C’è la guerra in Ucraina con le sue conseguenze, e poi c’è quella che Amnesty International definisce "l'ipocrisia degli Stati occidentali" che hanno reagito con forza all’aggressione russa ma hanno condonato, o ne sono stati complici, gravi violazioni dei diritti umani altrove.
Il rapporto di Amnesty sui diritti umani
Il "Rapporto 2022-2023. La situazione dei diritti umani nel mondo" presentato dall'associazione è un vero e proprio grido d’allarme, in cui si punta il dito contro "i doppi standard" e contro le "risposte inadeguate alle violazioni" che hanno "alimentato impunità e instabilità, come nel caso dell’assordante silenzio sulla situazione in Arabia Saudita, della mancanza d’azione rispetto a quella dell’Egitto e del rifiuto di contrastare il sistema di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi". E ancora, gli Usa, denuncia AI, "hanno condannato ad alta voce le violazioni dei diritti umani russe in Ucraina e hanno accolto decine di migliaia di cittadine e cittadini in fuga dalla guerra; ma le loro politiche e prassi razziste contro i neri hanno causato l’espulsione, tra il settembre 2021 e il maggio 2022, di oltre 25.000 persone fuggite da Haiti, sottoponendo molte di esse a torture e ad altri maltrattamenti”. D’altro canto, gli Stati dell’Unione europea "hanno aperto le frontiere alle persone in fuga dall'Ucraina dimostrando di essere, come uno dei raggruppamenti più ricchi al mondo, più che in grado di ricevere grandi numeri di persone in cerca di salvezza e di dar loro l’accesso alla salute, all’educazione e all’alloggio. Al contrario, molti di quegli Stati hanno chiuso le porte a chi fuggiva dalla guerra e dalla repressione in Siria, Afghanistan e Libia”. Senza contare "l’uso di pesanti tattiche, da parte della Cina, per impedire l’azione internazionale sui crimini contro l’umanità che ha commesso", così come il “fallimento delle istituzioni regionali e internazionali, favorito dagli interessi egoisti degli stati membri, di fronte alle migliaia di uccisioni in Etiopia, Myanmar e Yemen”.Non dobbiamo attendere che il mondo bruci un’altra volta
Una fotografia allarmante ed impietosa che restituisce un quadro a tinte fosche, in cui il conflitto russo-ucraino, pur nella sua abnorme tragicità, rappresenta solo una delle emergenze in corso. "La Dichiarazione universale dei diritti umani venne adottata 75 anni fa, sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, per riconoscere universalmente diritti e libertà fondamentali a tutte le persone. Nel caos delle dinamiche dei poteri globali, i diritti umani non possono finire persi nella mischia. Devono guidare il mondo in una navigazione sempre più volatile e in un ambiente pericoloso. Non dobbiamo attendere che il mondo bruci un’altra volta", ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.La guerra in Ucraina e le violazioni russe
La guerra innanzitutto, come dicevamo. "L’invasione su vasta scala dell’Ucraina ha causato una delle peggiori crisi umanitarie ed emergenze dei diritti umani della recente storia europea. Il conflitto ha provocato non solo sfollamenti di massa, crimini di guerra e insicurezza alimentare ed energetica a livello globale, ma ha anche sollevato il tremendo spettro di una guerra nucleare" sottolinea Amnesty. Che evidenzia come in questo caso la risposta degli Stati occidentali sia stata rapida: hanno imposto sanzioni economiche a Mosca e inviato assistenza militare a Kyiv, la Corte penale internazionale ha avviato un’indagine sui crimini di guerra in Ucraina e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato l’invasione russa come atto di aggressione. "Tuttavia - accusa AI - , questo robusto e apprezzabile approccio è risultato in profondo contrasto con precedenti risposte a massicce violazioni dei diritti umani commesse dalla Russia e da altri Stati, e con la vergognosa risposta in atto a conflitti come quelli in Etiopia e Myanmar”. Secondo l’associazione, infatti, "se quel sistema avesse funzionato per chiamare la Russia a rendere conto dei crimini commessi in Cecenia e in Siria, allora come oggi migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate, in Ucraina e altrove. Invece, abbiamo altra sofferenza e altre devastazioni”.La situazione palestinese
Le cose non vanno meglio in altri quadranti del Globo. Per i palestinesi della Cisgiordania occupata il 2022, ad esempio, "è stato uno degli anni più mortali da quando, nel 2006, le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare i numeri delle vittime: lo scorso anno sono stati 151 i palestinesi uccisi, tra i quali decine di minorenni, dalle forze israeliane. Queste hanno anche continuato a espellere i palestinesi dalle loro case". E "invece di chiedere la fine del sistema israeliano di apartheid, molti stati occidentali hanno scelto di attaccare i promotori di tale richiesta".Palestinians, like anyone else, have the right to live in a world that upholds equality and dignity.
Help dismantle Israel’s apartheid and call for an end to the supply of facial recognition technologies used in the Occupied Palestinian Territories 👉 https://t.co/hIaqRKoLBj pic.twitter.com/SlzJZbYEkd — Amnesty International (@amnesty) May 2, 2023