Meg: "La musica? Unisce e crea sorellanza. Canto la parità di genere"

La cantautrice Maria Di Donna: "Quando compongo parlo con un’altra parte di me, con le canzoni cerco di risolvere i miei nodi esistenziali"

di GIOVANNI BALLERINI
1 aprile 2023
Maria Di Donna in arte Meg (Instagram)

Maria Di Donna in arte Meg (Instagram)

"La musica unisce e crea fratellanza e sorellanza. E’ un rito pagano liberatorio, dionisiaco, in cui poter trovare una briciola di felicità. I concerti sono, ancora più di prima un momento molto prezioso in cui rincontrarsi". Dai ritmi militanti al cantautorato più alternativo e sperimentale, con molto più di un piacevole retrogusto elettronico, Meg ha all'attivo 8 album, di cui 4 con i 99 Posse e (dal 2004 a oggi) 4 da solista, l’ultimo dei quali, "Vesuvia", che è uscito di recente per Asian Fake/Sony Music, è stato prodotto da la stessa Meg insieme a Frenetik, Orang3, Fugazza, Suorcristona, Tommaso Colliva e David Chalmin e vanta le collaborazioni di Elisa ed Emma, di Altea, Alice, Sano e Specchiopaura del collettivo napoletano Thru Collected, del nuovo talento hard neomelodic Nziria e della celebre pianista francese Katia Labèque. L’artista napoletana, classe 1972, che in realtà si chiama Maria Di Donna, ma che conosciamo come Meg, presenta i suoi nuovi e vecchi successi nel "Vesuvia In Tour" che, dopo i sold out di Milano (doppia data), Roma e Napoli fa tappa sabato 1° aprile al Glue di Firenze, per poi proseguire l’8 aprile al Mercato Nuovo di Taranto e il 29 aprile al Dumbo/Lady Day di Bologna.
Le date del tour di Meg

Le date del tour di Meg

Meg, che show ha preparato per questo tour? "Con me sul palco c’è Marco Fugazza, insieme creiamo una session musicale non stop. Abbiamo un tavolo sul palco in cui sono disseminati i nostri sintetizzatori, i mixer, gli effetti e i computer. Completano la squadra il mastro luciaio Andrea Amadei e il fonico Cipo, siamo una squadra piccola, ma piena di talento e creatività". E il concerto ne guadagna? "C’è un grande ritmo, è come se non ci fosse mai fine a questo flusso magmatico musicale. E’ come se il Vesuvio rimixasse con noi le canzoni. Mi piace molto il concetto di remix perché si approccia a creazioni mai chiuse, sempre aperte, mutevoli e in qualche modo rilavorabili".
Meg, l’artista napoletana, classe 1972, che in realtà si chiama Maria Di Donna

Meg, l’artista napoletana, classe 1972, che in realtà si chiama Maria Di Donna

Oggi la trasgressione sembra quasi più importante della musica per fare spettacolo, lei che ne pensa? "Non mi soffermo all’apparenza. Anche nella trap l’abito non fa il monaco. Non è detto che uno vestito in maniera aggressiva venga davvero dalle banlieue. Se poi c’è un rapper che nei suoi brani rima in maniera genuina sulla vita nelle banlieue allora lo riconosco dallo spessore delle parole che usa. E’ facile smascherare chi ha solo un costume addosso. Se poi si parla degli eccessi live di gruppi come i Maneskin è bene ricordare che hanno vent’anni e a quell’età è giusto essere arrabbiati col mondo. Ho sentito delle loro dichiarazioni anche molto forti, molto belle. Meno male che ci sono ancora dei ventenni che vogliono far sentire le loro idee". Che rapporto ha con il suo pubblico? "Sono molto fortunata, molto orgogliosa, perché ai miei concerti spesso si forma una sorta di community di gente orgogliosamente freak che è trasversale anche dal punto di vista generazionale. Ci sono persone che mi seguono da 30 anni, altre da 20, da 10 e nuovi fan. Un pubblico di varie fasce d’età, ma sempre raffinato, curioso, affamato di novità, di arte, di cultura, di musica mai scontata. Un audience diversa. Per questo quando ci ritroviamo ai miei concerti è un momento emozionante, quasi commovente. Oggi, come non mai c’è bisogno di occasioni per incontrarsi. A dispetto di una politica che ci vuole divisi più che mai, la musica ci fa invece sentire uniti".
Meg in concerto (Instagram)

Meg in concerto (Instagram)

Perché li definisce Freaks? "E’ un pubblico eterogeneo di persone out of the box, fuori dagli schemi. Gente a cui le regole imposte dalla società vanno troppo strette e quindi pensano in un certo modo, sono molto solidali, accoglierebbero i migranti, amano, a prescindere dal sesso del proprio partner. Sono insomma un pubblico speciale". Che si ritrova con la sua musica? "Penso e scrivo solo per me stessa, in maniera moto onesta. Quando compongo parlo con un’altra parte di me, cerco sempre di trovare chiarezza rispetto a quello che ero ieri e quello che sono oggi. Per fortuna siamo esseri in continua evoluzione, che quotidianamente si trovano ad affrontare difficoltà enormi. Con le mie canzoni cerco di risolvere i miei nodi esistenziali. Mi sembra una magia che nelle cose che scrivo ci si rispecchino anche altre persone. Non so come ciò accada, ma quando succede, come in questi concerti, è sempre una sorpresa potentissima. Mi emoziona tantissimo vedere la gente canta a squarciagola le mie canzoni nuove e vecchie".
Il tour di Meg sabato 1 aprile arriva al Glue di Firenze (Instagram)

Il tour di Meg sabato 1 aprile arriva al Glue di Firenze (Instagram)

Come è Meg nel privato? "Ho sempre cercato di vivere la mia vita in maniera libera, gli schemi, i recinti, mi sono sempre stati stretti e ho sempre cercato di romperli e vivere seguendo i miei principi morali e non tradire me stessa. Il potere della musica è un po’ come quello del pifferaio magico: succede che qualcuno ti segua, ma non è una operazione studiata a tavolino. Ogni musicista ha un po’secondo me il pubblico che gli somiglia". L’impegno secondo lei insomma paga? "Sono molto soddisfatta, stupefatta che dopo quasi 30 anni che faccio questo lavoro ci sia tanta gente che viene a vedere i miei concerti e compra i miei dischi. E gliene sono grata. Nella mia quotidianità e nelle mie canzoni non ho mai smesso di parlare del mondo che ci circonda e quindi è ovvio che appoggio temi come la parità di genere. Purtroppo non viviamo in un mondo ideale, anzi mi sembra che le cose vadano sempre peggio, dove ti giri c’è una tragedia. Dall’emergenza climatica, con il clima impazzito che distrugge coltivazioni, alle donne torturate e uccise in Iran, alle ragazzine che vogliono studiare e che vengono avvelenate in Afganistan. Dovunque c’è una tragedia, a partire dalla guerra in Ucraina. Detto questo faccio il più possibile per ritagliarmi momenti di felicità e di condividerli con altre persone. In questo la musica mi è di grande aiuto".