
Iran pena di morte protesta
Dodici prigionieri messi a morte il 15 giugno nel carcere di Raja’i Shahr, situato nella provincia di Alborz. Il 6 giugno stessa sorte era toccato ad un'altra dozzina di persone, nella prigione di Zahedan, situata nella provincia del Sistan e Balucistan. Prima ancora, il 14 maggio, erano stati messi a morte nove prigionieri in quattro diverse carceri iraniane: ancora Zahedan, Vakilabad (provincia del Khorasan-e Razavi), Adelabad (provincia di Fars) e Dastgerd (provincia di Esfahan). E si tratta solo dei casi più recenti. In Iran, nei primi sei mesi del 2022, sono state condannate alla pena capitale almeno 251 persone, praticamente più di una al giorno. La denuncia è del Centro Abdorrahman Boroumand per i diritti umani e Amnesty International. Solo nel carcere di Raja’i Shahr, che ha uno dei bracci della morte più ampi dell’Iran, sarebbero state messe a morte una media di cinque prigionieri alla settimana, a volte il doppio.
Per la maggior parte (146) si tratta di esecuzioni ai danni di persone che si sarebbero rese colpevoli del reato di omicidio. Condizionale quanto mai d’obbligo, visto che, come già documentato in passato dalle associazioni, il rischio è che le condanne a morte siano state eseguite al termine di processi gravemente irregolari, in cui vengono di norma utilizzate come prove "confessioni" estorte con la tortura. Tanto che, secondo il Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’Iran, "nella maggior parte dei casi, se non in tutti i casi, di esecuzione siamo di fronte a una privazione arbitraria della vita". Almeno 86 prigionieri sono stati impiccati per reati di droga per i quali, secondo il diritto internazionale, non dovrebbe essere comminata la sentenza capitale. Ma la pena di morte viene inflitta anche per reati come la rapina, l’offesa al profeta dell'Islam, reati di natura finanziaria, stupri. Ma anche atti protetti dal diritto internazionale, come le relazioni omosessuali tra persone adulte e consenzienti, le relazioni extraconiugali e i discorsi ritenuti "offensivi nei confronti del profeta dell’Islam", così come reati descritti in modo del tutto vago come quello di "inimicizia contro Dio" e "diffusione della corruzione sulla terra", possono a loro volta essere puniti con la pena capitale. Almeno 65 delle persone messe a morte dall’inizio del 2022, ovvero il 26%, appartenevano in particolare alla minoranza emarginata dei beluci, che rappresenta il 5% della popolazione dell’Iran. Una popolazione montanara, prevalentemente musulmana, ma in gran parte composta da sunniti hanafiti, condizione che distingue dal resto degli iraniani che, come è noto, sono prevalentemente sciiti. Con il sospetto dunque che si tratti di una vera e propria persecuzione etnica.
I reati puniti con la pena di morte

In Iran almeno 251 persone sono state condannate a morte nei primi sei mesi del 2022