Roberta De Leo è una splendida cinquantenne messinese, una imprenditrice che sin da giovane si è messa in gioco tra le mille difficoltà tipiche delle città del sud. Ha subito con coraggio l’ostracismo maschile, ha sopportato qualche umiliazione, si è vista discriminata durante gli incontri dei vivaisti come lei per consuetudine capitanati da uomini. Eppure Roberta ce l’ha fatta, aiutata ogni giorno dal fratello Massimiliano. "Figlia d’arte", per merito di una tradizione di famiglia iniziata dal nonno Felice e proseguita dal padre Saro e dallo zio Giuseppe, ha stretto i denti quando è stato necessario e ha affrontato mille problemi: dalle improvvise alluvioni, al freddo gelido, inconsueto per le zone, fino alla recente siccità. Donna tenace e “di ferro” sta portando avanti un progetto interessante che oltre alla tradizionale coltivazione in serra delle chenzie mira sempre più in alto, alla conquista del mercato internazionale grazie alla produzione di una pianta esotica e dal profumo inebriante denominata plumeria.
Un grande traguardo per l’azienda “Oro Verde” che guarda sempre più alla espansione di questi fiori in molte zone del mondo, tanto attraverso i canali internet che grazie alla vendita diretta alla grande distribuzione e promossa da agenti specializzati. La plumeria viene proposta nelle più importanti fiere internazionali e trova nella esportazione un grande numero di estimatori che, tra le centinaia di specie, puntano anche su esemplari rari destinati ai veri intenditori. Si tratta di una pianta esotica originaria delle regioni tropicali dell’America centrale associata per antica fama ai segni più tangibili dell’accoglienza e della ospitalità, che non a caso nella sua tipologia più comune è conosciuta in diverse parti della Sicilia. Simbolo di pace e di equilibrio, ma anche di resilienza contro le avversità, il fiore della plumeria, conosciuto anche con il nome di “frangipane”, è stato offerto in molte circostanze per stringere alleanze e sedare conflitti, per consolidare patti e quale emblema di fratellanza. Un fiore di grande attualità che in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando è emblema di speranza e di fiducia nel futuro.
Roberta, in che modo la plumeria può identificarsi con l’eterno femminino? “La ‘Plumeria Rubra’ è una delle piante più antiche e conosciute dell'America Centrale e dell’Asia. Alcune leggende precolombiane narrano che i Maya furono i primi a chiamare tali pianti ‘Sak-Nicté’, che significa fiore di maggio, dai cui frutti si ricavava una sostanza capace di far sparire la paura. Questa proprietà divina è stata attribuita alla forma del frutto, formato da un pendolo e da due baccelli che rappresentavano il genere maschile e femminile. La plumeria è stata da sempre utilizzata come fiore per eccellenza per le celebrazioni tipiche nei templi, quale offerta o parte centrale dei festeggiamenti nuziali. Sono noti i rituali in cui il fiore era capace di rafforzare i legami tra gli amanti, propiziando un amore eterno e puro. Ci sono anche altre leggende in cui si dice che le donne usassero questi fiori per attirare la persona amata, quindi è usato come ornamento e in occasione di danze tradizionali. Un tempo a Palermo le madri usavano regalare le ‘pomelie’, nome volgarizzato del fiore, alle figlie quando si sposavano per auspicare una felice maternità”. In Polinesia, uno dei posti di origine, questo fiore è spesso offerto in dono ed è considerato sinonimo ideale di ospitalità. Quale messaggio intende far pervenire dalla sua Messina agli amanti di questa specie? “Per la nostra azienda è sinonimo di rottura con il passato, quindi, la parola chiave è ‘novità’. 'Oro verde' nasce negli anni ma dal 2010 siamo stati i primi floricultori a produrre la ‘plumeria rubra’ in vaso, praticamente sconosciuta ai più, e a esportarla in tutta l’Europa. Puntando su un look gioioso e colorato abbiamo inventato la mini plumeria, una pianta venduta in un vaso piccolo, fiorita, che può essere posizionata su un comune davanzale. Agli amanti del genere, questa pianta evoca i viaggi fatti in Oriente mentre i collezionisti restano affascinati dai colori stupendi e dal profumo inebriante che emana”.
Un fiore che è stato definito perfino ambasciatore di pace. In che modo la sua azienda veicola questo particolare significato? “Lavoro totalmente immersa nella natura, tra alberi, piante e fiori profumati e multicolori: mi ritengo perciò molto fortunata. Lavorare in questo ambiente equivale a un ricaricarsi di energia ogni giorno. Nel contesto molto particolare in cui stiamo vivendo, la mia azienda invita al ritorno alla natura e ad apprezzare le meraviglie naturalistiche che ci circondano, al culto del silenzio e del raccoglimento. Mi piace immaginare che assieme alla sua pianta di plumeria ogni cliente riesca a portarsi un pezzettino del nostro magico mondo, godendo così di una ricchezza sensoriale assoluta”. Esistono molte varietà. Se volesse identificarne alcune tanto da accomunarle a caratteristiche femminili, quali sceglierebbe? “La nostra produzione annovera circa un centinaio di varietà di plumerie: alcune sono rivolte alla grande distribuzione e catene di garden mentre altre varietà, molto rare, sono dedicate ai collezionisti. Mi piace ricordare la ‘Divine’ di colore rosa intenso particolarmente adatta alla donna appariscente, con carattere estroverso e vivace. Poi c’è ‘Valentine’, dal colore rosso intenso e brillante, fatta per la donna passionale e volitiva, che sa ciò che vuole e come ottenerlo. Per la donna romantica vanno bene i fiori a stella di ‘Star White’, mentre per quella dal carattere allegro ed estroverso la ‘California Sunset’. La mia preferita? Non ho dubbi: la ‘Xanadu’, dai petali stranamente a punta: la sua fragranza speziata è magica e molto seducente”.
Come donna manager di una impresa di successo, quali difficoltà ha trovato? “La principale difficoltà è stata quella di guadagnare la fiducia dei clienti, dimostrando serietà nel mantenere i rapporti di lavoro e soprattutto attestare l’alta qualità dei nostri prodotti. Per raggiungere questo risultato ci sono voluti anni e il primo in assoluto a credere in noi è stato il mercato estero, poi sono arrivati anche gli italiani che come sempre sono i più lenti nel recepire le novità”. Ritiene di essersi confrontata con ostacoli particolarmente pesanti proprio per il fatto di essere donna? “All’inizio non venivo presa assolutamente in considerazione dai miei colleghi, anzi in certi casi perfino derisa. Mi consideravano un’esordiente del settore florovivaistico e in quanto unica donna non mi veniva mai data la parola, tuttavia solo raramente ho ricevuto apprezzamenti pesanti. Adesso ho conquistato il mio spazio decisionale e i rapporti con i miei dipendenti sono improntati al massimo rispetto, alla collaborazione e al sostegno reciproco”. Si riconosce come “Signora delle Plumerie”? “Mi lusinga essere definita ‘Signora delle Plumerie’. In realtà sono solo colei che ha fatto conoscere questi fiori nei grandi mercati spendendo tanto lavoro e raccogliendo anche belle soddisfazioni. Mi accomunano a questa pianta la gioia che emana nella sua fioritura, mi piace intraprendere con entusiasmo nuovi progetti e continuare a essere resiliente contro ogni avversità e qualunque intemperie. Anch’io come la plumeria mi piego ma non mi spezzo e tenacemente vado avanti per la mia strada, dritta all’obiettivo che intendo raggiungere”.