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Gli stereotipi di genere nascono in famiglia e trovano terreno fecondo nelle comunità ristrette

L’Osservatorio sulle tendenze giovanili mette in risalto come la scuola aiuti a superare i cliché sui ruoli da maschi e da femmine

di ELSA TOPPI -
16 ottobre 2022
Una scena del film "Maschi contro femmine" diretto da Fausto Brizzi

Una scena del film "Maschi contro femmine" diretto da Fausto Brizzi

“Sei un maschio, non devi giocare con le bambole!”. Quante volte ci è capitato di sentire questa frase per riprendere un bambino interessato più a un bambolotto che ai soldatini. Generazioni di bimbi e bimbe sono stati condizionati nella scelta dei giochi. Da femmina, da maschio. Anche in questo modo si perpetrano i rigidi stereotipi di genere. Già solo scrollarsi di dosso queste suggestioni costruirebbe il cambiamento.

I ruoli di genere nascono in famiglia

Gli stereotipi di genere sono diffusamente interiorizzati nei primi anni di vita per poi attenuarsi a scuola. A dirlo due indagini effettuate dall’Osservatorio sulle tendenze giovanili (OTG), cogestito dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche e dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri. Una, già conclusa, effettuata su un campione di bambini e bambine delle scuole primarie e l’altra, i cui risultati integrali ancora non sono pubblici, su oltre 4.000 adolescenti di scuole superiori. Agli intervistati è stato sottoposto un elenco di azioni e compiti, chiedendo chi li svolgesse meglio tra maschi e femmine, o se il sesso fosse irrilevante.
Antonio Tintori del Cnr-Irpps

Antonio Tintori del Cnr-Irpps

“Abbiamo misurato quanto nei bambini fosse presente l’idea dell’esistenza di ruoli maschili e femminili, attraverso tutta una serie di domande, del tipo: chi è più portato a fare il poliziotto? Chi a fare le pulizie in casa? - spiega Antonio Tintori del Cnr-Irpps -. E’ emerso un risultato critico che evidenzia una elevatissima interiorizzazione di stereotipi di genere che determinano l’adesione a specifici ruoli maschili e femminili”. L’analisi attesta una adesione medio alta al ruolo stereotipato sia maschile (58,6%) che femminile (52,9%). “Maschi e femmine insieme hanno risposto che le capacità che attengono alla sfera del comando e delle posizioni apicali nella società siano di dominio maschile – racconta Tintori -. Mentre pulire la casa e occuparsi dei figli sono faccende che rientrano nell’ordine dei compiti che possono espletare meglio o esclusivamente le donne”. La ricerca sui bimbi delle scuole primarie rappresenta un unicum in quanto alla metodologia adottata: è stata condotta a Roma, su un campione statisticamente rappresentativo di questa fascia d’età, così critica e complessa da analizzare.
Generazioni di bimbi e bimbe sono state condizionate nella scelta dei giochi

Generazioni di bimbi e bimbe sono state condizionate nella scelta dei giochi

Le comunità ristrette terreno fertile degli stereotipi

L’indagine fa emergere un processo complesso di costruzione delle rappresentazioni sociali che si sedimentano proprio nei primi anni di vita. “E’ importante comprendere che, fin dal principio della nostra esistenza, siamo sottoposti a dei processi di socializzazione che non sono neutri rispetto al genere – spiega il ricercatore - . Da questo punto di vista la più efficace socializzazione è quella primaria, di stampo familiare, che induce a interiorizzare in maniera forte anche nel processo di costruzione della nostra personalità determinati tipi di convincimenti che ci arrivano da quello che fanno papà e mamma. I bambini guardano, osservano e per imitazione aderiscono a idee e riproducono comportamenti”. Terreno fertile per la riproduzione degli stereotipi, secondo gli studiosi, è rappresentato in particolare dalle comunità ristrette. “E’ un discorso universalmente valido ma noi sappiamo che le comunità più piccole, dove ci sono meno scambi con l’esterno e scarsa differenziazione sociale, sono più portate alla riproduzione degli stereotipi – racconta Tintori -. Non solo quelli di genere: ci sono, per fare un esempio, gli stereotipi di tipo etnico, per cui ‘lo straniero delinque’, e così via. Si interiorizzano le rappresentazioni sociali verso chi è diverso da sé e questo determina segmentazione, segregazione, discriminazione sociale”. L’indagine, inoltre, mette in evidenza che, nonostante i cliché di genere vadano a calpestare i diritti dell’universo femminile, la persuasione occulta che è la forza stessa dello stereotipo, è tale da non permettere alle stesse donne di rendersene conto. “Il processo di socializzazione primaria determina dunque la riproduzione degli stereotipi sociali che generano disuguaglianza e talvolta trascendono nella violenza di genere – spiega Antonio Tintori -. La nostra società è di stampo patriarcale, l’uomo è portatore di reddito e detentore del potere mentre la donna cura la casa. Guardando l’indagine sullo stato dell’infanzia, i maschi aderiscono più ai ruoli che pensano siano i loro e viceversa le femmine. Una volta però che i bambini si inseriscono attraverso la scuola in un processo di socializzazione secondaria, per espansione della propria esperienza, gli stereotipi vanno a ridursi un poco. Ma persistono, soprattutto fra i maschi”.
Gli stereotipi di genere sono diffusamente interiorizzati nei primi anni di vita dei bambini

Gli stereotipi di genere sono diffusamente interiorizzati nei primi anni di vita dei bambini

Queste tendenze ci suggeriscono quanto sia importante dare sostegno al sistema dell’istruzione, che si configura ad oggi ancora come la più incisiva “agenzia educativa” dopo la famiglia. “Sarebbe necessario fornire  agli educatori e alle educatrici formazione specifica – continua Tintori - perché nessuno è esente dagli stereotipi né possono darsi per scontate competenze nel trattare queste tematiche”. Anche internet può giocare la sua parte. “È fondamentale inviare messaggi educativi ai giovani tramite i social e il mondo di internet in generale – spiega il ricercatore - . Da questo punto di vista le attività dei portali e dei siti di informazione autorevole si configurano certamente come una risorsa rilevante per il contrasto della stereotipia e delle discriminazioni sociali”.
I cliché di genere spesso vanno a calpestare i diritti dell’universo femminile

I cliché di genere spesso vanno a calpestare i diritti dell’universo femminile

Le discriminazioni si confermano in un mondo cristallizzato

Secondo i ricercatori, non c’è un genitore specifico, fra il padre e la madre, che perpetra la rigidità dei ruoli. Sono impliciti nella famiglia. E non solo. Una volta fuori dallo steccato familiare, infatti, il ragazzo trova un mondo e una società che conferma questi concetti e li cristallizza. “Dai cartoni animati, alla scelta dei giocattoli – continua il ricercatore - la differenziazione fra rosa e blu e tutta una serie di riduzioni concettuali che è bene definire scorciatoie cognitive che riproducono l’idea che esistano specifici ruoli per uomo/donna, immutabili perché da sempre così. Implicitamente i genitori educano a questo. Ma sicuramente tutto questo ha un riscontro evidente a livello sociale, basta guardare come sono distribuite le posizioni di potere nel mondo per constatarlo. Tutto questo i bambini lo trovano quindi prima nella famiglia e dopo guardandosi intorno – conclude Tintori -. Ma è frutto di un’illusione, di un assetto sociopolitico ed economico che si è perorato nel corso del tempo e che segmenta la popolazione e ne discrimina una parte”. E finché non sarà evidente agli occhi di tutti, gli stereotipi continueranno a riproporsi di generazione in generazione.