazie. Anzi, nessuno sa neppure chi tu sia, perché noi non incontriamo mai dal vivo i nostri utenti, non sappiamo come si chiamano, dove abitano o quanti anni hanno. Tutto questo, a lungo andare, può non essere gratificante perché apparentemente si può avere la sensazione di non costruire nulla, ma non è così”. Qual è l'età media dei volontari? “Per gli uomini 58 anni, per le donne 55”.

Manifesto dell'artista Ache77 per Voce Amica Firenze (@ache77stencilartist)

E se dovesse indicarmi un fattore comune delle chiamate che ricevete? “Sicuramente sarebbe la solitudine, che però si declina in tanti modi diversi: quella materiale, come nel caso della classica persona anziana sola, oppure quella personale, cioè di chi non riesce a stabilire contatti umani con quanti lo circondano. Un esempio ne è chi ha un carattere indisponente o aggressivo. Ricordo una signora molto anziana che chiamava abitualmente, era intelligentissima e starla ad ascoltare era un piacere, ma aveva un carattere così aggressivo che nessuno voleva starle intorno, e si lamentava con noi perché era sempre sola. Chiunque chiami però può contare su una voce amica. Non ci sono limiti di tempo a una chiamata. Può durare venti minuti o un'ora, non siamo comunque mai noi ad attaccare, solo chi ci chiama decide quando interrompere il contatto. Durante la conversazione cerchiamo di offrire un ascolto attivo: non siamo solo un 'orecchio amico', ma una voce, dunque parliamo anche noi. Cerchiamo di interloquire sulla base di quello che ci viene raccontato, senza indagare oltre, ma facendo capire che siamo partecipi”. Vi sono capitati casi di persone che minacciano il suicidio? “Associazioni come la nostra nascono in Gran Bretagna nel periodo del dopo guerra, proprio come risposta all'emergenza dei tentati suicidi. Ma oggi non è più così. Io presto servizio come volontario da sedici anni e non ho mai ricevuto chiamate da qualcuno che minaccia di suicidarsi”. Come volontario anonimo in questi 16 anni ha dato molto alla causa, senza mai poter ricevere niente in cambio... “Invece ho ricevuto molto più di quello ho dato, perché sono entrato in contatto con tanta umanità. Ed è proprio questa, alla fine, la chiave della nostra missione: il contatto umano, la dignità umana a chi se le sente negata”.