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Mahmood: "Da bambino vittima di bullismo, i preconcetti si combattono imparando insieme il rispetto"

Il cantante italo egiziano, reduce dal successo a Sanremo con Blanco e dopo aver incantato l'Eurovision con "Brividi", racconta questo particolare momento delle sua vita, fatto di notorietà e ricerca del proprio equilibrio

di LUDOVICA CRISCITIELLO -
7 agosto 2022
mahmood concerto

mahmood concerto

"Vittima di bullismo? Certo, mi è successo quando ero piccolo. Quegli episodi mi hanno segnato, finché non ho avuto i mezzi per interpretarli e metterli alle spalle". Sono passati pochi mesi da quando Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, ha conquistato Sanremo in duetto con Blanco, con il brano "Brividi". E poi è arrivato a calcare anche il palco dell’Eurovision Song Contest. "Ci deve essere una tutela rivolta ai ragazzi in queste circostanze, e i preconcetti si combattono imparando insieme il rispetto”. Un messaggio che il cantante, italo egiziano, non si stanca mai di esprimere attraverso le sue canzoni. Lo farà anche il 7 agosto, al Gran Teatro Puccini i Torre del Lago (Livorno), con il "Ghettolimpo tour" dopo aver superato un’infezione alle corde vocali.
Mahmood

Mahmood, all'anagrafe Alessandro Mahmoud, è tra i protagonisti della musica italiana di oggi, rivolta soprattutto alle generazioni più giovani

In 'Ghettolimpo' agli dei della mitologia greca si affiancano eroi moderni che vivono la loro quotidianità, cercando di superare gli ostacoli. C’è qualcuno che l’ha ispirata in entrambi i casi? "Quando scrivo prendo ispirazione da tutto quello che mi circonda, da ciò che ho vissuto e mi sta attorno. A questo ho poi aggiunto le suggestioni della mitologia greca: è un mondo meraviglioso in cui mi immergevo da piccolo, la passione è nata da un’enciclopedia per bambini che leggevo spesso in camera mia. Il podio a Sanremo e il sesto posto all’Eurovision Song Contest fa sentire un po’ di più la responsabilità del fatto che ora è più semplice far arrivare il proprio messaggio attraverso la musica? "Sì, è una grande responsabilità quella che sento. Soprattutto ti accorgi di non essere più solo con te stesso e le tue canzoni, perché una volta uscite diventano di tutti e ognuno ne coglierà un messaggio o un insegnamento diverso. Ma è anche questo il bello della musica". Ascoltare "Brividi" a distanza di un po’ di mesi che effetto le fa? "È ancora una grande emozione ed è bellissimo portarla in scaletta nelle date del tour. Sono molto grato dell’esperienza fatta con Blanco e dei mesi che abbiamo passato lavorando praticamente ogni giorno, fianco a fianco".
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Mahmood e Blanco sul turquoise carpet dell'Eurovision 2022

Ha girato un documentario sulla tua vita, a breve disponibile su Prime. È stato difficile far emergere il Mahmood dell’infanzia, la sua storia e le sue relazioni più intime? "Il documentario è un progetto a cui lavoro da tanto e che mi sta molto a cuore, è molto personale ma non ho trovato difficile raccontare la mia vita, perché mostro tutte le persone che sono sempre state per me un punto di riferimento". Si è esibito sul palco al Bataclan, cantando anche in arabo un brano che suo padre le ha insegnato da bambino. Fino a cinque anni fa sarebbe stato impensabile vista la tragedia che si è consumata lì. Com’è stato essere lì, varcare quei corridoi? "Devo ammettere che non è stato facile passare dai corridoi del Bataclan, si vedono ancora i fori dei proiettili, che sono stati lasciati per memoria. Durante le prove del pomeriggio, prima del concerto, avevo l’ansia e pensavo non avrei retto. Cantare lì è stato un privilegio e un’emozione indescrivibile". E duettare con Zucchero? È stato come se lo immaginava? "Direi ancor più bello: è stato un sogno fare parte del suo nuovo progetto. Sono onoratissimo di aver reinterpretato un pezzo blues così celebre e iconico insieme a uno degli artisti che mi hanno fatto crescere". A Taormina ha fatto salire una fan sul palco intonando una canzone con lei… è stato un momento molto toccante e non è da tutti. Lo rifarebbe? "Certo, momenti di condivisione così con il pubblico sono preziosi".
Mahmood

Mahmood in concerto a Roma. L'artista italo-egiziano si è esibito su prestigiosi palcoscenici internazionali, tra i quali il Bataclan

Si è mai trovato in una situazione in cui il pubblico non ha cantato o è stato poco caloroso? "È sicuramente accaduto a tutti, soprattutto a inizio carriera, ma sono anche queste situazioni a permetterti di crescere musicalmente ed imparare a stare sul palco". Tanto successo, tutto insieme, in poco tempo… c’è qualcosa che non ha più il tempo di fare e che le manca? "Adesso sono riuscito a trovare un mio equilibrio, ma soprattutto all’inizio è stato complicato fare i conti con la notorietà, sentivo la mancanza dei miei amici e della mia famiglia, ma sono davvero grato per tutto quello che mi è successo in questi ultimi tre anni e per quanto la musica mi ha regalato, permettendomi di fare ciò che amo non solo in Italia ma anche all’estero". Sente ancora il legame con l’Egitto? "Certamente, l’Egitto è parte delle mie radici e le estati che passavo là da bambino sono alcuni dei miei ricordi più cari. Sento l’influenza di quella cultura come parte di me e ho fatto spesso riferimento ad essa nelle mie canzoni. È fonte di ispirazione ed è stata in grado di donarmi molteplici suggestioni creative per la mia musica". Quanto è difficile oggi riuscire a essere se stessi al di là di quello che pensano gli altri? A lei è costato? "È una cosa che si impara con il tempo, con tanta pazienza. Sono convinto che ognuno debba essere sempre se stesso, perché quando fai una cosa che non senti tua è come se mancasse qualcosa di te". Le è mai capitato di essere vittima di razzismo o bullismo in passato? Lei rappresenta una voce diversa, quella delle nuove generazioni, come si combattono questi preconcetti? "Quando ero bambino sono stato vittima di bullismo e quegli episodi mi hanno segnato, finché non ho avuto i mezzi per interpretarli e metterli alle spalle. Ci deve essere una tutela rivolta ai ragazzi in queste circostanze e i preconcetti si combattono imparando insieme il rispetto". Cosa rappresentano per lei i concetti di diversità e inclusione? "Parole che spero diventino sempre più sinonimo di normalità".