Gubbio ritrova l'Ovo di Mirella Bentivoglio, poetessa e artista verbo-visiva dall'anima femminista

di LETIZIA CINI
17 aprile 2022
Mirella Bentivoglio e il suo 'Ovo di Gubbio'

Mirella Bentivoglio e il suo 'Ovo di Gubbio'

Il patrimonio culturale eugubino e del mondo rischiava di perdere un'opera d'arte moderna che, oltre ad essere inserita perfettamente nel contesto paesaggistico in cui vive, rappresenta una delle espressioni più significative di quelle installazioni che, negli anni Settanta, hanno caratterizzato la ricerca artistica in Italia. Si tratta nel caso specifico dell’Ovo, una creazione di Mirella Bentivoglio ambientata a ridosso delle mura di Gubbio, nella verde Umbria.

La nascita dell'Ovo

Realizzato in occasione della Biennale d’arte del 1976, curata da Enrico Crispolti, la scultura è costruita in pietra con una intelaiatura di legno e rete metallica; nel corso degli anni la struttura ha accusato il peso del tempo e le insidie delle intemperie, tanto che già negli scorsi anni aveva manifestato una sorta di implosione: l'opera aveva ceduto, come era prevedibile, visto il graduale dissesto annunciato dal distacco di qualche tassello in pietra. Nonostante rappresentino la metà del Paese, le donne, dal punto di vista della scultura fatta e 'interpretata'  sono invisibili. Lungo l’intero Stivale sono solo 171 i monumenti femminili censiti a oggi dall’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali: 171 contro una miriade imprecisata (solo a Milano ce ne sono 125) di busti maschili, che ci guardano quotidianamente dagli alti plinti delle più importanti piazze d’Italia Nel tentativo di pareggiare i conti, gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, su invito di Luce!, realizzeranno sculture di donne che verranno installate in luoghi pubblici delle principali città italiane.  
L’Ovo di Gubbio, la scultura di Mirella Bentivoglio collocata nel 1976

L’Ovo di Gubbio, la scultura di Mirella Bentivoglio collocata nel 1976

L'Ovo di Mirella Bentivoglio è una delle rare opere esposte nel nostro Paese realizzata da una scultrice donna, ed ha fatto davvero il giro del mondo, censito ed illustrato da riviste d’arte per la sua genialità e suggestione, oltre che per il significato esplicitato dato dall’artista. Un uovo di sassi, eretto, grande come una figura umana. Ognuno dei sassi non supera la misura di quanto può essere afferrato da una mano. Uno reca la dedica all’adultera.

L'adultera lapidata

Per l’ubicazione è stata scelta una piazzetta triangolare fuori dalla porta di S. Ubaldo, con dislivelli che ne fanno un piedistallo naturale. Per la sua rinascita, la strada perseguita è stata quella del recupero, un lavoro delicato e complesso, grazie al quale Gubbio e il mondo della cultura sono tornati a riappropriati dell’opera d’arte moderna, integratasi  a meraviglia con il tessuto locale, fino ad entrare addirittura nei toponimi del percorso della Festa dei Ceri di Gubbio.

La svelatura dell'Ovo

Con una cerimonia svoltasi il 3 aprile l’Ovo di Mirella Bentivoglio (deceduta nel marzo 2017) è stato restituito alla comunità. Realizzata in occasione della Biennale – Gubbio ‘76 (22 agosto – 16 ottobre 1976) e installata all’inizio del Buchetto del Monte Ingino, realizzata su intelaiatura in legno e pietra con il coinvolgimento di maestranze eugubine, la scultura era collassata già nel 2004. Oltre al valore artistico, l’Ovo si era inserito nello scenario individuato e voluto dalla Bentivoglio, inserendosi nel tempo nella Festa dei Ceri  quale toponimo di una delle mute (cambio dei ceraioli) che si alternano nella corsa serale.  A questo proposito, è bene ricordare che, dopo due anni di "assenza", il 15 maggio tornerà la Festa dei Ceri con tutte le sue iniziative collaterali. Nei giorni scorsi è arrivato il via libera alla kermesse con l’obbligo dalla mascherina FFP2 per i partecipanti, ceraioli esclusi, ed il divieto di tutti gli incontri conviviali ufficiali al chiuso.
La ricollocazione dell'Ovo, una creazione di Mirella Bentivoglio ambientata a ridosso delle mura di Gubbio

