Congedo parentale: serve alle madri ma solo se lo usano anche i padri

Il problema di conciliare figli e professione è legato con quello della natalità. L'esperta: "Abbattere gli stereotipi per includere sempre più donne in contesti lavorativi"

di NICOLÒ GUELFI -
14 maggio 2023
congedo parentale finlandia

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Il congedo parentale serve alle madri ma solo se lo usano anche i padri. In altre parole i padri che stanno a casa a curare i figli sono il miglior modo di garantire la parità alle neomamme. Secondo quanto evidenziato da una recente indagine di Quorum / Youtrend per Sky Tg24, il 55% degli italiani pensa che fare figli possa danneggiare la carriera di una donna, ma che, al contrario, abbia pochissime ripercussioni sull’avanzamento lavorativo degli uomini, come affermato dall’84% degli intervistati.
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Oggi in Italia una donna in giovane età difficilmente guadagna abbastanza da permettersi di diventare madre

Non c’è da stupirsi. Oggi in Italia una donna in giovane età difficilmente guadagna abbastanza da permettersi di diventare madre e nel corso della carriera la scelta di avere un figlio può costituire un importante ostacolo, oltre ad essere anche un fatto pregiudicante per l’assunzione. La percezione evidenziata dall’indagine trova riscontro anche nei dati sui congedi parentali delle aziende certificate Edge (società che si occupa di certificare la parità di genere all’interno delle aziende) e il conseguente periodo a disposizione dei genitori per la cura dei figli.
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Il congedo di paternità obbligatorio, dal 1° gennaio 2023, è fissato in 10 giorni

Congedo di paternità: quanto i neopapà restano a casa

Nonostante le organizzazioni certificate offrano in media 29 settimane di congedo di paternità, di cui 8 retribuite, e 51 settimane di congedo maternità, di cui 24 retribuite, i padri decidono di usufruire solamente di due settimane, una media ben 8 volte inferiore al valore del congedo goduto dalle madri, che si aggira attorno a 16 settimane. Il congedo di paternità obbligatorio, dal 1° gennaio 2023, è fissato in 10 giorni (che in caso di parto plurimo salgono a 20 giorni) ed è regolamentato dal Decreto Legislativo n. 105 del 30 giugno 2022, in recepimento della Direttiva UE n. 2019/1158. I padri, quindi, tendono a rientrare al lavoro non appena conclusi i giorni minimi fissati per legge. congedo-parentale-padri La scelta può essere imputata a diversi fattori: da un lato le ovvie ragioni mediche per cui i tempi di recupero richiedono congedi più lunghi per le donne, ma dall’altro esiste sicuramente un problema culturale per il quale si pensa un uomo non possa assentarsi a lungo dal lavoro dopo la nascita di un figlio. Tale disparità però continua ad essere a sfavore delle donne, su cui ricade la maggior parte del lavoro di cura e la discriminazione sul luogo di lavoro.

Carriera e figli: il ruolo del congedo parentale

Il problema di conciliare figli e professione è legato a doppio filo con quello della natalità. In altre parole: scegliere se essere genitori più poveri o puntare alla carriera e non avere figli. Per contrastare il fenomeno della denatalità, che in Italia ha raggiunto il suo picco massimo nel 2022 dove i nuovi nati sono stati meno di 400mila, sono necessarie politiche che favoriscano l’inclusione delle madri nei contesti lavorativi e che consentano a entrambi i genitori di prendersi cura dei figli.
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Simona Scarpaleggia, Board Member di Edge Empower

Politiche che, in ultima istanza, non comportino più la scelta tra la carriera e la famiglia per una donna. A questo si aggiunge il fatto che un solo stipendio medio (tra i 30 e i 35 mila euro lordi all’anno) non è sufficiente per mantenere una famiglia di tre persone. “Per permettere di includere sempre più donne e più madri sul luogo di lavoro diventa prioritario abbattere gli stereotipi" dichiara Simona Scarpaleggia, Board Member di Edge Empower. E aggiunge: "Se incentiviamo i padri a prendere periodi di congedo più lunghi, riduciamo il carico delle madri nella cura dei figli e della famiglia. Le aziende certificate Edge stanno andando in questa direzione". "Ora è necessario che anche la società si muova in questo senso, così da permettere alle mamme di essere inserite nei contesti lavorativi e alle donne in generale di non temere ripercussioni sulla propria carriera in caso decidano di fare figli” sostiene Scarpaleggia.
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I padri tendono a rientrare al lavoro non appena conclusi i giorni minimi fissati per legge

L'equilibrio tra lavoro e famiglia: il ruolo dei padri

Ma quali sono le politiche che potrebbero invertire questa tendenza? Il congedo parentale, per esempio, è stato riconosciuto come una delle misure principali per consentire un migliore equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa, tanto che il 49% delle aziende certificate Edge concede oltre 16 settimane di congedo maternità o paternità retribuito. La riforma del congedo parentale era stata anche oggetto di un disegno di legge, presentato a marzo del 2019, da parte dell’ex deputata Pd Giuditta Pini, attualmente fermo all’esame della XI Commissione Lavoro. La proposta di legge Nannicini-Fedeli, invece, del 2021 prevede il congedo obbligatorio di paternità, a cinque mesi con copertura totale ma usufruibili entro i tre anni di vita del figlio. A prescindere dalle singole situazioni, finalmente oggi anche nel nostro Paese l’approccio dei nuovi genitori al rapporto lavoro-famiglia sta lentamente aprendosi a una gestione più paritaria.
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Il numero di padri che ha lasciato l’occupazione nel 2021 è aumentato del 55% rispetto al 2020

Le aziende si stanno sempre più orientando verso pratiche e policy di congedo parentale per promuovere il valore della presenza del secondo genitore fin dai primi mesi di vita del bambino. Come riporta uno studio di Save the Children Italia, i papà non sempre riescono a conciliare il lavoro con la cura dei figli e il numero di padri che ha lasciato l’occupazione nel 2021 è aumentato del 55% rispetto al 2020 mentre c’è stato un aumento dell’85,3% nei padri che, con la nascita di un figlio, hanno iniziato a considerare la distanza della sede di lavoro come un problema. “Dal punto di vista psicologico, il dato è estremamente significativo, poiché implica che 1 papà su 4 si sente capace e vuole mettersi in gioco" spiega il professor Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta e ricercatore, presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano.
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L'esperta: "Se incentiviamo i padri a prendere periodi di congedo più lunghi, riduciamo il carico delle madri nella cura dei figli e della famiglia"

"Altro aspetto significativo è relativo alla Teoria dell’attaccamento di John Bowlby, secondo cui quando nasce un bambino nasce anche il genitore. Si crea dunque un ciclo virtuoso tra il papà e il bambino per cui fornire cura e stare in relazione con il piccolo aumenta il rapporto di connessione e attaccamento” aggiunge il professore. Il congedo di paternità e il ruolo del papà sono concetti di cui si è riflettuto e discusso tanto negli ultimi anni. Ma oltre ad apportare un cambiamento nella cultura di genere, con queste azioni si protegge non solo il neonato, ma anche la compagna o il primo caregiver. Un vero regalo per la festa della mamma sarebbe non farle sentire diverse, e aiutarle nella cura affinché possano esprimersi anche fuori dalla famiglia.