Trapanese replica a Ezio Greggio: "Grazie alla mamma di Enea"

Chi è la madre vera? Quella che lascia il figlio in ospedale per donargli un futuro migliore o quella che accoglie quel figlio? Una riflessione sulla genitorialità

di GERALDINA FIECHTER -
11 aprile 2023
Luca Trapanese, Alba e un bimbo nel reparto neonatale

Luca Trapanese, Alba e un bimbo nel reparto neonatale

Poteva essere una storia d’amore, quella del neonato lasciato all’ospedale Mangiagalli di Milano. L’amore di una madre biologica che consegna il bimbo appena partorito a un futuro migliore di quello che pensa di offrirle, l’amore di chi lo accoglie, e infine l’amore di chi si mette a disposizione per adottarlo e crescerlo. Una di quelle notizie da leggere in silenzio, senza giudizi. E invece arriva l’ultimo show man in debito di visibilità e in credito di umiltà e rovina tutto, trasformandola in una storia da incubo. "Questo bimbo ha bisogno della mamma vera", dice Ezio Greggio prima di contare fino a dieci e scatenando un putiferio. Non importa se dopo si scusa, se prova a tornare indietro, ormai il danno è fatto: le famiglie adottive (fra l’altro sempre meno numerose) si sentono offese e almeno mezzo secolo di cammino sul senso della genitorialità se ne va in fumo.
mamma-enea-greggio-trapanese

Il post di Ezio Greggio su Enea, bimbo lasciato in ospedale a Milano dalla mamma il giorno di Pasqua (Instagram)

Luca Trapanese sul caso Greggio-Enea

Sul caso interviene Luca Trapanese, assessore al Welfare al Comune di Napoli: "Enea ha appena una settimana di vita, pesa due chili e seicento grammi ed è stato lasciato due giorni fa alla clinica Mangiagalli di Milano. Ezio Greggio, in un video, invita la madre naturale a ripensarci, a tornare all’ospedale e riprendersi Enea; le promette un cospicuo aiuto economico e chiude con la frase più brutta che io abbia mai sentito: 'Il tuo bambino merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene, ma non è la mamma vera'". Il papà single e omosessuale - uno che coi pregiudizi combatte ogni giorno - di Alba, bimba con la Sindrome di Down che ha adottato quando non aveva nemmeno un mese di vita, prosegue sui social: "Ho diretto per 15 anni l’unica comunità di ragazze madri a Napoli; conosco il dolore che prova una donna che arriva alla decisione di lasciare un bambino neonato. Sono testimone di volti sofferenti, ma consapevoli della propria scelta. Ricordo ancora una mamma che mi disse che non sentiva altro che fare quel gesto".
mamma-enea-greggio-trapanese

Luca Trapanese e la figlia Alba (Instagram)

Per Trapanese "lasciare un bambino in ospedale non è abbandonare" ma piuttosto "fare una scelta d'amore". Riguardo quindi al caso milanese, è convinto che con la sua scelta la madre di enea gli abbia salvato la vita e per questo motivo si sente di dire una sola parola a quella donna: "GRAZIE!". "È la stessa gratitudine che provo nei confronti della madre naturale di Alba - aggiunge - che ha dato alla mia piccola la possibilità di trovare un papà pazzamente innamorato di lei oltre che in grado di starle accanto in tutti i suoi tanti bisogni". Infine, il politico partenopeo, si rivolge direttamente a Greggio, chiedendogli "se ritiene che io non sia un papà vero. Che io sia soltanto 'uno che ha dovuto occuparsene', come ha definito la futura madre adottiva del piccolo Enea". Una frase imbarazzante, di chi dimentica che "dietro le scelte ci sono le persone"; quindi meritano rispetto sia coloro che lasciano il proprio figlio neonato in ospedale, sia chi lo accoglie. "Ezio Greggio - conclude Trapanese - nel suo video dimostra di non rispettare né gli uni né gli altri".

Mamme biologiche e mamme adottive: chi decide chi è la vera madre?

Partiamo da un punto: è inimmaginabile il dramma nel quale può trovarsi una donna che decide di abbandonare il bimbo appena partorito. E non c’è alcun dubbio sul fatto che, prima di qualunque altra riflessione sul significato della adozioni, sulle mamme più o meno vere, ogni sforzo dovrebbe sempre essere fatto per capire quanto, quella scelta, sia stata consapevole, voluta, non imposta da fattori esterni di cui quella donna è vittima. Le madri adottive ben sanno quanti rigurgiti di dolore comporta pensare alla donna che ha messo al mondo il figlio che poi loro hanno cresciuto. Perché lo ha fatto? Perché io ho potuto riempire il mio nido di un dono così grande e lei, invece, se ne è dovuta privare? Adottare un figlio significa adottare anche quella mamma, quella storia, quella mutilazione così disperata e spesso inspiegabile. E ogni buon percorso di adozione deve cominciare da qui.
mamma-enea-greggio-trapanese

Mamme fragili, l'impegno di Moige con il progetto "Neonati in Famiglia"

Ma una volta attraversato questo calvario, una volta che la madre adottiva ha avuto il coraggio di prendere in mano un capo del filo che la unisce per sempre alla madre biologica, si può parlare di genitore vero e di genitore meno vero? La madre che ha accolto, nutrito, curato, cresciuto, amato e consolato quella vita generata da altri, quel bimbo ferito e segnato per sempre dall’abbandono, non è forse la madre di tutte le madri? Essere genitore vuol dire questo, ci dicono sempre gli esperti: accettare il figlio per quello che è, aiutarlo ad affermarsi nella vita seguendo le sue inclinazioni e i suoi desideri. E a volte sono proprio le mamme vere, per dirla alla Greggio, che faticano a non proiettare se stesse nei bimbi che portano i propri tratti e il proprio sangue. Aiutiamo dunque i genitori a svolgere il più difficile dei compiti, qualunque sia il percorso che li ha portati a diventarlo. E togliamo il microfono a chi prima di parlare non conta fino a dieci.