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Aborto di massa: in Nigeria 10mila gravidanze interrotte senza consenso delle donne

Un rapporto della Reuters denuncia un programma gestito dall'esercito del Paese: violentate dai miliziani islamisti, le vittime venivano costrette al silenzio dai soldati con l'uso della forza

di MARIANNA GRAZI -
13 dicembre 2022
A Nigerian woman who told Reuters she received an abortion under a secret program run by the Nigerian military poses for a portrait in an undisclosed location in Nigeria

A Nigerian woman who told Reuters she received an abortion under a secret program run by the Nigerian military poses for a portrait in an undisclosed location in Nigeria

Un'inchiesta della Reuters, pubblicata mercoledì 7 dicembre, ha rivelato che l'esercito nigeriano sta gestendo un programma di aborto segreto, sistematico e illegale, nel nord-est del Paese, almeno dal 2013. Un sistema che, in quasi 10 anni, ha comportato l'interruzione di almeno 10.000 gravidanze tra donne e ragazze, molte delle quali rapite e violentate dai miliziani islamisti, secondo decine di testimonianze e documenti esaminati dall'agenzia stessa. I testimoni raccontano che le vittime sono state picchiate, minacciate con armi da fuoco o drogate per costringerle a rispettare le regole. Un dossier terribile tanto che se le informazioni e i dati scoperti da Reuters venissero confermate, si tratterebbe senza dubbio di una delle più gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani portate avanti direttamente da un governo negli ultimi anni. Inoltre, dietro a programmi come questo, si celerebbe un tipo di politica antiabortiva ipocrita, perpetrata della Nigeria - in questo caso - ma anche di molti altri Paesi, che ancora vietano alle donne di interrompere la gravidanza liberamente e in sicurezza. Tra i quali, pur con le dovute differenze, gli Stati Uniti dopo l'abolizione della Roe v. Wade.

Il racconto di una vittima

La Reuters ha ascoltato 33 donne e vari testimoni del programma, tra militari e medici (Reuters)

Quando il villaggio dell'isola del Lago Ciad dove Fati abitava è stato circondato e liberato dai soldati nigeriani la giovane, oggi 20enne, si chiedeva se la sua vita stesse per finire. Gli estremisti islamici tenevano prigioniera lei e molte altre donne da mesi, quando è avvenuta un'azione militare di salvataggio. Mentre i suoi rapitori fuggivano, Fati ha perso i sensi per la paura, racconta la Reuters. Quando si è risvegliata, in un campo militare nelle vicinanze, "mi sono sentita la persona più felice di tutta la mia vita", ha detto la ragazza ricordando l'attacco avvenuto diversi anni fa nello Stato nordorientale nigeriano di Borno. Per più di un anno era stata sposata forzatamente con uno gli insorti, picchiata e ripetutamente violentata, rimanendo incinta. Quando è stata salvata "Ero estremamente grata ai soldati", ha aggiunto la giovane. Circa una settimana dopo, Fati ha raccontato di essere stata fatta sdraiare su una stuoia in una stanza stretta e buia di una caserma militare a Maiduguri, la capitale dello Stato; uno spazio spoglio e angusto, con gli scarafaggi che strisciavano sul pavimento. Uomini in uniforme entravano e uscivano, somministrando a lei e ad altre cinque donne misteriose iniezioni e pillole. Era incinta di quattro mesi. Dopo circa quattro ore, continua nel terribile racconto, ha sentito un dolore lancinante allo stomaco e del sangue nero fuoriuscire dal suo corpo; stessi sintomi manifestati anche dalle altre "I soldati vogliono ucciderci", ha pensato. Poi ha capito: "I soldati avevano interrotto le nostre gravidanze senza chiederlo e senza nemmeno dircelo". Appena possibile le stesse vittime di aborto hanno dovuto ripulire la stanza, e prima di essere lasciate libere sono state avvertite: "Se ne farete parola con qualcuno, sarete picchiate duramente".