La svelatura dell'Ovo, creazione di Mirella Bentivoglio realizzata in occasione della Biennale d’arte del 1976 e ambientata a ridosso delle mura di Gubbio

Ora è possibile ammirare l’opera grazie ad una operazione di restauro e ricostruzione che ha visto insieme Università dei Muratori, Comune di Gubbio, l’associazione Amici di Mirella e volontari. Alla cerimonia, con il sindaco di Gubbio Filippo Stirati, Leonetta e Ilaria Bentivoglio, figlie dell’ artista e Marco Petrini Elce, architetto progettista del restauro. “L’Ovo di Bentivoglio, un’opera d’arte contemporanea, parte della storia di Gubbio – ha sottolineato il sindaco Stirati – si è inserita perfettamente nel nostro contesto urbano e addirittura nella nostra Festa più rappresentativa: restituirla al suo luogo originario è una operazione che simboleggia anche la rinascita e la voglia di rinascimento della città", spiega il sindaco di Gubbio. Un’operazione “fatta con il cuore“ che ha visto la partecipazione di tanti volontari, realizzata a 100 anni dalla nascita di Mirella Bentivoglio (28 marzo 1922, Klagenfurt am Wörthersee, Austria - 22 marzo 2017, Roma). Il presidente dell’Università dei Muratori, Giuseppe Allegrucci, ha assicurato che “le pietre utilizzate per ricostruire l’Ovo sono le stesse dell’originale, integrate con alcune della stessa tipologia e provenienza“.

Chi è Mirella Bentivoglio

Mirella Bentivoglio in uno scatto di Alessandro Alimonti

Mirella Bentivoglio (1922-2017)  in un iconico scatto di Alessandro Alimonti

Donna forte, femminista che ha fatto della ricerca verbo-visuale e della sperimentazione sulla poesia visiva i propri tratti distintivi, Mirella Bentivoglio è stata poetessa e artista verbo-visiva. Nata il 28 marzo del 1922 a Klagenfurt, da Margherita Cavalli ed Ernesto Bertarelli, medico e scienziato, ha trascorso l’infanzia a Milano, poi fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ha studia nella Svizzera tedesca e in Inghilterra. Nel 1949, Mirella Bertarelli  ha sposato lo scienziato spaziale Ludovico Matteo Bentivoglio, dal quale decise di adottare il cognome. Era inevitabile che quel “Bentivoglio”, fosse per Mirella un segno propiziatorio per la sua attività artistica e poi, era il cognome dell’uomo da lei scelto e non imposto per discendenza. Dal felice matrimonio ultra trentennale (Mirella rise vedova nel 1980), sono nate tre figlie: Marina (classe 1950), Leonetta (1952) e Ilaria (1960).
Mirella Bentivoglio, ’Ti amo, 1970’, Collage su carta

Mirella Bentivoglio, 'Ti amo, 1970’, collage su carta

Tra i traguardi della sua carriera, la mostra Materializzazione del linguaggio alla Biennale di Venezia del 1978. Il cuore della consumatrice ubbidiente ha proposto al pubblico un’antologica dei suoi lavori dal 1966 al 2001, e si apriva proprio con quel cuore creato come variazione sul marchio della Coca Cola, quel cuore nel quale spicca la parola Oca rossa su sfondo bianco. Quest’opera ha tracciato il solco dell’artista visiva, che con poche parole e tratti semplici, è riuscita a criticare in maniera elegante e sottilissima la società dei consumi di massa: nel caso di Coca-Oca è la donna consumista e ingenua attratta dai marchi.

Il significato dell'uovo: segno femminile

Mirella Bentivoglio, ’Il cuore della consumatrice ubbidiente’, 1975, serigrafia su carta da pane

Mirella Bentivoglio, 'Il cuore della consumatrice ubbidiente’, 1975, serigrafia su carta da pane

