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Home » Economia » Parità di genere: da “regalo alle donne” a strumento indispensabile per le aziende

Parità di genere: da “regalo alle donne” a strumento indispensabile per le aziende

La certificazione al centro del convegno "Pnrr & Women": azzerare il divario è la "condizione preliminare per contribuire allo sviluppo economico e culturale del Paese"

Ludovica Criscitiello
16 Dicembre 2022
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Parità di genere come condizione imprescindibile per la crescita e lo sviluppo di un’azienda. È da qui che bisogna partire per capire l’importanza di ridurre in maniera consistente il gender gap in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale e di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità. Una questione affrontata nell’ambito del convegno “Pnrr & Women. La certificazione della parità di genere come driver di sviluppo dell’impresa“, organizzato da associazione donne giuriste Italia-ADGI e associazione italiana giuristi d’impresa #AIGI, che si è tenuto nella sede di Confindustra, il “tempio dell’economia e delle imprese”. Con la partecipazione di numerosi ospiti autorevoli tra cui Cristina Rossello, membro della Commissione alla Camera Politiche dell’Unione europea, Chiara Gribaudo e Renata Polverini, prime due firmatarie della legge 162 del 2021 sulla certificazione della parità di genere, la dg di Confindustria Francesca Mariotti, il vice ministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci e il sottosegretario del ministero dell’Impresa e Made in Italy Fausta Bergamotto.

L’importanza della parità di genere

Le relatrici del convegno “Pnrr & Women. La certificazione della parità di genere come driver di sviluppo dell’impresa”

“La parità di genere aziendale non solo come un beneficio esclusivo per le donne, ma anche come asset importante dello sviluppo dell’intera impresa” hanno dichiarato Florinda Scicolone, responsabile Cantiere Gender Gap di Aigi, e Irma Conti, presidente nazionale di Adgi e coordinatrice scientifica dell’evento. “Io e Irma Conti ci occupiamo, come giuriste, di parità di genere da vent’anni. In questi anni vedere come inizi a essere considerata non più solo come un regalo a noi donne, ma come un asset di sviluppo è un grande passo per un cambiamento epocale“. La diversità, in ottica di parità di genere e inclusione, significa dunque più valore, più crescita e più ricchezza per un’impresa. “Ed è condizione preliminare per affrontare la sfida di ridurre la povertà, promuovere lo sviluppo sostenibile e costruire un buon governo“, ha spiegato Irma Conti riprendendo le parole di Kofi Annan.

I dati italiani

Siamo ancora troppo lontani dalla media europea in termini di occupazione femminile. “La piena partecipazione delle donne alla vita economica e sociale del mondo del lavoro – ha ricordato la dg di Confindustria Francesca Mariotti – sia un vero e proprio asset per contribuire allo sviluppo economico e culturale del Paese. Questo perché grazie al lavoro tutte le persone hanno la possibilità di costruire di determinare la propria identità“. Il lavoro dà indipendenza economica ma anche di pensiero. Eppure se guardiamo ai dati del tasso di occupazione femminile sono drammatici. In Italia abbiamo un tasso tra i più bassi di Europa, il 49.4%. “Un trend in miglioramento – ha continuato – rispetto al 2020, 48.4% ma contro una media europea del 63.4%”. Tra l’altro il dato nazionale è condizionato da forti diversità territoriali. La strategia della parità di genere dallo scorso anno cerca di definire linee di azione per ridurre questo gap italiano a partire dall’adeguamento della domanda di lavoro all’offerta femminile. “E non c’è dubbio che una chiave di volta può essere rappresentata dalla promozione delle materie scientifiche tra le ragazze. Su questo punto ci sono dati confortanti. La presenza femminile nelle immatricolazioni delle facoltà scientifiche si attesta al 21%, se guardiamo i corsi di informatica e tecnologia su 100 iscritti solo 14 sono ragazze“. Occorre riconquistare l’amore per le materie scientifiche soprattutto tra le bambine per evitare che all’età dei sei ani si consolidi la convinzione che la matematica è roba da maschi.

La legge 162 del 2021

Strumento fondamentale per la lotta al divario di genere è la legge 162/2021 che ha introdotto importanti modifiche al modifiche al Codice delle Pari Opportunità

È in quest’ottica che va la legge 162 del 2021, nata per ridurre il divario nelle pari opportunità tra uomini e donne e introdurre criteri basati sulla meritocrazia e più trasparenti sulle procedure seguite per definire percorsi di carriera e retribuzioni. Il provvedimento porta le prime due firme di Chiara Gribaudo e Renata Polverini, presenti al convegno, entrambe politiche anche se appartenenti a due schieramenti diversi. “Proprio perché – come ha ribadito Scicolone – la lotta per la parità di genere supera qualunque colore politico“. La legge ha introdotto importanti novità con le modifiche al Codice delle Pari Opportunità. In primis abbassando a 50 il numero dei dipendenti utile a individuare le aziende obbligate a redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile. Tra le altre informazioni l’impresa deve anche inserire lo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta ai dipendenti dei due generi.

