Riscatto Trump: dopo la violenza e l’intolleranza, cosa succede ora?

Il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca rischia di destabilizzare ulteriormente un contesto internazionale già fortemente provato

di MARCO PILI
20 gennaio 2025
L'inquietante foto ufficiale della presidenza Trump (ANSA)

L'inquietante foto ufficiale della presidenza Trump (ANSA)

Questo pomeriggio, alle ore 18.00, Donald Trump si insedierà per la seconda volta alla Casa Bianca. Un evento epocale, dal momento in cui solo il democratico Grover Cleveland, prima di lui, era stato rieletto per due mandati non consecutivi al termine del XIX secolo. Ciò che è certo, è che il giuramento ufficiale del Tycoon rappresenterà un vero e proprio cambio di passo per la politica statunitense la quale, in funzione della preminenza del Paese a stelle e strisce, avrà ripercussioni certe su tutto il mondo.

Quella portata avanti da Trump, non a caso, è stata una campagna elettorale rabbiosa, di delegittimazione, ma anche violenta, in un turbinio sociale che è stato più volte vicino a deflagrare nuovamente dopo il vergognoso attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Ad ogni modo, cosa aspettarsi da una presidenza che si preannuncia tutto fuorché illuminata non è certo di facile comprensione. Ciò che è sicuro, è solo il cambio di paradigma che lo stesso Trump si è guardato bene di evitare in seguito all’ufficializzazione del voto popolare. Un voto democratico per il quale, oltretutto, ha gridato allo scandalo ogni volta che ne è uscito perdente, rilanciando invece l’importanza del pensiero del popolo quando la conta ufficiale lo ha visto vincitore.

Politica internazionale: fuoco alle polveri

È così che da “Presidente della pace”, come era stato definito soprattutto in Europa per le parole sul voler terminare in un solo giorno l’invasione russa dell’Ucraina, il miliardario originario di New York si è trasformato in un neo-imperialista desideroso di annettere Panama, Groenlandia e, perché no, “liberare militarmente” il Regno Unito da un governo eccessivamente di sinistra, come affermato dal suo sodalo Musk.

Analogamente, il vincitore del confronto presidenziale su Kamala Harris ha rimosso ogni limite agli armamenti esportabili verso Israele precedentemente imposto dalla lasciva amministrazione Biden, promettendo di scendere in guerra assieme all’Idf nel caso in cui il cessate il fuoco recentemente approvato dovesse saltare.

Diritti umani e immigrazione

Al contrario, su diritti umani e immigrazione ha sempre mostrato la stessa intolleranza. È notizia di pochi giorni fa, non a caso, la notizia della prima e rilevante esemplificazione del piano America First. Il neo-presidente, infatti, approverà a partire da martedì la cosiddetta “Operazione Salvaguardia” che vedrà la luce nella città di Chicago, in quella che il nuovo inquilino dello Studio Ovale ha garantito essere “la più grande espulsione di massa nella storia”. Nessun cambio di traiettoria, a differenza della giravolta sulla politica estera. Anche perché, fare peggio di così è quasi impossibile.

Roe vs. Wade: la manipolazione della Corte Suprema

Se, in Italia, non è raro sentir parlare di toghe rosse, in una presunta politicizzazione della magistratura che appare tutto fuorché reale, in America il tormentone non è certo diverso. Il colore dominante è sempre il rosso, simbolo – dall’altro lato dell’Atlantico – del partito Repubblicano di Donald Trump. E si può affermare che, in realtà, la prima mossa della futura amministrazione Trump sia stata l’ultima condotta dalla prima presidenza del Tycoon.

Tramite la rottura di consuetudini ormai consolidate da decenni di alternanza politica, infatti, il politico più conservatore del west è riuscito ad assicurare alla Corte Suprema una politicizzazione conservatrice la quale, durante l’ultima amministrazione Biden, ha sospeso la sentenza Roe vs. Wade, complicando la tutela federale del diritto all’aborto. La strada verso un taglio conservatore di matrice religiosa dei diritti è tracciata.

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Cambiamento climatico e inquinamento

A destare ulteriori preoccupazioni, inoltre, è il mancato rispetto nei confronti dell’ambiente. E se Joe Biden, come ultimo atto, ha voluto firmare un documento che vieta le trivellazioni di fronte alle coste statunitensi al fine di non peggiorare gli ecosistemi, Trump sembra di tutt’altro avviso. Le minacce di annessione della Groenlandia, infatti, profilano una possibile devastazione ambientale volta all’estrazione delle risorse energetiche e dei metalli dei quali l’isola è particolarmente ricca.

In conclusione, non è certo semplice prevedere cosa aspettarsi da questi quattro anni, che verranno probabilmente dominati da polarizzazione sociale e politica, delegittimazione delle minoranze e interferenze politiche in tutti gli stati nei quali l’oligarchia statunitense deciderà di immischiarsi al fine di trarne profitto. Ma, come in ogni momento di buio, c’è sempre un lato positivo. Un fattore che, in questo caso, è rappresentato dal limite dei due mandati presidenziali.