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Giornata Mondiale degli Oceani, il Paese dei Navigatori che ha poca cura delle coste

di DOMENICO GUARINO -
8 giugno 2022
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"Paese di Santi, Poeti e Navigatori". Così l’Italia, anche nelle definizioni enigmistiche. Del resto con oltre 7mila 500 chilometri di coste non potrebbe essere altrimenti. Solo che questo Paese di navigatori, degli arenili e delle scogliere ha assai poca cura, tanto che il Sommo poeta, per rimanere in tema, lo metterebbe non certo tra i santi, ma in qualche girone di dannazione o comunque quantomeno in purgatorio. Le coste italiane sono infatti la porzione di territorio che, negli ultimi 50 anni, ha subito le maggiori trasformazioni. E in gran parte non si tratta di una buona notizia. Anzi.
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Alcuni nidi di tartarughe sulle coste italiane (Wwf)

Lo rivela il WWF nel suo ultimo rapporto “Dossier Coste, il profilo fragile dell’Italia” lanciato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani dell'8 giugno e che inaugura l’avvio della Campagna GenerAzioneMare 2022. “Il 51% dei paesaggi costieri italiani (circa 3.300 km) sono stati trasformati e degradati da case, alberghi, palazzi, porti e industrie. Appena 1.860 km (il 23%) di tratti lineari di costa più lunghi di 5 km nel nostro Paese, isole comprese, possono essere considerati con un buon grado di naturalità. Installazioni industriali, espansione urbana e strutture turistiche, deforestazione e rasatura delle dune costiere hanno alterato quasi interamente il profilo del nostro litorale” denuncia l’associazione ambientalista. Che sottolinea come a questi impatti diretti si sia  aggiunta “l'erosione delle spiagge, fenomeno naturale esacerbato delle attività umane. In particolare, la manomissione dei fiumi e la demolizione delle dune costiere hanno ridotto e rimosso l’apporto di materiale per la formazione delle spiagge. Nel periodo 2006-2019 un totale di 841 chilometri di costa italiana era caratterizzato da erosione”.

Dalla terra al mare, l'allarme non cambia

Sub in azione

Sub in azione (Foto di Luca Coltri / WWF)

Se ci spostiamo dalla terraferma all’ecosistema marittimo le cose non migliorano di certo: cambiamento climatico, inquinamento da plastica, specie aliene, ancoraggi indiscriminati e pesca eccessiva stanno deteriorando invece i mari del mondo. Come si legge sempre nel report “pesca professionale, ricreativa e illegale: si stima che in Italia siano oltre mezzo milione i pescatori ricreativi da barca, e oltre 230 mila pescatori sia subacquei, sia da spiagge che da moli. Secondo alcuni studi nel nord-ovest del Mar Adriatico, ad esempio, le catture ricreative potrebbero ammontare a circa il 30-45% degli sbarchi della piccola pesca locale. Vanno poi sommati gli effetti della pesca illegale, che viene denunciata dalla maggior parte delle Aree marine protette. Un "termometro" di questo fenomeno è rappresentato dal dattero di mare: nel 2020, la Guardia Costiera ha registrato 10 infrazioni accertate e ha sequestrato 84 kg di datteri di mare. Nel 2015, i kg sequestrati erano stati addirittura 6.762”. E come se non bastasse, il 33% degli habitat marini italiani di interesse comunitario presenta uno stato di conservazione inadeguato e solo il 26% è in uno stato di conservazione favorevole. Il 71% degli habitat dunali in Direttiva sono in cattivo stato di conservazione e in regressione. Ad oggi in Italia esistono solo 29 aree marine protette (AMP) e 2 parchi sommersi che, insieme ad altre tipologie di aree protette, nel complesso tutelano circa 308mila ettari di mare e circa 700 km di costa. Eppure si tratterebbe di zone di grandissima importanza in quanto, sottolinea il WWF, sono  un elemento chiave per la pesca sostenibile.
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In Italia il 33% degli habitat marini italiani di interesse comunitario presenta uno stato di conservazione inadeguato

Il turismo balneare

Dati indubbiamente preoccupanti che disegnano una situazione di estrema vulnerabilità se non di vero e proprio degrado. Eppure delle nostre coste e dei nostri litorali dovremmo avere cura, se non per spirito ecologico quantomeno per convenienze economiche. La piccola pesca costiera fornisce circa il 16% dello sbarcato totale di prodotto ittico in Italia. Nel 2019, i turisti stranieri hanno speso circa 6,6 miliardi di euro nel turismo balneare in Italia. Senza contare che, ricorda il WWF, “ecosistemi costieri in salute svolgono un ruolo cruciale nel contesto del cambiamento climatico: le praterie di Posidonia oceanica attenuano la forza delle onde, mitigando gli impatti delle mareggiate, catturano i sedimenti e contrastano quindi l’erosione. Sono un deposito fondamentale di carbonio che ha immagazzinato dall’11% al 42% delle emissioni totali di CO2 dei paesi Mediterranei dai tempi della rivoluzione industriale. Attività illegali di pesca a strascico sotto-costa, ma anche le ancore che arano i fondali e le loro catene stanno provocano la forte regressione della Posidonia nel Mediterraneo”.

La strategia per la Biodiversità

La Nuova Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 sostiene che, per il bene dell’ambiente e delle nostre economie, i Paesi membri dell’UE dovrebbero proteggere in modo efficace almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% del mare entro il 2030, di cui il 10% strettamente protetto.  Il WWF chiede dunque un impegno immediato e concreto per "incrementare l’efficacia di gestione delle aree marine protette e siti Natura 2000 esistenti, incrementare l’estensione della superficie protetta nei mari italiani, garantendone una protezione efficace, implementare un piano di gestione dello spazio marittimo basato sull’approccio ecosistemico". Infine "incrementare la protezione di ecosistemi chiave come la Posidonia oceanica e le dune costiere attraverso azioni di restoration passiva e attiva”.