La certificazione della parità di genere

Ma la vera novità è proprio la certificazione della parità di genere, oggetto del convegno che le aziende virtuose possono richiedere su base volontaria agli organismi accreditati, sempre più numerosi, dalla società Accredia, per dimostrare la loro aderenza ai principi delle pari opportunità tra uomini e donne. Parametri e indicazioni tecniche funzionali al conseguimento della certificazione sono contenuti nel documento definito “Prassi di Riferimento UNI/PdR 125:2022”, riassunto nell’intervento di Giuseppe Rossi, presidente UNI- Ente italiano di normazione. “La Prassi UNI – spiega Rossi – ha individuato una serie di KPI (Key Performance Indicator), suddivisi in sei aree di indicatori che racchiudono una serie di variabili che caratterizzano una organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere. Le sei aree sono cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro“. Le imprese che ottengono la certificazione devono assicurare un costante monitoraggio degli indicatori, coinvolgendo le rappresentanze sindacali aziendali, consigliere e consiglieri territoriali e regionali di parità, e consentendo loro di esercitare il controllo e la verifica del rispetto dei parametri minimi. La legge ha introdotto un sistema premiale per tutte quelle aziende che, ottenendo la certificazione, sull’onda di quanto affermato dal sottosegretario Bergamotto, “vogliono contribuire a migliorare gli standard, attirare talenti e incrementare competitività sul mercato”.

La sfida e i prossimi passi

Cristina Rossello
Cristina Rossello, membro della Commissione alla Camera Politiche dell’Unione Europea

Un passo in avanti dunque da parte del legislatore nell’ottica di adottare le misure contenute nella Missione 5 (Inclusione e coesione) del Pnrr, investendo così le risorse previste dal piano per favorire uguali condizioni nei percorsi di carriera, stesso salario a parità di competenze, forme di sostegno alla maternità. Ottenere la certificazione comporta, per le aziende, un esonero contributivo dell’1%, un punteggio premiale per l’accesso a fondi nazionali, europei e nelle graduatorie per i bandi di gara, e un elevato livello di compliance aziendale. Ma c’è ancora tanto da fare, come ha ricordato Cristina Rossello, membro della Commissione alla Camera Politiche dell’Unione Europea, che ha anche lanciato un invito all’Aigi: “Ogni legge deve essere calata nella realtà affinché non resti un principio astratto lontano anni luce da quelle realtà che vuole tutelare. A questo proposito proviamo a istituire un osservatorio che possa aiutare quelle imprese, sprovviste di strumenti tecnici per ottenere la certificazione della parità di genere, a ottenerli mettendo su anche una rete di servizi e una banca dati e rafforziamo il dialogo con le istituzioni”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Parità di genere come condizione imprescindibile per la crescita e lo sviluppo di un’azienda. È da qui che bisogna partire per capire l’importanza di ridurre in maniera consistente il gender gap in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale e di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità. Una questione affrontata nell’ambito del convegno "Pnrr & Women. La certificazione della parità di genere come driver di sviluppo dell’impresa", organizzato da associazione donne giuriste Italia-ADGI e associazione italiana giuristi d’impresa #AIGI, che si è tenuto nella sede di Confindustra, il "tempio dell’economia e delle imprese". Con la partecipazione di numerosi ospiti autorevoli tra cui Cristina Rossello, membro della Commissione alla Camera Politiche dell’Unione europea, Chiara Gribaudo e Renata Polverini, prime due firmatarie della legge 162 del 2021 sulla certificazione della parità di genere, la dg di Confindustria Francesca Mariotti, il vice ministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci e il sottosegretario del ministero dell’Impresa e Made in Italy Fausta Bergamotto.

L’importanza della parità di genere

Le relatrici del convegno "Pnrr & Women. La certificazione della parità di genere come driver di sviluppo dell’impresa"
"La parità di genere aziendale non solo come un beneficio esclusivo per le donne, ma anche come asset importante dello sviluppo dell’intera impresa" hanno dichiarato Florinda Scicolone, responsabile Cantiere Gender Gap di Aigi, e Irma Conti, presidente nazionale di Adgi e coordinatrice scientifica dell’evento. "Io e Irma Conti ci occupiamo, come giuriste, di parità di genere da vent’anni. In questi anni vedere come inizi a essere considerata non più solo come un regalo a noi donne, ma come un asset di sviluppo è un grande passo per un cambiamento epocale". La diversità, in ottica di parità di genere e inclusione, significa dunque più valore, più crescita e più ricchezza per un’impresa. "Ed è condizione preliminare per affrontare la sfida di ridurre la povertà, promuovere lo sviluppo sostenibile e costruire un buon governo", ha spiegato Irma Conti riprendendo le parole di Kofi Annan.

