La parità di genere sul luogo di lavoro è una realtà ancora lontana per le donne italiane. Sebbene l’Italia sia una delle prime dieci potenze economiche mondiali e una delle principali democrazie del pianeta, presenta il più basso tasso di occupazione femminile dell’Unione Europea.
Secondo i dati del servizio studi della Camera dei deputati del 2022, in Italia sarebbero impiegate solo il 55% delle donne in età lavorativa – spesso occupate in ruoli secondari – con retribuzioni nettamente più basse rispetto a quelle dei colleghi uomini. La media Europea è nettamente superiore, vedendola con 14 punti di vantaggio rispetto a quella Italiana.
Donne manager: l’Italia lontana dalla media europea
Nel rapporto tra donne e uomini in posizione di vertice si nota che, nonostante siano state imposte normative che stabiliscono che debba esserci un minimo di donne nei Consigli di Amministrazione delle aziende pubbliche e di quelle quotate, in Italia solo il 28% dei manager è donna. Anche in questo caso ci allontaniamo dalla media europea del 33% e dalle statistiche di altri paesi membri, vedendo sul podio la Slovenia e la Svezia entrambe al 40%, la Polonia al 43% e la Lettonia al 46%.
Guardando specificamente alle donne imprenditrici/titolari di aziende, gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021 rivelano che nel nostro Paese le donne imprenditrici sono solo il 30% del totale degli imprenditori (con una crescita di meno di un punto percentuale rispetto al 2015), a fronte di una media Ue del 42,2%.
Oltre il 90% delle donne imprenditrici è attiva nel settore dei servizi e quasi il 65% – contro il 62% degli uomini – è imprenditrice di sé stessa, cioè senza dipendenti. Nelle società di capitale il dato delle imprenditrici scende al 28%. I dati rappresentano un divario ancora lontano dall’essere colmato, nonostante le imprenditrici siano mediamente più giovani, più istruite e più spesso laureate rispetto ai colleghi maschi.
Differenze regionali
Esistono inoltre disparità tra le aree geografiche del territorio italiano: la regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è la Sicilia (28%), seguita nell’ordine da Lazio (27,6%), Puglia (24%), Molise (23,1%) e Lombardia (23,3%). Agli ultimi tre posti Trentino-Alto Adige (10,9%), Umbria (13%) e Friuli-Venezia Giulia (13,6%).
L'European Life-Work Balance Index: l’Italia tra i quattro paesi peggiori in Europa
L’European Life-Work Balance Index si concentra sui paesi europei, classificando la qualità dell'equilibrio tra vita e lavoro in ogni nazione. L'indice prende in considerazione una serie di fattori vitali, tra cui:
- Assistenza sanitaria
- Salario minimo
- Congedo di maternità
- Congedo annuale obbligatorio
- Retribuzione in caso di malattia
- Livelli di felicità complessiva
- Orario di lavoro medio
- Inclusività LGBTQ+
Nella top tre vediamo il Lussemburgo con 85 punti, la Spagna con 78 e la Francia con 77. L’Italia si classifica al 27esimo posto con 55 punti, seguita dall’Ungheria, dalla Slovacchia e dalla Romania, con una differenza di soli pochi decimi.
Come promuovere l’inclusività
Sebbene donne manager in Italia siano aumentate dell’8,1% nell’ultimo anno e raddoppiate dal 2008, la situazione lavorativa del bel paese è ben lontana dall’essere in linea con gli standard europei. Ci sono sicuramente stati dei progressi, seppur lenti, ma le sfide da affrontare per promuovere la parità di genere nei ruoli dirigenziali sono ancora molteplici.
Per promuovere maggiore inclusione e diversità nei ruoli manageriali è fondamentale adottare politiche aziendali che favoriscano pari opportunità, meritocrazia, e la promozione delle capacità e competenze individuali indipendentemente dal genere.