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Home » Spettacolo » Mostra del cinema di Venezia, le scarpe rosse per dire no alla violenza sulle donne

Mostra del cinema di Venezia, le scarpe rosse per dire no alla violenza sulle donne

Installazione dell'artista messicana Elina Chauvet in occasione della proiezione del film "Red Shoes" di Carlos Eichelmann Kaiser

Barbara Berti
5 Settembre 2022
Alla Mostra del Cinema di Venezia installazione di scarpe rosse, simbolo della Giornata contro la Violenza sulle Donne

Alla Mostra del Cinema di Venezia installazione di scarpe rosse, simbolo della Giornata contro la Violenza sulle Donne

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“Red Shoes” sul red carpet. Dopo il messaggio forte e chiaro di Francesca Vecchioni – la scritta “My body, my rules” sulla coscia destra – arriva un altro messaggio sociale. Alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, in occasione della proiezione del film drammatico “Red Shoes” diretto da Carlos Eichelmann Kaiser – in concorso nella sezione “Orizzonti Extra” – sono arrivate le scarpe rosse, simbolo della Giornata contro la Violenza sulle Donne (25 novembre). Al Lido, infatti, è sbarcata l’artista messicana Elina Chauvet che per prima, il 22 agosto 2009, realizzò un’installazione artistica di scarpe rosse esposta nelle strade, nelle piazze, nelle scuole e nei palazzi del potere in risposta all’ondata di femminicidi di quel periodo in Messico. Nel 2020 un gruppo di attivisti ha dipinto 300 paia di scarpe rosse e indetto uno sciopero di 24 ore, in cui le donne si sono assentate dai luoghi di lavoro e dalla vita pubblica, utilizzando l’hashtag #UnDiaSinNosotras.

Elina Chauvet e le 'sue' scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)
Elina Chauvet e le ‘sue’ scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)

“Red Shoes è un incontro di arte e memoria collettiva. Nel suo viaggio, cerca la solidarietà tra le persone verso una città in cui l’omicidio e la scomparsa delle donne è un evento quotidiano. È un invito alla riflessione nelle città e nei paesi in cui si tiene, dal momento che ci induce a parlare di un problema sempre più nascosto come la violenza contro le donne” spiegò l’artista all’epoca della prima installazione. Elina Chauvet, classe 1959, è laureata all’Università Autonoma di Ciudad Juárez in Messico. Il suo processo artistico ruota attorno all’attivismo e al femminismo, con cui indaga e denuncia i processi sociali e la violenza contro le donne. Ha all’attivo molteplici mostre individuali e collettive e partecipazioni a fiere in Messico, Sud America, Stati Uniti ed Europa.

Installazione di scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)
Installazione di scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)

Il film “Red Shoes”

Il film “Red Shoes” di Carlos Eichelmann Kaiser e interpretato da Eustacio Ascacio, Natalia Solian, Phanie Molina, Jeorgina Tábora e Rosa Irine Herrera, affronta la tematica della redenzione spirituale, messa in luce dai due personaggi principali. Il titolo nasce da un elemento simbolico, le scarpe rosse, che rappresentano la lotta contro ogni tipo di abuso di genere e la denuncia contro la violenza sulle donne.

 

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Un post condiviso da Elina Chauvet (@elinachauvet)

 

In un luogo sperduto tra le montagne nel nord del Messico, vive Artemio, un contadino che vede scivolare tra le proprie dita il suo desolato appezzamento di terreno e la sua stessa vita. Quando riceve una notizia sconvolgente sulla figlia che non vede ormai da anni, decide di partire per la città in cerca di verità e redenzione, ma si trova ad affrontare un mondo brutale, a lui completamente sconosciuto.

