Per la prima volta nella storia, anche la
Nuova Zelanda ha raggiunto la
parità di genere nel suo gabinetto di
governo. La svolta verso l'inclusività è iniziata nel 2020 quando, sotto il governo della ex Premier
Jacinda Ardern, il popolo neozelandese aveva eletto il parlamento più eterogeneo e giovane di sempre, aumentando significativamente il numero di
membri donne, Māori e LBGTQ+ nel suo esecutivo. Il Partito Laburista, a capo della maggioranza dal 2017 ad oggi, ha sempre perseguito obiettivi di uguaglianza tra generi ed etnie all'interno dei suoi esecutivi, che da anni si susseguono con vaste percentuali di consenso.
L'ex premier della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, indossa un indumento tradizionale (Instagram)
"Adesso rappresentiamo più da vicino la popolazione"
Ad annunciare la svolta è stato il primo ministro
Chris Hipkins, dichiarando alla stampa che l’ultimo rimpasto di gabinetto vedrà l’ingresso della deputata
Willow-Jean Prime, Ministro della Conservazione, raggiungendo un rapporto di
50/50 tra uomini e donne. "Significa che rappresentiamo più da vicino la popolazione. In questa legislatura abbiamo raggiunto una rappresentanza del 50/50 in Parlamento, e penso che sia una cosa molto gradita", ha ribadito con orgoglio il Primo Ministro, aggiungendo che se si includessero nel confronto i ministri al di fuori del gabinetto, ci sarebbero più donne che uomini nell’esecutivo neozelandese. Sono stati fatti passi in avanti anche per quanto riguarda le
minoranze, visto che circa il 10% dei membri del parlamento neozelandese eletto nel 2020 si identifica come LGBTQ+. Tra questi membri c’è anche il ministro delle Finanze e vice-Premier, Grant Robertson. A dimostrazione di questo basti pensare che, al momento delle elezioni del 2020, il Parlamento neozelandese comprendeva 25 deputati Māori su 120 seggi disponibili, con una rappresentanza superiore al 20%. Inoltre, era composto al 9% da membri Pasifika e al 9% da deputati di altre etnie, tra i quali alcuni di origine cinese, eritrea, maldiviana, messicana, iraniana, coreana, indiana e dello Sri Lanka. L'ultimo dato per certificare l'ottimo lavoro svolto dal parlamento neozelandese è quello relativo alla soglia di età. È infatti il più giovane di sempre, con la maggior parte dei deputati appartenenti alla generazione dei Millenials: la stessa Jacinda Ardern, quando è stata nominata per la prima volta nel 2017, ha raggiunto a soli
37 anni il traguardo di persona più giovane a
capo di un Governo nel mondo. [caption id="attachment_81616" align="aligncenter" width="828"]
Il primo ministro Chris Hipkins, insieme all'ex premier Jacinda Ardern (Instagram)[/caption]
Il governo neozelandese
Oggi la Nuova Zelanda si presenta come una
democrazia parlamentare indipendente nell’ambito del Commonwealth britannico. L’ordinamento si basa su atti parlamentari sia neozelandesi sia britannici, mentre la Costituzione (redatta nel 1986) non è stata ancora ratificata. Il capo dello stato è formalmente il sovrano del Regno Unito, rappresentato in loco da un governatore generale, sempre di nomina regia. Per quanto riguarda il
potere esecutivo, è il governatore generale che nomina il primo ministro e, dietro suo suggerimento, i ministri che compongono il governo. Solitamente, il primo ministro coincide con il leader del partito o della coalizione di maggioranza. Il sistema legislativo, invece, è basato su un Parlamento unicamerale, con la Camera dei rappresentanti composta da 120 membri di cui 7 in rappresentanza della minoranza maori, eletti a suffragio universale con un mandato di tre anni. Hanno diritto al voto tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età. Infine l’ordinamento giudiziario (basato sulla Common Law, ma con una legislazione speciale per i maori), prevede un’Alta Corte e una Corte d’appello. L'ordinamento di Common Law non si basa su una costituzione scritta, ma comprende una raccolta di documenti inseriti nell'ossatura legislativa nazionale, utili per vincolare le future scelte dei giudici e degli organi giuridici.