Asiago, riappare il cartello "Cercansi commesse diciottenni". Perché le polemiche non bastano

di MARIANNA GRAZI -
10 giugno 2022
cartello-asiago

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Non sono bastate le polemiche scatenate e l'indignazione generale. E nemmeno una multa di 7mila euro inflittagli dall'Ispettorato del Lavoro. Il titolare di un negozio di abbigliamento di Asiago (Vicenza) è tornato alla carica (sessista e discriminatoria). Ha affitto di nuovo sulla vetrina della sua attività il cartello con l'annuncio di lavoro, e fin qui niente di male. Se non che l'offerta è sempre la stessa: "Cercansi commesse diciottenni libere da impegni famigliari".

Giovani e libere: perché la discriminazione (non) stona

Il negozio 'incriminato' è “Magazzini Dal Sasso”, sempre alla ricerca personale evidentemente. Solo che la candidata ideale (esclusivamente una ragazza, quindi maschietti non provateci) è la classica 'ragazza immagine' che possa attirare qualche cliente in più, che siano conoscenti o semplici turisti attratti da una commessa carina. Per di più giovane e disposta a qualche sacrificio per guadagnare con un lavoretto invece che, magari, trascorrere l'estate con gli amici o – 'peggio' – con la famiglia. Già perché c'è quel "libere da impegni familiari" che stona, o meglio, si intona al contesto di un Paese che proprio non riesce a far conciliare l'impegno lavorativo con quello degli affetti, che siano un marito (anche se, a 18 anni magari non è ancora la priorità), un figlio (vedi sopra) o qualsiasi altro caro da accudire. E non che questo debba spettare per forza ad una donna, intendiamoci, ma diciamo che in Italia il carico di cura domestico è –ahinoi – ancora quasi interamente sulle loro spalle.

In un negozio di abbigliamento ad Asiago torna ad apparire il cartello di offerta di lavoro discriminatorio che ha portato al proprietario una multa da 7mila euro

"Nel mio negozio faccio quello che voglio"

"Sono un libero professionista che non dipende da alcun sindacato e che ha il diritto di fare ciò che vuole nella propria azienda", ha detto il proprietario dell'attività, Mario Dal Sasso, interpellato da Il Giornale di Vicenza. "Il cartello non offende nessuno – aggiunge –, non è in alcun modo denigratorio bensì chiaro nella figura che stiamo cercando di inserire nella nostra attività. Non si comprende questo accanimento nei nostri confronti da parte di alcune sigle sindacali, nei confronti delle quali noi non abbiamo nessun obbligo di esporre le nostre politiche aziendali".

Stereotipi che si ripetono

Se Dal Sasso non comprende le ragioni delle polemiche basta fare un semplice remind. Migliaia di donne italiane, ancora oggi si trova a far fronte a stereotipi talmente radicati da sembrare inamovibili. A partire da quello che le vuole appunto "commesse" e non "mamme", dalle domande che si sentono fare ad ogni colloquio di lavoro ("Lei vuole avere figli?", il classico). Insomma basta citare due semplici parole, gender gap, che tutto appare un po' più chiaro: quella disparità che le tiene ancora lontane dai colleghi maschi in ogni ambito di vita, che sia quello economico, lavorativo o familiare (in questo caso a ruoli invertiti). E tralasciando la questione sessista, perché si aprirebbe un capitolo a parte.
commessa negozio

Commessa in un negozio di abbigliamento

Il negoziante era stato multato dall'Ispettorato per aver violato l'articolo 27 del Codice delle Pari Opportunità, che vieta "qualsiasi discriminazione per quanto riguarda l'accesso al lavoro, in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione". Multa che non è servita a fermarlo e questo dovrebbe spingere le istituzioni e le autorità del caso a una riflessione più generale: perché è ancora ammissibile che un qualsiasi imprenditore possa affiggere cartelli di ricerca di "18enni libere da impegni familiari" liberamente? O magari che chieda che siano solo "over anta" – si veda il caso Elisabetta Franchi–? Non basta il richiamo, il problema va affrontato alla radice: che ruolo ha la donna oggi nella società italiana?