L'aborto in Nigeria e la guerra civile

A partire almeno dal 2013 gli aborti sono stati effettuati dai militari nigeriani per lo più senza il consenso della persona interessata, anzi la maggior parte delle volte a sua insaputa, secondo i racconti delle testimoni. Le ragazze erano avevano gravidanze che andavano da poche settimane a otto mesi, mentre alcune di loro avevano appena 12 anni, come risulta dalle interviste e dai documenti studiati dall'agenzia di stampa. La cui indagine si basa su interviste a 33 donne che dicono di aver subito un aborto mentre erano sotto la custodia dell'esercito del Paese. Solo una ha dichiarato di aver dato liberamente il proprio consenso. I reporter hanno intervistato anche cinque operatori sanitari civili e nove addetti alla sicurezza coinvolti nel programma, tra cui soldati e altri dipendenti statali, come le guardie armate impegnate nella scorta di queste persone nelle stanze predisposte per la procedura. Inoltre, la Reuters ha esaminato copie di documenti militari e registri di ospedali civili che descrivevano o contavano migliaia di interruzioni di gravidanza.

Militari nigeriani con la bandiera dei Boko Haram

Nello stato africano l'aborto è illegale - secondo una legge istituita dal governo coloniale inglese più di 150 anni fa - ed è punito con una pena che arriva fino a 14 anni di reclusione per il medico e 7 per la donna. Ecco spiegata, dunque, la ragione della segretezza del programma portato avanti dal governo, tramite l'esercito, che avrebbe condotto clandestinamente l'intera operazione, nota soltanto agli operatori ingaggiati per effettuarla. Un azione aberrante, che cancella ogni libertà decisionale sul proprio corpo delle vittime, in nome di un'idea arbitraria di purezza di sangue. Un diritto strappato con il sangue ad una donna che ha già subito violenze inimmaginabili, stupri e stigma sociale, e che si trova ad affrontare una gravidanza provocata da conflitti politici dai quali non potrebbe essere più estranea, ma che si ritrova impotente a subire. Il capo della Difesa nigeriana, il generale Lucky Irabor, ha dichiarato che l'esercito non indagherà sull'inchiesta della Reuters, secondo la quale l'esercito avrebbe gestito un programma segreto di aborto di massa, perché "la notizia non è vera" dichiara. Sentito in merito al rapporto, Irabor ha detto: "Non credo di dover sprecare le mie energie in queste cose", rivolgendosi ai giornalisti in una conferenza stampa sull'insurrezione, il terrorismo e il banditismo nel Paese. Il generale ha guidato le forze armate nel nord-est del Paese nel 2016, e ha affermato che i casi a cui si fa riferimento nel rapporto non si sono mai verificati e che non ha mai visto nulla di simile. Dopo la pubblicazione del rapporto, 

La denuncia di Amnesty Intenational

"Amnesty International è profondamente preoccupata per i risultati di un rapporto investigativo dell'agenzia di stampa Reuters, che rivela che l'esercito nigeriano ha praticato aborti clandestini, sistematici e forzati interrompendo almeno 10.000 gravidanze di donne e ragazze" scrive la ong Amnesty International in una nota ufficiale a commento dell'inchiesta della Reuters. "Molte delle donne e delle ragazze colpite erano state rapite e violentate dai militanti islamisti. Tali aborti forzati costituiscono una violenza di genere che può equivalere a tortura, trattamento crudele, inumano o degradante". A corredo della nota Amnesty International ha chiesto alle autorità nigeriane di:

1. Indagare tempestivamente, in modo approfondito e imparziale su questo rapporto di aborti forzati commessi dall'esercito nigeriano.

2. Perseguire e assicurare adeguate sanzioni legali e disciplinari a tutti coloro che sono ritenuti colpevoli.

3. Fornire un'effettiva riparazione a tutte le vittime di aborti forzati commessi dall'Esercito nigeriano".