“Un uomo – sottolinea il regista – deve superare una serie di ostacoli per recuperare tutto ciò̀ che ama: la redenzione e il dolore sono temi universali che ci portano al massimo dell’estasi e della disillusione. Temi che i personaggi del film sono in grado di superare, facendo penitenza. Questa è una storia sul conflitto con i padri, argomento che interessa anche me da vicino: il film è infatti un piccolo tributo al mio stesso padre, a tutti i padri e ai rapporti che non siamo mai in grado di concludere. Una storia che mette anche in luce il duro contrasto tra il Messico rurale, luminoso quanto dimenticato, e il Messico urbano, vibrante e buio, doloroso e vivo”. “Red Shoes” è sceneggiato dal regista con Jofra GG e Adriana Gonzáles Del Valle, con la fotografia di Serguei Saldivar Tanaca, montato da Omar Guzmàn, con le musiche di Camilla Uboldi, con la scenografia di Nohemì Gonzales Martinez, il trucco di Julissa Calderon e i costumi di Carolina Burbano. Il film è una co-produzione Messico/Italia, co-prodotto da 102 e BHD e distribuito in Italia da 102 Distribution.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
"Red Shoes" sul red carpet. Dopo il messaggio forte e chiaro di Francesca Vecchioni - la scritta "My body, my rules" sulla coscia destra - arriva un altro messaggio sociale. Alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, in occasione della proiezione del film drammatico “Red Shoes” diretto da Carlos Eichelmann Kaiser – in concorso nella sezione “Orizzonti Extra” - sono arrivate le scarpe rosse, simbolo della Giornata contro la Violenza sulle Donne (25 novembre). Al Lido, infatti, è sbarcata l'artista messicana Elina Chauvet che per prima, il 22 agosto 2009, realizzò un'installazione artistica di scarpe rosse esposta nelle strade, nelle piazze, nelle scuole e nei palazzi del potere in risposta all’ondata di femminicidi di quel periodo in Messico. Nel 2020 un gruppo di attivisti ha dipinto 300 paia di scarpe rosse e indetto uno sciopero di 24 ore, in cui le donne si sono assentate dai luoghi di lavoro e dalla vita pubblica, utilizzando l'hashtag #UnDiaSinNosotras.
Elina Chauvet e le 'sue' scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)
Elina Chauvet e le 'sue' scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)
“Red Shoes è un incontro di arte e memoria collettiva. Nel suo viaggio, cerca la solidarietà tra le persone verso una città in cui l’omicidio e la scomparsa delle donne è un evento quotidiano. È un invito alla riflessione nelle città e nei paesi in cui si tiene, dal momento che ci induce a parlare di un problema sempre più nascosto come la violenza contro le donne” spiegò l'artista all’epoca della prima installazione. Elina Chauvet, classe 1959, è laureata all'Università Autonoma di Ciudad Juárez in Messico. Il suo processo artistico ruota attorno all'attivismo e al femminismo, con cui indaga e denuncia i processi sociali e la violenza contro le donne. Ha all’attivo molteplici mostre individuali e collettive e partecipazioni a fiere in Messico, Sud America, Stati Uniti ed Europa.
Installazione di scarpe rosse alla Mostra del Cinema di Venezia (Instagram)
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Il film “Red Shoes”

Il film “Red Shoes” di Carlos Eichelmann Kaiser e interpretato da Eustacio Ascacio, Natalia Solian, Phanie Molina, Jeorgina Tábora e Rosa Irine Herrera, affronta la tematica della redenzione spirituale, messa in luce dai due personaggi principali. Il titolo nasce da un elemento simbolico, le scarpe rosse, che rappresentano la lotta contro ogni tipo di abuso di genere e la denuncia contro la violenza sulle donne.
 
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  In un luogo sperduto tra le montagne nel nord del Messico, vive Artemio, un contadino che vede scivolare tra le proprie dita il suo desolato appezzamento di terreno e la sua stessa vita. Quando riceve una notizia sconvolgente sulla figlia che non vede ormai da anni, decide di partire per la città in cerca di verità e redenzione, ma si trova ad affrontare un mondo brutale, a lui completamente sconosciuto. “Un uomo – sottolinea il regista - deve superare una serie di ostacoli per recuperare tutto ciò̀ che ama: la redenzione e il dolore sono temi universali che ci portano al massimo dell’estasi e della disillusione. Temi che i personaggi del film sono in grado di superare, facendo penitenza. Questa è una storia sul conflitto con i padri, argomento che interessa anche me da vicino: il film è infatti un piccolo tributo al mio stesso padre, a tutti i padri e ai rapporti che non siamo mai in grado di concludere. Una storia che mette anche in luce il duro contrasto tra il Messico rurale, luminoso quanto dimenticato, e il Messico urbano, vibrante e buio, doloroso e vivo”. “Red Shoes” è sceneggiato dal regista con Jofra GG e Adriana Gonzáles Del Valle, con la fotografia di Serguei Saldivar Tanaca, montato da Omar Guzmàn, con le musiche di Camilla Uboldi, con la scenografia di Nohemì Gonzales Martinez, il trucco di Julissa Calderon e i costumi di Carolina Burbano. Il film è una co-produzione Messico/Italia, co-prodotto da 102 e BHD e distribuito in Italia da 102 Distribution.
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