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Mentre la fusione nucleare conquista le prime pagine, grazie all’esperimento condotto in California alla National Ignition Facility (NIF) di Livermore, ma promette risultati tangibili solo tra una generazione almeno (20/30 anni), c’è una ricerca che va avanti da anni e che sembra mettere a disposizione soluzioni in tempi assolutamente più rapidi, oltre che con meno problemi di sicurezza. Parliamo dell’idrogeno verde, da anni al centro di dibattiti, in un vorticoso succedersi di entusiasmo, speranze e disillusioni. Frutto, probabilmente, anche di quella geopolitica delle fonti energetiche che muove interessi enormi sullo scenario globale, indirizzando flussi di investimenti e di comunicazione.
È di qualche giorno fa la notizia che la società di ingegneria di Ferrara Incico Spa e il gruppo francese Lhyfe, specializzato nella produzione di idrogeno verde, hanno siglato un accordo per realizzare un impianto - chiavi in mano - che produca idrogeno verde e carburanti sintetici a zero emissioni, al servizio delle piccole e medie imprese che vogliono ridurre le bollette e tagliare le loro emissioni di gas serra. Il primo impianto dovrebbe essere realizzato in Puglia, dove imprese locali si sono dette interessate. Una notizia che non ha certo destato lo stesso scalpore di quella della fusione nucleare, e di cui si è parlato molto meno, o quasi nulla, ma che promette di tagliare in tempi rapidi ed in maniera drastica i costi dell'elettricità delle imprese che utilizzeranno la nuova tecnologia (diventate insostenibili per la crisi energetica), di ridurre le loro emissioni (per le quali devono pagare una tassa nell'ambito del sistema Ets) e di ricavare carburanti utilizzabili in loco o facilmente commerciabili.
L'accordo italo-francese per produrre idrogeno verde

L'impianto a idrogeno potrebbe sorgere in Puglia