La senatrice keniota Gloria Orwoba (48 anni), che da tempo si batte contro lo stigma delle mestruazioni, è stata cacciata dal Senato perché aveva i pantaloni macchiati di rosso verosimilmente a causa del ciclo mestruale. E l’espulsione è diventata virale sui social.
La donna, esponente della United Democratic Alliance (Uda) del presidente William Ruto e fautrice di una misura che permetta di distribuire in forma gratuita gli assorbenti nelle scuole (misura già prevista nel 2017 ma che non ha avuto, secondo il “The Guardian” un’attuazione capillare nel Paese), si trovava in aula proprio per presentare una proposta di legge sul tema. La parlamentare, però, ha preso parte alla sessione della Camera alta indossando un completo bianco i cui pantaloni erano macchiati in modo visibile di colore rosso. Nel corso dei lavori, Orwoba è stata dunque invitata a lasciare l’aula e a cambiarsi dal presidente del Senato, Amason Kingi, che ha comunque espresso la sua “vicinanza” alla senatrice e ha sottolineato che “avere il ciclo mestruale non è mai un crimine”. Secondo il quotidiano keniano “The Standard”, Kingi è stato spinto a intervenire anche dalle proteste di alcune senatrici, come Tabitha Mutinda, pure collega di partito di Orwoba. Prima di lasciare l’aula la parlamentare si è detta “scioccata” che “qualcuno possa dire che si è mancato di rispetto al Parlamento perché una donna aveva il ciclo”. Orwoba ha aggiunto: “Stiamo spingendo per porre fine alla pandemia-ombra che in realtà sono lo stigma connesso al ciclo mestruale e il mancato accesso ai dispositivi medici a causa della povertà; una delle cose su cui sto cercando di far legiferare è la fornitura di assorbenti igienici gratuiti a tutte le ragazze che vanno a scuola”. Dopo aver lasciato l'edificio del senato, la senatrice Orowba non si è cambiata i vestiti. Ha parlato con i media e poi ha visitato una scuola nella capitale, Nairobi, per distribuire gli assorbenti gratuiti. “Dato che sono sempre a difendere la vergogna mestruale, ho pensato di dover andare avanti e fare il discorso” ha spiegato ai media ribadendo che l’esperienza le ha fatto capire la discriminazione che subiscono alcune ragazze in Kenya quando hanno il ciclo. L’espulsione della senatrice è diventata virale sui social network, dove numerosi utenti hanno rilanciato la vicenda all’insegna degli hashtag #FreePads e #EndPeriodPoverty, “assorbenti gratuiti” e “stop alla ‘period poverty'”, formula in lingua inglese che indica l’impossibilità di accedere a una corretta igiene durante il periodo mestruale a causa di ristrettezze economiche. Lo stigma delle mestruazioni è una realtà che coinvolge ancora oggi diversi Paesi del continente africano, in particolare le zone dell’Africa subsahariana. Stando a dati rilanciati da fondazioni e ong, circa il 65% delle ragazze keniane non può permettersi gli assorbenti igienici perché costano troppo. Questa quota, secondo la ong italiana “Alice for Children” sale al 90% negli “slum”, i quartieri poveri delle città keniane. La battaglia della senatrice rispecchia un problema che ha risvolti non solo sanitari, ma anche psicologici e sociali sulle donne, specialmente le più giovani. Molte, infatti, rinunciano alla scuola nei giorni del ciclo per vergogna. Ma oltre all’assenteismo scolastico ci sono stati episodi ben più gravi, come riporta un’inchiesta del 2019 condotta dal Guardian sul caso di suicidio di una ragazzina di Kabiangek, in Kenya, che si è tolta vita dopo che un insegnante l’ha messa in imbarazzo per aver avuto il ciclo in classe, durante le lezioni.Visualizza questo post su Instagram