"Lettere delle piante agli esseri umani": la natura ci parla

La filosofa, scrittrice e artista visuale sino-svedese Sanja Sarman affronta anche il tema degli ambientalisti: "Prendere sul serio la crisi climatica è un bene, ma non attraverso l'infantilismo che diventa attivismo"

di DOMENICO GUARINO -
17 aprile 2023
Sanja Sarman

Sanja Sarman

Lo sapevate che le piante ci parlano? Di certo non con le parole, e magari nemmeno in maniera così perentoria come spesso facciamo noi. Eppure la loro presenza costante e tendenzialmente immobile, la loro apparente fragilità, il loro stesso 'modo di stare al mondo', se ben interpretati e con la dovuta attenzione e sensibilità, sono una miniera preziosa di moniti, di suggerimenti, di condivisioni.

Lettere delle piante agli esseri umani

Almeno questo è l’assunto da cui parte l'ultimo libro di Sanja Sarman, Lettere delle piante agli esseri umani (Ortica Editrice 2023). Filosofa, scrittrice e artista visuale sino-svedese che lavora all'Università di Uppsala, Sarman nella sua ricerca indaga su come l’anima raggiunge la perfezione quando si sviluppa oltre i limiti di se stessa. In questi giorni era in Italia per una serie di incontri e presentazioni e noi di Luce! l'abbiamo intervistata.
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Il libro di Sanja Sarman, "Lettere delle piante agli esseri umani"

Da dove nasce l'idea di questo libro? "La raccolta di lettere faceva originariamente parte di un romanzo di cui, finora, sono stati editi soltanto dei frammenti. Questo romanzo era intitolato Elogio agli amanti caduti ed era incentrato sull’amicizia di due adolescenti. Conteneva anche le lettere delle piante, trovate sulla spiaggia, e anche altre storie (come Occhi di smeraldo). In quel periodo mi stavo occupando dell’idea dell’irrecuperabilità della gioventù e forse era per questo motivo che le piante, intese come simboli della caducità, mi sembravano capaci di esprimere così tanto". Cosa ci chiedono? "Non ci chiedono di fare niente in particolare: sarebbe fuorviante applicare loro la categoria della richiesta. E certamente sarebbe fuorviante anche farle parlare. Ma almeno io non ho voluto renderle 'programmatiche' o 'strategiche'. Ci sono già tanti esseri strategici. Ciò che tentano di offrire, qui, è qualcosa di diverso da una richiesta. Le piante sono allo stesso tempo simboli della caducità più forti (ciò è 'meno infermi') di noi, ed 'impietose': quello che tentano di offrici nel libro è un assaggio di questa tensione". Come convincere un essere umano sempre più inscatolato nella dimensione di consumatore/sfruttatore che mercifica e monetizza tutto? "È una domanda difficilissima. Può anche essere articolata più 'biblicamente' così: come togliere il nostro cuore di pietra, come sostituirlo con un cuore di tessuto vivente? Purtroppo non sono convinta che sia possibile convincerci. Il fatto è che la nostra intelligenza emotiva non ha mantenuto il passo con il know-how tecnologico, portandoci a sfruttare e consumare la natura al di là della sua capacità di nutrirci. Tuttavia, ove mai sia possibile, credo che sia necessario creare degli affetti rispetto a valori alternativi, affetti più forti di quelli a cui si riferisce la domanda. Per continuare a pensare in termini religiosi, ci sono i due famosi uccelli della tradizione indù di cui parla anche Simone Weil: l'uccello sfruttatore e l'uccello che contempla, senza mangiare, il frutto.
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La filosofa, scrittrice e artista visuale sino-svedese lavora all'università di Uppsala

Ma come rafforzare il valore della contemplazione, per esempio, rispetto al quello del consumo…? Per riuscirci forse avremo bisogno di una nuova rivalità che ruoti attorno a nuove bellezze e nuove glorie…". Cosa pensa dei nuovi movimenti ecologisti come Fridays for future? "Questi movimenti comprendono elementi diversi e non sono monolitici. Prendere sul serio la crisi climatica mi sembra una buonissima idea. L’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni globali è bellissimo. È da ammirare anche l'apertura verso la scienza di questi movimenti, almeno sul piano teorico: come si sa, la scienza è una creatura che cambia sempre, non è mai fissa, e un movimento veramente basato sulla scienza deve imitare questa sua modalità. Al contrario, l’infantilismo divenuto attivismo, che coinvolge una sostanza come la salsa di pomodoro e un capolavoro artistico (per esempio), è doppiamente fuorviante. A livello strategico, non può convincere nessuno che non sia già d’accordo con quel proposito: al contrario, avrà sempre l’effetto opposto. A livello ideologico, per la maggioranza degli umani il proposito di agire per l’ambiente ha un senso, perché l’ambiente è ciò che permette loro di vivere nel modo più bello possibile. Ma questa bellezza della vita comporta anche il superamento di sé, di cui i capolavori d’arte sono (senza dubbio) i simboli. Ma se l’essere umano non può superare se stesso, allora certamente non può più 'cambiare il paradigma', per utilizzare l’espressione preferita dei movimenti ecologisti". Di cosa le piacerebbe che i lettori del libro facessero tesoro leggendolo? "Mi piacerebbe che i lettori trovassero nel libro qualcosa di intimo, facendone una sorta di traghetto del pensiero verso, per esempio, una memoria dimenticata o un desiderio negato".