L’insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America non è certo passato indifferente agli occhi di milioni di cittadine e cittadini di tutto il mondo. Tra saluti romani, balletti della vittoria e la presenza dei “Fab four”, i Ceo di Meta, Amazon, Google e X il cui patrimonio, sommato, corrisponde a quello di circa 12 milioni di persone, questo momento verrà ricordato dai posteri come una delle cerimonie più significative di sempre.
Non era scontato che, dopo i disordini di Capitol Hill, lo stesso Trump potesse nuovamente candidarsi ad una election race. Ancor più complicato era immaginarsi che potesse vincerle, visto il palese attentato alla democrazia costituito dai fatti stessi occorsi all’interno delle aule del potere. Ma la popolazione statunitense non è risultata sufficientemente in grado dal difendersi da una prospettiva politica fatta di minacce, personificazione del potere e linguaggi d’odio. Valori che si compenetrano e che possono essere raggiunti unicamente con un accurato controllo dei media e dei mezzi di informazione.
Non è stata certo un caso la presenza di Elon Musk, Mark Zuckerberg, Sundar Pichai e Jeff Bezos, spesso accostati ad amministrazioni di diverso colore nel corso delle presidenze precedenti, al momento della consegna dei poteri al nuovo che avanza o, meglio, che ritorna.
Il dubbio degli utenti sui follow misteriosi
E una curiosità che, oltre alle scandalose immagini di Musk e del suo nostalgico saluto, ha iniziato subito a rimbalzare sui social, riguarda proprio gli account gestiti e amministrati da Zuckerberg. Su Instagram, in particolar modo, molti utenti hanno denunciato di aver “involontariamente” iniziato a seguire gli account ufficiali di Donald Trump, J.D. Vance e di Melania Trump.
Molte persone, infatti, hanno scoperto di seguire gli account del Potus (President of the Unidet States), VP (Vice-President of the United State) e Flotus (First Lady of the United States) senza aver mai cliccato, secondo la loro versione, il tasto “follow”. Una versione smentita a metà dagli addetti ai lavori del celebre social i quali, con prontezza, hanno precisato che gli account subiscono un particolare processo di lavorazione durante i cambi di presidenza.
Come affermato da Andy Stone, portavoce Meta, tali account sono istituzionali, e non personali. Dunque, l’account del Potus – fino al 19 gennaio – Joe Biden (@potus) è rimasto attivo con lo stesso nominativo, semplicemente consegnando il testimone al nuovo inquilino Donald Trump. Chi seguiva Joe Biden al tempo dell’amministrazione dem, dunque, seguirà oggi Donald Trump in quanto ruolo istituzionale, e non in quanto leader repubblicano. Analogamente, lo stesso funzionamento è offerto da Meta anche ai due account già citati, quelli occupati da J.D. Vance e da Melania Trump.
Gli account, apparentemente “nuovi” in quanto datati gennaio 2025, sono in realtà account sdoppiati dei vecchi profili istituzionali, dedicati ad archivio personale dei precedenti proprietari. Un qualcosa occorso a partire già da Obama ma, in funzione della polarizzazione politica attuale, dedicato a generare molto più clamore.
“Io non ho mai seguito alcun account presidenziale”
Rimangono, inoltre, le testimonianze di molte persone le quali, a più riprese, hanno dovuto “unfolloware”, o togliere il segui, dagli account interessati a causa di una certa insistenza da parte di Meta la quale, più e più volte, continuava ad imporre che il rispettivo profilo privato seguisse in particolar modo l’account di Trump. Malfunzionamento o manipolazione? La denuncia di molti utenti non ha ancora ottenuto una risposta ufficiale. Nella patria della libertà di espressione, in attesa di comunicazioni ufficiali, sembra che questo valore tanto sbandierato stia già iniziando a venir meno.