A rompere il tabù sull’argomento, costruendo una storia carica di risvolti emotivi, è stato per primo Barry Levinson, nel 1988, con il film “Rain Man” (L’uomo della pioggia), interpretato da un giovane e rampante Tom Cruise e da un magistrale Dustin Hoffman, calati nei panni dei fratelli Babbit.
Charlie Babbitt è un venditore di auto da corsa privo di scrupoli che scopre di non aver ricevuto neanche un penny di eredità dal padre, con cui aveva interrotto i rapporti da anni. Quando l'identità del beneficiario di ben tre milioni di dollari viene rivelata, Charlie si troverà faccia a faccia con un fratello maggiore autistico di cui ignorava l’esistenza, di nome Raymond.
Il viaggio dei due fratelli inizia – attraverso gli States da Cincinnati a Los Angeles, passando per Las Vegas - in un crescendo di situazioni che mettono alla prova entrambi, costringendoli a scendere a compromessi ognuno con le proprie fragilità ed i propri limiti, per raggiungere una crescita interiore che porterà lo spregiudicato fratello minore (Cruise) a mettere in secondo piano la ricerca del denaro per raggiungere una nuova dimensione condivisa con il Raymond: quella dell’affettività.