In Iran continuano le
proteste contro il regime, in nome di
Mahsa Amini, la 22enne curda
morta lo scorso 16 settembre a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non portava il
velo in modo corretto. Nelle ultime ore sta circolando un
video dove un gruppo di studentesse si prendono la mano e intonano “
Bella ciao”, la canzone considerata l’inno della resistenza dei partigiani contro i nazifascisti e ora divenuta inno delle
proteste iraniane.
Un frame del video delle studentesse che cantano "Bella Ciao"
Nel video si vedono le studentesse, di spalle:
alcune portano l'hijab altre no, a indicare che a dividerle nella
lotta che stanno portando avanti non sarà il credo religioso. Il video è l’ultimo diffuso da alcune studentesse iraniane nel corso dei “
mercoledì bianchi”, una campagna nata nel 2018 a Teheran, quando giovani donne si toglievano il velo in una pubblica piazza per sventolarlo come una bandiera (bianca, appunto). La canzone è cantata in
lingua persiana. Un passaggio recita: "O tutti insieme o anche da sola / bella ciao bella ciao / ci svegliamo al chiaro di luna / noi che resteremo svegli fino all'indomani / alla fine le nostre mani romperanno / in tutto il mondo la catena dell'oppressione".
Un ragazzo di 17 anni ucciso durante una manifestazione
Abolfazl Adinezadeh, 17 anni (Twitter)
E sempre nelle ultime ore, è emersa la notizia di un ragazzo di
17 anni ucciso durante le proteste in Iran. Lo riporta la Bbc, specificando che l’8 ottobre, l’adolescente
Abolfazl Adinezadeh, aveva saltato la scuola per partecipare a una delle manifestazioni innescate dalla morte di
Mahsa Amini. Le forze di sicurezza iraniane gli avrebbero
sparato a bruciapelo con un fucile, ben 24 colpi. Dopo aver partecipato alla protesta, il 17enne non sarebbe più tornato a casa. Inizialmente, i genitori di Abolfazl non avevano idea di cosa gli fosse successo. Solo il giorno successivo, sarebbero stati contattati dalle autorità, che avrebbero detto loro di andare a prendere il figlio alla stazione di polizia locale. Quando sono arrivati, gli sarebbe stato detto che era morto e di "non parlare con i media della questione". Le autorità non hanno commentato la notizia. Ma il suo certificato di morte, ottenuto dalla Bbc, dice che è morto a causa di
danni al fegato e ai reni causati da
ferite da proiettili da caccia. "Che crimine aveva commesso, per colpirlo allo stomaco 24 volte?", ha chiesto il padre di Abolfazl durante i funerali. Secondo le fonti della Bbc,
agenti della sicurezza in borghese erano presenti durante il funerale del 17enne per scoraggiare chi voleva esprimere pubblicamente la sua rabbia, mentre ad alcuni partecipanti è stato chiesto di
eliminare i video della funzione dal loro cellulare. Secondo l'agenzia degli attivisti per i diritti umani iraniani
Hrana, da quando le manifestazioni sono iniziate, almeno 244 manifestanti, inclusi
32 bambini, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza durante la repressione. La stessa agenzia stima che più di
12.500 persone siano state arrestate, molti sono giovani e bambini.