I dati italiani

Siamo ancora troppo lontani dalla media europea in termini di occupazione femminile. "La piena partecipazione delle donne alla vita economica e sociale del mondo del lavoro – ha ricordato la dg di Confindustria Francesca Mariotti – sia un vero e proprio asset per contribuire allo sviluppo economico e culturale del Paese. Questo perché grazie al lavoro tutte le persone hanno la possibilità di costruire di determinare la propria identità". Il lavoro dà indipendenza economica ma anche di pensiero. Eppure se guardiamo ai dati del tasso di occupazione femminile sono drammatici. In Italia abbiamo un tasso tra i più bassi di Europa, il 49.4%. "Un trend in miglioramento – ha continuato - rispetto al 2020, 48.4% ma contro una media europea del 63.4%". Tra l’altro il dato nazionale è condizionato da forti diversità territoriali. La strategia della parità di genere dallo scorso anno cerca di definire linee di azione per ridurre questo gap italiano a partire dall’adeguamento della domanda di lavoro all’offerta femminile. "E non c’è dubbio che una chiave di volta può essere rappresentata dalla promozione delle materie scientifiche tra le ragazze. Su questo punto ci sono dati confortanti. La presenza femminile nelle immatricolazioni delle facoltà scientifiche si attesta al 21%, se guardiamo i corsi di informatica e tecnologia su 100 iscritti solo 14 sono ragazze". Occorre riconquistare l’amore per le materie scientifiche soprattutto tra le bambine per evitare che all’età dei sei ani si consolidi la convinzione che la matematica è roba da maschi.

La legge 162 del 2021

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È in quest’ottica che va la legge 162 del 2021, nata per ridurre il divario nelle pari opportunità tra uomini e donne e introdurre criteri basati sulla meritocrazia e più trasparenti sulle procedure seguite per definire percorsi di carriera e retribuzioni. Il provvedimento porta le prime due firme di Chiara Gribaudo e Renata Polverini, presenti al convegno, entrambe politiche anche se appartenenti a due schieramenti diversi. "Proprio perché – come ha ribadito Scicolone - la lotta per la parità di genere supera qualunque colore politico". La legge ha introdotto importanti novità con le modifiche al Codice delle Pari Opportunità. In primis abbassando a 50 il numero dei dipendenti utile a individuare le aziende obbligate a redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile. Tra le altre informazioni l’impresa deve anche inserire lo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta ai dipendenti dei due generi.

La certificazione della parità di genere

Ma la vera novità è proprio la certificazione della parità di genere, oggetto del convegno che le aziende virtuose possono richiedere su base volontaria agli organismi accreditati, sempre più numerosi, dalla società Accredia, per dimostrare la loro aderenza ai principi delle pari opportunità tra uomini e donne. Parametri e indicazioni tecniche funzionali al conseguimento della certificazione sono contenuti nel documento definito “Prassi di Riferimento UNI/PdR 125:2022”, riassunto nell’intervento di Giuseppe Rossi, presidente UNI- Ente italiano di normazione. "La Prassi UNI – spiega Rossi – ha individuato una serie di KPI (Key Performance Indicator), suddivisi in sei aree di indicatori che racchiudono una serie di variabili che caratterizzano una organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere. Le sei aree sono cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro". Le imprese che ottengono la certificazione devono assicurare un costante monitoraggio degli indicatori, coinvolgendo le rappresentanze sindacali aziendali, consigliere e consiglieri territoriali e regionali di parità, e consentendo loro di esercitare il controllo e la verifica del rispetto dei parametri minimi. La legge ha introdotto un sistema premiale per tutte quelle aziende che, ottenendo la certificazione, sull’onda di quanto affermato dal sottosegretario Bergamotto, "vogliono contribuire a migliorare gli standard, attirare talenti e incrementare competitività sul mercato".

La sfida e i prossimi passi

Cristina Rossello
Cristina Rossello, membro della Commissione alla Camera Politiche dell’Unione Europea
Un passo in avanti dunque da parte del legislatore nell’ottica di adottare le misure contenute nella Missione 5 (Inclusione e coesione) del Pnrr, investendo così le risorse previste dal piano per favorire uguali condizioni nei percorsi di carriera, stesso salario a parità di competenze, forme di sostegno alla maternità. Ottenere la certificazione comporta, per le aziende, un esonero contributivo dell’1%, un punteggio premiale per l’accesso a fondi nazionali, europei e nelle graduatorie per i bandi di gara, e un elevato livello di compliance aziendale. Ma c’è ancora tanto da fare, come ha ricordato Cristina Rossello, membro della Commissione alla Camera Politiche dell’Unione Europea, che ha anche lanciato un invito all’Aigi: "Ogni legge deve essere calata nella realtà affinché non resti un principio astratto lontano anni luce da quelle realtà che vuole tutelare. A questo proposito proviamo a istituire un osservatorio che possa aiutare quelle imprese, sprovviste di strumenti tecnici per ottenere la certificazione della parità di genere, a ottenerli mettendo su anche una rete di servizi e una banca dati e rafforziamo il dialogo con le istituzioni".
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