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Romina Cecconi e la sua 'Romanina': "Non smetterò mai di sentirmi donna"

di LUCA SCARLINI -
18 luglio 2022
romina-cecconi

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Nel 1976 usciva da Vallecchi, in una collana dal titolo inequivocabile, ossia "diversa", un volume di memorie destinato a fare epoca: Io “la romanina”, perché sono diventato donna con una illustrazione in copertina, di taglio simbolista, di Giuliano Fornari.
Romina Cecconi

Romina Cecconi

"Non smetterò mai di sentirmi donna"

Il libro raccontava la storia di Romina Cecconi, che aveva ottenuto con grande difficoltà un cambio di identità che la legge italiana vietava in ogni modo. L’apertura della memoria è diretta, chiara: “Sono stata in carcere quattro volte, definita dai giornali un 'losco' individuo, scacciata dal collegio, obbligata a non uscire di casa dopo le nove di sera, privata dei diritti civili, della patente di guida, della possibilità di trovare un lavoro o di aprire un negozio. Ho fatto lunghi mesi di soggiorno obbligato, sono stata ricattata, offesa, processata. Tutto questo perché ho sempre sostenuto con forza, con rabbia quando ce n’era bisogno, che non avrei smesso di vestirmi da donna, di sentirmi donna, di essere donna”. Il tono della narrazione, anche quando si tratta di fatti gravi, di aggressioni e violenze, è sempre picaresco. Lo sberleffo non manca mai, come voleva il motto che aveva adottato nelle notti alle Cascine: "Sono la donna pipistrello, mezza topa e mezzo uccello", che è poi il titolo del recente documentario di Francesco Belais e Matteo Tortora (2015).

La Romanina, all'anagrafe Romano Cecconi, poi Romina. Qui ritratta da Mataro da Vergato nel ritratto “TRANS LADY WITH PUPPY”

Nel libro è esilarante la parte dell’alluvione, diventata epicentro di un teatro erotico inarrestabile. Non meno brillante è la sezione dedicata al paradossale decreto che la condusse al confino a Volturino, in provincia di Foggia. Dapprima detestata dalle donne, quasi tutte vedove bianche di emigrati che le abbandonavano per anni, per poi tornare qualche volta con una altra famiglia, Romina decise che avrebbe vinto. Dopo avere sedotto tutti i maschi con completi all’ultima moda, e con una clamorosa pelliccia a scialo, adottò la divisa delle signore locali, con abiti neri castigati e fazzoletto nero in testa, convincendo tutte della sua accettabilità, per il fatto di avere gravemente ferito un uomo che le era promesso e che l’aveva poi abbandonata per un’atra. Proprio il carcere femminile, che fu preludio a quella segregazione, voluta dal giudice Vigna, come se si trattasse di una pericolosa criminale, portò al cambiamento radicale nella sua esistenza, e al riconoscimento della identità femminile che fino a quel momento nessuno aveva voluto accettare. Lo spettacolo è sempre stato un luogo dell’epifania della signora: in gioventù a Firenze, nel popolarissimo Circo Gratta, dove si presentava come “l’emulo di Coccinelle”, evocando la prima star transessuale, spesso destinata a suscitare grande scandalo in Italia, come racconta la parte conservatrice del film La rabbia, firmata da Giovanni Guareschi (1963), in cui si rievocava una cacciata da Roma per eccesso di provocazioni durante uno spettacolo.

"Io ho pianto tanto, tutti piangono, almeno spero": la commozione di Anna Meacci

Con 'Romanina' Anna Meacci racconta il primo cambio di sesso in Italia

A Parigi Romanina fu star nel celebre cabaret di Madame Arthur, mecca dei travestiti e delle transessuali in quegli anni di repressione. I numeri li provava con Sylvano Bussotti, suo grande estimatore, ma l’ambiente non era positivo, anzi attraversato da rivalità, invidie, da violenze. Nel 1978 un maestro del cinema italiano, Mauro Bolognini (l’anno dopo la realizzazione del suo film più queer, il magnifico Gran bollito, che varrebbe davvero la pena di recuperare), realizzò insieme a Guido Sacerdote  una magnifico ritratto di Romina, dal titolo allusivo C’era una volta un ragazzo, intervistando la madre, memorabile, dal nome di Umile, che racconta di avere affrontato con turbamento la rivelazione della identità del figlio e il padre adottivo, raffigurato nella sua autofficina oltrarno, mentre la dama arrivava con un abito clamoroso, dichiarando che avrebbe amato avere un flirt con Gianni Agnelli. L’apertura del profilo è in discoteca, dove Romina era animatrice insieme all’amica Silvia, seguono look splendidi su sfondi fiorentini, passando poi a rappresentare l’evento che suscitò scalpore il matrimonio con Antonio Moschonas al Comune di Firenze nel 1977. La figura negli ultimi anni è stata spesso presente in eventi, memorie, chi scrive le ha dedicato un testo teatrale, Romanina, scritto insieme a Anna Meacci, che lo interpretava andato in scena nel 2004. Un profilo aguzzo, sarcastico, ma anche capace di commozione, come dichiarava nel videoritratto di Bolognini e Sacerdote, in cui parlando delle lacrime, dichiarava: “Io ho pianto tanto, tutti piangono, così credo, almeno spero”.