Si ritira perché grassa. No, non è uno scherzo e lei non è un'atleta con un fisico "non conforme" agli standard imposti. Ma poco importa. È comunque una vergogna che una donna (come un uomo) arrivi al punto di dover fare un passo indietro per non continuare a sentirsi "diversa". Così Martina Scavelli, arbitro di pallavolo di Serie B a Catanzaro, ha deciso di dimettersi dalla Federvolley, annunciando la sua decisione con un post su Facebook. Il motivo è tanto semplice quanto drammatico: era stanca di essere pesata prima di ogni singola partita. Oltretutto, essere sottoposta a questa umiliazione, l'ha fatta anche sentire un'emarginata in quell'ambiente, da quello sport che invece tanto ama. Quante volte abbiamo scritto, raccontato, letto di episodi di discriminazione a causa del peso, indignandoci per il trattamento riservato a queste persone, anche giovanissime, anche atleti e atlete professioniste. Tra l'altro, la maggior parte delle volte, assolutamente ingiustificate e non perché chi è più in carne debba essere insultato o offeso per il suo aspetto fisico. Ma si pensi allo scandalo Farfalle, con la denuncia delle campionesse di ginnastica ritmica, o alle colleghe dell'artistica, alle ballerine, tutte sottoposte a rigide misure di 'contenimento' del peso... Non facciamo di tutta un'erba un fascio, sono casi limite, ma esempi del genere esistono. E ce lo dimostra anche chi, dal campo di gara, rimane ai margini, le gare le dirige e non le disputa. "Egonu, tu sei nera, IO SONO GRASSA!", scrive nel suo post Martina Scavelli, riferendosi alla fortissima schiacciatrice italiana che, anche dal palco del Festival di Sanremo, aveva raccontato di essere da sempre vittima di razzismo nel nostro Paese. "Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche!", aggiunge l'ex arbitro di volley.
Queste le parole della donna, che sui Facebook ribadisce come lo sport, in generale, debba essere un ambiente inclusivo, che unisce e non che emargina. "E io non voglio più essere messa all'angolo per qualche centimetro o qualche chilo in più!".
Ho superato i valori previsti di BMI e circonferenza addominale (nulla di eccessivo). Ho ricevuto una penalizzazione di 3 punti nell'ambito del punteggio Dirigenti di Settore e l'esonero dall'impiego fino al raggiungimento dei valori previsti. La penalizzazione mi porterà, a fine stagione, a passare dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro. Parametri fuori norma, certo, ma di poco. Un poco che non scalfisce la qualità del mio servizio. Come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l'altro, non prevede che l'arbitro corra per il campo come succede nel calcio. Le regole sono regole, io le ho accettate e le rispetto, ma non vuol dire che siano sacre e immutabili.
Insomma non è lei a gareggiare, a giocare, non deve correre né fare movimenti che richiedano un certo tipo di fisicità magra e longilinea. Ma in base alle regole della Federazione Scavelli non è "giusta" e viene penalizzata. Accetta di buon grado, perché ama quello sport e non vuole rinunciarvi. "Ho operato al servizio della Federazione dal 2007, con grande senso di responsabilità, devozione e disciplina - prosegue -. Sono sempre stata consapevole dei regolamenti legati all'attività di arbitro e ho mantenuto un comportamento scrupolosamente osservante delle regole, anche in merito ai parametri antropometrici. Mi sono sempre autodenunciata nel momento in cui ho realizzato di superare i parametri imposti. Mi sono sempre autosospesa". Una passione talmente forte che l'ha portata fino al limite. Poi però il vaso della sopportazione si è rotto:
Non sono disposta ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere "calpestata" da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza. Ho deciso di dire BASTA, per me e per tutti i GRASSI. BASTA a delle regole che non sempre vengono fatte valere erga omnes. BASTA alle vedute ristrette. BASTA a un sistema che non si interroga se qui chili in più nascano da problemi di salute o periodi particolari della propria vita. BASTA a chi si basa sui numeri e sotterra le emozioni.
Martina Scavelli sceglie quindi di mettere al primo posto "La salute mentale, l'integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano" che giustamente hanno un valore troppo più grande rispetto alla taglia indossata. "Da oggi inizia la mia battaglia per superare la discriminazione imposta da certe norme - scrive ancora nel suo post, pubblicato il 14 febbraio -. Aiutatemi a fare la sentire la mia voce perché non è solo la mia voce. Sono grassa sì! Ma anche di contenuti, voglia di lottare e speranza. Buona festa degli innamorati - conclude -. Io oggi ho scelto di amarmi un po' di più!".