Tra le opere cult anche Umor nero, che gioca sulla parola 'rumore’ e sull’immagine del traffico; Ti amo, uno dei manifesti femministi più potenti e poetici, e poi l’uovo, tra le sue forme predilette per le sfumature di significato possibili. La prima  rappresentazione di una lunga serie è stato proprio il celebre Ovo di Gubbio, la grande struttura in frammenti di pietra, realizzata nel 1976 per la Biennale che si svolse nella città umbra, poi donata alla cittadinanza. L’uovo, da sempre nella storia dell’arte simbolo sacro di origine universale, rappresentazione dello zero, delle coppie oppositive di vuoto e pieno, di nulla e tutto, viene istallato nella città e fu la stessa artista a delinearne i diversi riferimenti tematici in un’interpretazione profonda e articolata. A partire dalla leggenda dell’incontro a Gubbio fra San Francesco e il lupo, identificato, in una ricerca iconografica dell’etnologo Giancarlo Gaggiotti, con una lupa, termine che in latino significa prostituta, emerge la figura che nella cultura patriarcale delinea la “donna-oggetto” per eccellenza. Con  l’Ovo di Gubbio, il significato fuoriesce dalla trappola e sancisce, simbolicamente, “un accordo di pace fra uomo e donna nel segno dell’uguaglianza”.
L'uovo, per Mirella Bentivoglio unl’uovo, simbolo di vita e la pietra

L'uovo, per Mirella Bentivoglio (1922-2017) rappresenta un simbolo di vita e femminilità

Mirella Bentivoglio inoltre, sceglie di collocare il suo Ovo in un piccolo slargo lungo il percorso della processione dei Ceri, festa di metà maggio risalente alle celebrazioni pre-cristiane della “fertilità”, per evidenziare così l’inserimento di un segno femminile in un rito di tradizione maschile, eseguito con gli elementi fallici delle candele. Un ultimo rapporto, riguarda il rivestimento dell’Ovo in frammenti di pietra dove, in uno di questi, l’iscrizione “All’adultera lapidata” esplicita la combinazione fra l’uovo, simbolo di vita e la pietra, arma di morte nella pratica patriarcale della lapidazione, pratica disumana (in lingua araba Rajm) ancora oggi presente nella giurisdizione di alcuni stati totalmente o parzialmente musulmani, come Nigeria, Arabia Saudita, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Afghanistan e Yemen.

Monumento femminista

Particolade dell'Ovo, una creazione di Mirella Bentivoglio realizzato in occasione della Biennale d’arte del 1976  e ambientata a ridosso delle mura di Gubbio

Particolare dell'Ovo,  creazione di Mirella Bentivoglio realizzato in occasione della Biennale d’arte del 1976  a Gubbio

Un monumento simbolico all’adultera lapidata, di pietra come i muri delle case e le mura di difesa che circondano lo spiazzo dove, appunto a Gubbio, l’uovo è venuto a creare un nuovo rapporto di segni: il valore simbolico di queste strutture si realizza proprio nel momento del loro uso corale delle parole, del riconoscimento di termini semiologici di quella provocazione critica che i suoi interventi sono venuti ad innescare con segni dialetticamente spiazzanti, suscitatori di ripercussioni molteplici a livello di memoria e di sondaggi archetipi nello spessore del subconscio. “Ho cominciato a usare l’uovo come simbolo nel ‘71 - le parole di Mirella Bentivoglio ai critici -: ho molti oggetti con la presenza di uovo e molti collages con l’immagine fotografica dell’uovo. Nel ’71, l’oggetto Ab ovo, dedicata all’affermativa natura-tecnologia, proponeva due 'O' che ottenevano ognuna un uovo: uno naturale inquinato; uno in resina acrilica trasparente con rotella interna. Da quel momento ho cominciato a usare il simbolo uovo con altri segni; la 'O' da cui era partito era diventata superflua. L’uovo è l’alternativa femminista".

Dove ammirare le opere di Mirella Bentivoglio

Mirella Bentivoglio Dino Ignani

Mirella Bentivoglio nello scatto di Dino Ignani

Nel 2011, Mirella Bentivoglio ha donato la sua ricca collezione e archivio di arte al femminile, raccolta in anni di lavoro, al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART). A un anno dalla scomparsa dell'eclettica artista,  in una giornata di commemorazione in suo onore, la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma, ha presentato il fondo a lei titolato, donato dalle tre figlie. L'anno successivo, ovvero nel 2019, la stessa Biblioteca Nazionale ha inaugurato un luogo espositivo intitolato a Bentivoglio, per ospitare una mostra permanente di alcune sue opere, accanto agli spazi dedicati a Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Italo Calvino. Sempre nel 2019, è nato in rete l’Archivio Mirella Bentivoglio, con lo scopo di promuovere e valorizzare il suo lavoro.